La Cassazione dice “No” all’autista dell’omicidio di Michele Borriello, ammazzato per volontà di Walter Schiavone

15 Settembre 2020 - 17:39

PASTORANOGiovanni Di Gaetano, l’uomo che ha accompagnato Sebastiano Panaro, autore materiale dell’omicidio di Michele Borriello, avvenuto a Vitulazio la sera del 29 ottobre 1992, ha avuto dei problemi di salute legati alla propria psiche, che hanno determinato il ricovero, in regime di arresti domiciliari, presso la struttura sanitaria. Lo scorso gennaio, assieme a Walter Schiavone, ritenuto il mandante dell’omicidio Borriello, Sebastiano Panaro e Domenico Buonamano, è stato colpito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Napoli su richiesta della direzione distrettuale antimafia partenopea, proprio per domicilio di Pellecchione, colpevole, secondo Schiavone di appropriarsi di proventi dell’attività del racket eseguita per conto del clan. Di Gaetano ha presentato ricorso al tribunale del Riesame prima e in Cassazione poi contro la decisione della misura cautelare della custodia in carcere, poi sostituita con quella degli arresti domiciliari in relazione a questo reato di omicidio pluriaggravato.

Secondo la difesa, l’attualità della pericolosità sociale del quasi sessantenne, Di Gaetano li compierà il 2 ottobre prossimo, non è evidente, considerato che si trova in carcere dal 1999. Inoltre, l’uomo ha ammesso di aver partecipato all’omicidio e ha confermato la responsabilità di Antonio Abate, Domenico Buonamano e Giuseppe Misso. Senza considerare, si legge il ricorso del legale dell’uomo, la difficile condizione di salute.

Ma per la corte di Cassazione il ricorso è infondato. Secondo i giudici della prima sezione Penale, resta ancora persistente la pericolosità sociale di DiGaetano, considerati i reati a lui ascritti, tra cui alcuni vi è quello di omicidio e associazione mafiosa per l’appartanenza al clan dei casalesi. Per quanto riguarda la confessione, i giudici sottolineano come Di Gaetano abbia citato solo persone già condannate per l’omicidio Borriello, come Abate, oppure collaboratori di giustizia o personaggi che avrebbero ammesso la propria partecipazione. Inoltre, nella sentenza, la corte di ultima istanza sottolinea come ci sia una mancanza di informazioni sulla possibile rottura dei legami con la criminalità organizzata da parte di Di Gaetano.

Quindi, è stato rigettato il ricorso e la misura degli arresti domiciliari presso una clinica dedicata a disturbi psichiatrici resta in vigore per Di Gaetano.

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