La camorra di Casal di Principe e di Castel Volturno su canale 9. Le telecamere insieme ai carabinieri di Caserta tra depositi di armi, bar borderline e crack house

2 Luglio 2023 - 16:42

Il racconto della complessa realtà dove i carabinieri operano quotidianamente, visti, alternativamente, come nemici da temere o eroi da stimare. Le telecamere del regista Claudio Camarca hanno seguito ininterrottamente il lavoro dei militari dell’Arma, accompagnandoli per le strade di Casal di Principe e di Castel Volturno

CASAL DI PRINCIPE/CASTEL VOLTURNO – (l.d.t.) Avamposti Nucleo Operativo torna su Nove con 5 nuovi episodi. La docu-serie di Claudio Camarca che racconta la quotidianità delle Stazioni dell’Arma dei Carabinieri in diverse zone d’Italia nell’ episodio di martedì 20 giugno, ha visto protagonisti i territori del casertano dove resta alta la guardia alla lotta contro la criminalità locale ed alla riorganizzazione del clan dei casalesi.

La nuova stagione parte, infatti, proprio da Casal di Principe dove accanto alle ormai storiche famiglie di camorra, i cui membri abitano in ville hollywoodiane e fondano la loro attività criminale sul controllo del territorio, si sono affermati pericolosi clan organizzati di origine soprattutto nigeriana e gambiana nella vicina Castel Volturno.

Ogni puntata della serie documenta l’attento lavoro svolto dai carabinieri del Comando Provinciale di Caserta guidati Colonnello Manuel Scarso, impegnati nella lotta alla criminalità locale, nei loro interventi, dalla pianificazione e al comando dei pattugliamenti, alle incursioni in strada, tra disarticolazioni di piazze di spaccio, perquisizioni in abitazione e irruzioni.

IL BLITZ NELLA CASA DEL “SOLDATO” DEGLI SCHIAVONE. IL SEQUESTRO DELLE ARMI

Nell’episodio andato in onda martedì abbiamo visto i carabinieri della Compagnia di Casal di Principe impegnati nella perquisizione dell’abitazione di un “soldato” del clan dei casalesi fazione Schiavone. In casa dell’uomo, libero dopo un precedente periodo di detenzione, i militari sono entrati con grande rispetto degli abitanti e del posto.

I carabinieri hanno dato via all’operazione chiedendo alla persona interessata se fosse in possesso di “materiale illegale” ed eventualmente di consegnarlo di sua iniziativa. La risposta negativa da parte dell’uomo non è bastata a fermare la “squadra”. Durante la perquisizione i militari hanno trovato, nelle tasche dei pantaloni del “soldato”, un importante somma di denaro, 500 euro, importante per chi si è dichiarato disoccupato e alcuni biglietti sui quali erano annotati numeri di telefono senza nominativo. La professionalità, la caparbietà dei carabinieri, il loro intuito, la loro esperienza nel riconoscere un soldato del clan hanno permesso di rinvenire nascosta dietro il bidet una busta contenente bossoli ed una pistola calibro 665.

Pur essendo due fenomeni criminali con manifestazioni peculiari e molto diverse tra loro, non si può non cogliere qualche assonanza tra le modalità di azione e di organizzazione della mafia siciliana e della camorra specifica del clan dei casalesi. Naturalmente come capita in ogni contesto in cui un sodalizio criminale organizzato in maniera capillare nel territorio qui da noi come in Sicilia ha funzionato il velo protettivo dell’omertà. Anche il modo con cui sono state strutturate le dimore, le abitazioni di boss ed altri esponenti del clan dei casalesi ricorda, in qualche modo il modello siciliano. Ad esempio grandi corti private “protette” da alte mura di cinta atte a tenere lontano da occhi indiscreti la vita degli abitanti. Veri e propri fortini dove apri un portone e dentro trovi un altro paese. La camorra dei casalesi, come hanno dichiarato durante la trasmissione televisiva il Colonnello Scarso e gli altri militari dell’arma intervenuti è oggi quel tipo di organizzazione camorristica che si basa per lo più sulla creazione di imprese, da loro gestite con l’aiuto di un prestanome, a differenza, di quella napoletana, basata soprattutto sulle estorsioni o su quelle attività facilmente riconducibili a qualcosa di illecito. Quello dei casalesi si può definire oggi come un clan 2.0. in quanto la riduzione della minaccia militare, cioè la quasi estinzione dei morti seminati nelle strade dell’agro aversano ha avuto come contrappeso il rafforzamento di una camorra economica, dei grandi affari e dei colletti bianchi.  

