La Domenica di Don Galeone. Celebriamo oggi la sesta domenica del tempo di Pasqua e ci prepariamo anche a celebrare ricorrenze sempre più importanti come l’Ascensione e la Pentecoste

5 Maggio 2024 - 08:07

5 maggio 2024 ✶ VI Domenica di Pasqua / B

Chi pratica la giustizia, a qualunque religione appartenga, è gradito a Dio!

Tema centrale delle letture di questa domenica è l’amore universale di Dio Padre (vangelo); a volte, noi cristiani, per come ci comportiamo, dimostriamo di credere poco all’amore di Dio (II lettura). Amare concretamente significa rispettare le credenze religiose di ogni persona, assegnare un valore positivo alle diverse religioni del mondo. La distinzione non passa più nel campo del sacro o del culto, ma in quello dell’amore e del servizio. Lo spirito di ghetto, il settarismo, il fanatismo…è una delle tentazioni del cristiano.

Il vangelo di oggi ci consegna una serie di “belle notizie”. Ce ne rendiamo conto? Purtroppo, siamo abitudinari, trituriamo nel frullatore delle banalità le rivelazioni più sconvolgenti. Anche qui, in chiesa, se non facessimo le belle statuine, dovremmo dirci l’un l’altro: “Ma abbiamo capito bene?”. Cose dell’altro mondo, che invece devono diventare cose di questo mondo! Cose da non credere, che invece sono le uniche da credere e da vivere. Sono queste le belle notizie che, ascoltate e realizzate, ci fanno uscire dalle strettoie di un cristianesimo tremebondo e brontolone, in alto, verso una vita serena e con passo di danza. Siamo gli amici e i familiari di Dio! Così scrive I. A. Chiusano in Note

di un contemporaneo: “Possibile che tu sia così disattento da non esserti accorto che c’è Qualcuno che non smette un attimo di tenerti d’occhio? Da sempre? Da prima che tu nascessi?”. Per ben 12 volte, in questo vangelo, risuona il tema dell’amore; proviamo a individuare le note di questo amore, secondo quanto scrive l’evangelista Giovanni:

▪ l’amore cristiano è teologico: Gesù presenta quasi la genealogia dell’amore, che parte dal Padre, si riversa tutto nel Figlio, e dal Figlio in tutti i credenti;

▪ l’amore cristiano è reciproco, nel senso che diventa dialogo, tutti hanno qualcosa da dare e da ricevere; si tratta di un impegno faticoso, che conosce dubbi e amarezze;

▪ l’amore cristiano è cristologico: se l’evangelista Matteo invitava ad amare il prossimo come sé stessi, ora siamo invitati ad un salto di qualità, ad amare come Gesù;

▪ l’amore cristiano è intimo: c’è una religione vissuta da molti come schiavitù; Gesù spazza via questa morale da schiavi: “Non vi chiamo servi, ma amici!”;

▪ l’amore cristiano è missionario; l’amore non è un tesoro da nascondere sottoterra o una luce da mettere sotto il tavolo, ma un fermento da immergere nella storia quotidiana.

Il cristiano è un “salvato” che diventa “salvatore”

Il cristiano non uno che, novello Tantalo, porta sulle sue spalle il destino del mondo. Dio ama e salva! Ma accettare questa verità che la Scrittura oggi ci propone non è facile, perché in noi agisce una “volontà di dominio”, una sete di potere, un inconscio narcisismo, per cui anche le parole del vangelo finiscono per legittimare la nostra superbia religiosa. Riscoprire il vangelo significa ritrovare la strada del regno di Dio, dentro cui la chiesa deve collocarsi e giudicarsi, senza giudicare il mondo, perché non è essa la luce del mondo ma Gesù, che “illumina ogni uomo che viene in questo mondo” (Gv 1,9). L’amore di Dio è discensivo, va verso gli ultimi; è un amore che precipita verso le bassezze; non è un amore che dà appuntamento in alto, ai bravi, ai mistici, ai contemplativi; l’amore di Dio riempie la terra con la sua alluvione agapica, discende in basso, come l’acqua che cerca il fondo dove fermarsi. Un cristiano non deve fare altro che immergersi in quest’acqua di salvezza. Un cattolico fanatico guarda il mondo come un salvatore assetato di salvare gli altri, ma con la sicurezza di portare la verità, di distribuire la salvezza. C’è in lui la “libido dominandi”; da qui nascono quelle ricerche di appoggio economico, quel bisogno di potere, quel furore della verità dogmatica. Chi ama , invece, guarda tutte le creature con profonda simpatia, non distingue gli uomini in “massa damnationis” e in “massa salvationis”. A volte ci sarà capitato di ascoltare la voce dello Spirito in persone lontane, scomunicate, fuori da ogni chiesa. Dio non segue le nostre filosofie e le nostre teologie. Quello Spirito che riempiva l’abisso e formava la deforme creazione, continua ad agire nell’universo, parla ancora in molte lingue e in molti modi.

BUONA VITA!