La Domenica di Don Galeone.Siamo in cammino verso la Pasqua e la parola di oggi ci offre degli spunti per viverla sempre più…

3 Marzo 2024 - 08:20

3 marzo 2024 ✶Terza Domenica di Quaresima (B)

IL VERO CULTO A DIO È UNA VITA BUONA!

Le dieci parole (הדּיבּרות)

Le dieci “parole” sono riportate nella Bibbia in due versioni: Es 20,1; Dt 5,6 e sono introdotte dalla stessa formula: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù”. È la chiave per comprendere tutto il testo. Il decalogo non è un giogo duro ma dieci parole di un padre che ha a cuore la vita dei figli. Nessun codice dell’antico Medio Oriente ha un’introduzione simile a quella del decalogo, nemmeno il più celebre, quello di Hammurabi. Nessun re in Israele si è mai arrogato il diritto di promulgare un codice: il cammino della vita poteva essere indicato solo da Dio. I dieci comandamenti (le dieci parole) possono apparire a molti una noiosa lista di divieti e provocare un senso di rifiuto. È un errore esporre gli obblighi morali prima di aver chiarito che Dio ci ama, non è un concorrente, non è un rivale. Nella mia vita ho incontrato qualche giovane disordinato e libertino, ma, innamoratosi di una ragazza, è cambiato radicalmente.

Leggi di Dio o Dieci comandamenti sono espressioni infelici ed errate. Meglio sarebbe chiamarli leggi di natura, leggi di buon funzionamento della vita. Come ogni macchina ha delle leggi per funzionare bene, così anche la vita ha delle leggi che, rispettate, producono benessere. È chiaro che, in ultima analisi, l’autore di tutto è Dio, ma in questo modo l’uomo viene ad assumersi le sue responsabilità. Colpevole non è Dio, ma l’uomo che non osserva le norme d’uso! Il termine preciso non è i comandamenti (המצוות) ma le parole (הדברים). Cosa significa? Che non si tratta di norme giuridiche, imposte da un despota; non vi è allegata nessuna sanzione ma la promessa di un bene. Nessuna minaccia: chi non ascolta il Signore non deve temere castighi infernali, ma è chiamato a rendersi conto che egli può rovinare la vita propria e quella degli altri.

La pulizia pasquale, ma anche la revisione della vita

La tradizione della “pulizia pasquale” fa parte delle usanze religiose: si sente il bisogno di rimettere ordine nelle nostre case, di prepararsi a ricevere la primavera, la Pasqua. La “pulizia pasquale” è, in qualche modo il residuo di quella “revisione di vita” alla quale la chiesa ci sollecita durante il tempo di quaresima. Il gesto con il quale Gesù “fa pulizia” nel tempio, poco prima di Pasqua, è un appello a tutta la chiesa per verificare a che punto è la sua riforma, e a noi per fare ordine nel nostro piccolo tempio, ove non mancano mai buoi e cambiavalute, i simboli di una vita tutta presa dai dèmoni del denaro e del successo. Cacciare buoi e cambiavalute dalla nostra coscienza, significa liberarci da tutta quella zavorra che sfigura l’immagine di Dio. Interrompere i nostri mercati, ritornare ad essere uomini di preghiera, però, non è facile, e per questo Gesù ha dovuto usare la frusta. Una specie di ottavo sacramento! Oggi la chiesa sta rivalutando sempre più questo “ottavo sacramento”; il ritorno ad una chiesa povera non è più opera di pochi temerari, ma viene incoraggiato da tutto il magistero dell’ultimo concilio. Abbiamo compreso, dopo venti secoli:

◇che abbiamo “ammucchiato troppe cose intorno a Gesù, nella sua casa, sui suoi altari, persino sulla sua parola, credendo di fargli onore” (P. Mazzolari);

◇che tante forme di prestigio, di precedenze, di titoli, di lustrini, di paludamenti, di patacche … hanno semplicemente allontanato i fedeli da Dio (Y. Congar);

◇che il manto regale messo addosso agli uomini di chiesa e tante altre acconciature non hanno alcun valore religioso: sono infiltrazioni mondane sacralizzate lungo i secoli (T. Gauthier). L’evangelista Matteo dice che nel tempio rientrarono “ciechi e zoppi e Gesù li guarì” (Mt 21,14). Un particolare molto importante: il tempio è profanato dai mercanti ed è riconsacrato dai poveri; quando il tempio ha cessato di essere un sacro mercato, i poveri vi entrano come in casa propria!

Buona Vita!