QUEI BAR BORDERLINE DI CASASL DI PRINCIPE

I militari durante un controllo, svolto con l’ausilio dei colleghi del reparto Nil, nucleo tutela del lavoro, si sono imbattuti in uno dei tanti bar del posto dove la figura del proprietario non esiste e dove al massimo si trova quella del gestore quasi sempre, per ovvie cause, ruolo ricoperto da un minore. Si tratta dunque di locali borderline di cui si fa fatica a individuare una vera titolarità della proprietà. Spesso sono frequentati da malavitosi o da soggetti a questi assimilabili.

A CASTEL VOLTURNO CI SONO LE CRACK HOUSE, COMPRI DROGA E CONSUMI

A 20 km, circa, di distanza e più precisamente nel territorio di Castel Volturno la situazione non è migliore. Anche qui il clan la fa da padrone ma questa volta non è un’organizzazione locale bensì la mafia nigeriana ad avere il comando del territorio.

Un territorio questo che ospita circa 20mila stranieri non censiti. A Castel Volturno la prostituzione, per lo più minorile, e lo spaccio di droga rendono il posto, un tempo, diciamo fino a prima del terremoto dell’80 fiore all’occhiello delle nostre zone, invivibile ed impraticabile. Le immagini andate in onda sul canale 9 del gruppo Discovery ci hanno raccontato delle crack house, ovvero di quegli edifici dove si può procedere sia all’acquisto che alla consumazione immediata dello stupefacente. In una prima operazione i gestori riescono a scappare solo perché i carabinieri si sono prestati al soccorso di uno degli assuntori. Una donna in evidente stato di alterazione psico-fisica, dettato dall’appena avvenuta assunzione dello stupefacente, si rifiutava di seguire i carabinieri cercando di aggredirne uno con una siringa essendo sieropositiva, non riuscendo fortunatamente nelle sue intento. Dopo qualche giorno i carabinieri sono riusciti a portare a termine la loro operazione incentrata a smantellare la piazza di spaccio rintracciando ed arrestando all’interno di un’altra crack house i “titolari” dell’attività di spaccio.

CAVALLI, PITBULL E FINANCHE UN CAMMELLO DISIDRATATO. LA CAMORRA CHE OSTENTA

Alle volte anche possedere un animale esotico come un cammello, è rappresentazione di potenza e di cultura criminale. A seguito di controllo nei confronti di una persona, già nota alle forze dell’ordine oltre che per la sua vicinanza al clan dei casalesi anche per essere soggetto restio e poco collaborativo, i militari hanno rinvenuto in un terreno di proprietà dell’uomo alcuni cavalli e cani di razza pitbull usati per le corse e i combattimenti clandestini. I carabinieri si sono imbattuti finanche in un cammello che come tutti gli altri animali era tenuto senza acqua e senza cibo. Si presentava in evidente stato di disidratazione, tanto da avere la seconda gobba “sgonfia” e tanto far sorgere il dubbio nei presenti che si trattasse di un dromedario e non di un cammello.  I militari hanno proceduto al sequestro degli animali salvo poi trovare loro una sistemazione ma con estrema difficoltà, solo a tarda sera, in quanto nessuna ditta della zona, molto probabilmente intimorita, accettava di prendersene cura.