La Domenica di Don Galeone. Viviamo come se fossimo immortali. E invece dobbiamo ricordare che si nasconde un segreto anche nel morire, che suscita meraviglia il fiore profumato come la foglia secca…

17 Marzo 2024 - 08:33

17 marzo 2024 ✶ Quinta Domenica di Quaresima (B)

Gesù, chicco di grano che muore e risorge …

Una breve introduzione storica ci aiuta a capire la profezia di Geremia 31,31-34, una delle più famose di tutto l’Antico Testamento. Siamo al tempo del re Giosìa (648–609 a.C.), che è stato il diciassettesimo re di Giuda e un importante riformatore religioso. È uno dei pochi re di cui la Bibbia tesse un elogio, pur essendo nipote dell’empio re Manasse. Giosìa aveva solo otto anni quando salì al trono, ma, grazie a saggi educatori, fu uno dei migliori re di Giuda. Geremia seguiva con attenzione le scelte del giovane sovrano e a questo periodo risalgono gli ‘oracoli di consolazione’ contenuti nei capitoli 30-33, dai quali è presa la prima lettura. Al popolo che aveva sopportato distruzioni e deportazioni a Ninive (722 a.C.), da parte degli assiri, il profeta annuncia il ritorno degli esuli.

◇Nella prima parte del brano (vv.31-32) viene denunciato l’errore commesso dalla classe dirigente. Israele aveva promesso di mantenersi fedele a Dio, ma tante volte era stato infedele. Dio però non si rassegna: “Come potrei abbandonarti ? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme

di compassione, perché io sono Dio e non un uom!” (Os 11,8).

◇Nella seconda parte (vv.33-34) è spiegata la natura di questa nuova alleanza: questa non sarà scritta sulla pietra (le dieci parole) ma nel cuore dell’uomo. Per noi occidentali la mente è la sede del pensiero; per un ebreo, invece, il cuore è la sede della ragione: al cuore fanno riferimento tutti i sensi del corpo: “Il mio cuore ha visto molto” (Qo 1,16). “Da’ al tuo servo un cuore che ascolti ” (1Re 3,9). Ci chiediamo: quando si realizzerà questa profezia? La promessa del Signore comincia a realizzarsi con Gesù di Nazaret, ma non ci dobbiamo aspettare un cambiamento prodigioso e repentino: “il cuore dell’uomo è incline al male” (Gn 8,21). Il seme divino piantato in noi è come un bambino appena nato (1Pt 2,1), ma con la grazia di Dio diventerà un adulto.

Il chicco di grano potrebbe morire inutilmente!

La società attuale sembra finalizzata a dare spettacolo di scienza, bellezza, salute, giovinezza. Quanto offusca questo mero luccichìo, viene occultato e rimosso! Ci sono gli ospedali, immense città di dolore, ma noi non le vediamo. Ci sono i carcerati, i vecchi, i cimiteri … ma tutto questo è lontano dal nostro orizzonte. Anche la nostra personale psicologia risulta modificata: viviamo come se fossimo immortali. Ma per amare la vita, bisogna accogliere, dentro di noi, anche il dolore e l’oscurità. L’amore per la vita non deve poggiare sulla menzogna. Non dobbiamo ignorare l’esistenziale negativo che ci avvolge. La parola di Gesù “Chi ama la vita, la perde” è totalmente estranea all’etica dominante. E invece dobbiamo ricordare che si nasconde un segreto anche nel morire, che suscita meraviglia il fiore profumato come la foglia secca, che salgono interrogativi inquietanti dalla scintillante metropolis come dalla silenziosa necropolis! Alla fine, quella che vince è la morte, ma quello che resta è sempre l’amore. Per tante altre cose, possiamo avere maestri di ogni genere. Per la politica, la scienza, l’estetica … quanti maestri ci sono e quanto ci costano! Ma quando entriamo nell’ombra del dolore e della morte, siamo completamente soli! Nessuno si può sostituire a noi! Lo dico anzitutto o a me, perché quando viene la “mia” ora, non me ne dimentichi.

Il vangelo è pieno di parabole (ben 37!) tratte dal mondo contadino, agricolo e pastorizio. Gesù parla del seminatore, della campagna, della mietitura, del gregge … L’immagine del chicco di grano che, solo se immerso nella terra, e immolato alla natura, cresce e porta frutto, era certo familiare a quanti ascoltavano Gesù. Un po’ meno per noi, che non sappiamo più cosa significhi “seminare nel pianto” oggi, nella speranza di “mietere nella gioia” domani.

Buona Vita!