La Domenica di Don Galeone. Occorre credere certo alla Risurrezione di Gesù, ma anche alla nostra Risurrezione. Abbiamo mai risuscitato qualcuno, donandogli un sorriso, una speranza, un po’ del nostro tempo?

31 Marzo 2024 - 08:51

Domenica di Pasqua ✶ 31 marzo 2024 (Anno B / TO)

SCEGLIERE GESÙ È SCEGLIERE LA VITA!

Pasqua è il cardine dell’anno liturgico, la festa delle feste, eppure non può competere con Natale per auguri, addobbi, regali, spot pubblicitari… Forse perché Natale è diventato un luogo di sentimenti nobili ma innocui: il sentimento della famiglia, il giocattolo al figlio, il calore e le luci della casa in contrasto con il freddo e il buio all’esterno, il ricordo della lontana infanzia… Il Natale può unire, la Pasqua invece divide! Questa società può tollerare. Cos’è alla fine Natale? È un bambino che nasce, un fatto sperimentabile. La Pasqua, no! È un uomo che risorge, un fatto unico, non sperimentabile. Scandalo e follia! il presepe, l’albero, il bambino in una culla. È tutto normale. Ma non un uomo che risorge e che lascia il sepolcro vuoto. È tutto anormale. Paolo, predicando la verità della Risurrezione agli intellettuali ateniesi, venne giudicato un ciarlatano (At 17,32; 26,24). Bene ha scritto lo storico Franco Cardini: “Il mondo tollera Cristo, a condizione che non sia risorto. La gente accetta il Natale ma rifiuta la Pasqua”.

Attualizzare e interiorizzare

Non dobbiamo considerare futuri quelli che sono impegni quotidiani. Oggi! “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose dell’alto!” (Col 3,12). Credere in una risurrezione “futura” è biasimevole, come la fede di Marta: “So che mio fratello risorgerà nell’ultimo giorno” (Gv 11,19). Gesù vuole una risurrezione oggi: trasformare la nostra triste fede in un’esperienza felice. Chi non risorge mai sulla terra, come potrebbe risorgere in cielo? Crediamo alla Risurrezione perché lo dice il parroco? Ma questa è una fede per procura, per delega e non salva nessuno. “Sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli” (1Gv 3,14). Abbiamo mai creato un ambiente di vita? Abbiamo mai risuscitato qualcuno, donandogli un sorriso, una speranza, un po’ del nostro tempo? Abbiamo mai risuscitato qualcuno con la nostra bontà? Occorre credere certo alla Risurrezione di Gesù, ma anche alla nostra Risurrezione, uscendo dal sepolcro di una vita senza amore. Buona Pasqua: cioè ti auguro un buon “passaggio” da una vita complicata e banale ad una semplice e autentica! Abbiamo tutti bisogno di “passare”; in ognuno di noi esistono zone di ombra e spazi di luce, groviglio di vipere, stoffa per l’eroe e per il traditore, angelo e bestia, attirato dal cielo e dalla terra. È il gigantesco messaggio della Pasqua: risorgere si può, senza troppi clamori. Basta aprire la porta a Gesù!

La Via della Gioia!

Esiste, in numerosi cristiani, una ricerca della sofferenza, una diffidenza nei confronti della vita. “Per farmi credere nel loro Dio, bisognerebbe che mi cantassero dei canti migliori, che i suoi discepoli avessero un’aria più amabile” (F. Nietzsche). “Comandamenti di Dio, fin dove porterete i vostri confini? Mi avete indolenzito l’anima; insegnerete che vi sono sempre nuove cose proibite?” (A. Gide). “Dove diavolo avete nascosto la vostra gioia? A vedervi vivere come vivete, non si direbbe che a voi, e a voi soli, è stata promessa la gioia del Signore!” (G. Bernanos). Sono frasi emblematiche di una sotterranea e diffusa mentalità. Eppure il cristianesimo è essenzialmente una “Buona Novella”. Gesù ha detto: “Sono venuto perché abbiate la vita, una vita vera e completa!” (Gv 10,10). Strano, ma gran parte dei cristiani si sente più portata ad affliggersi con il Crocifisso che a rallegrarsi con il Risorto. Comprendiamo la Quaresima e vi partecipiamo. Ma ricordiamoci che esiste un’altra Quaresima. Sì, vi sono due Quaresime nella vita liturgica della chiesa, e numerosi cristiani lo ignorano. A partire da Pasqua, comincia una seconda Quaresima. Ci sono quaranta giorni di penitenza (e questa Quaresima è d’istituzione umana!). Ma poi ci sono altri quaranta giorni, anzi cinquanta (fino a Pentecoste), per cercare di svegliarci alla gioia. E questa Quaresima è interamente d’istituzione divina. Ma è ignorata! Sul Calvario, c’erano ancora pochi fedeli. Ma alla Risurrezione, non c’era più nessuno; nessuno più credeva, erano tutti disperati. Abbiamo certamente fatto la Via Crucis. Bene, è cosa utile, consigliata, necessaria. Ma abbiamo mai fatto una Via della Gioia? Non esiste niente di simile nelle nostre devozioni. Nelle nostre parrocchie abbiamo inchiodato alle colonne le 14 stazioni della Via Crucis: in saecula saeculorum! A Pasqua, dovremmo sostituirle tutte con altrettante 14 stazioni della Via della Gioia. Dovremmo fare un po’ come per il presepio: finito il periodo natalizio, le statuine le conserviamo nel deposito per il Natale successivo. La chiesa ci invita, dopo Pasqua, a ripercorrere le stazioni della Via Lucis, che dovrebbero essere altrettanto meditate quanto le stazioni della Via Crucis. Fermarci a meditare su ogni apparizione di Gesù risorto, che teneramente, pazientemente, affettuosamente, tenta di svegliarci alla sua gioia, di convincerci della sua Risurrezione, di mutare le nostre colpe in felici colpe. A Quaresima finita, bisogna essere felici! Dare a Dio la gioia di vederci felici! Egli ha fatto tanto per noi, che merita il nostro grazie, la nostra Eucaristia.

Buona Vita! Buona Pasqua!