LA GRANDE TRUFFA DELL’INTERPORTO. Ecco i primi 12 milioni di euro rubati al Fisco (e agli italiani). TUTTE LE SOCIETÀ COINVOLTE

18 Marzo 2019 - 23:55

MARCIANISE (g.g.) – Il meccanismo è ormai chiaro. Società di capitali svuotate per evitare di pagare le tasse e soldi transitati in altre società, ovviamente controllate più o meno indirettamente da Giuseppe Barletta. L’altra sera (CLICCA QUI PER LEGGERE) ci siamo concentrati sul primo capo d’imputazione, sui 90 mila euro passati da So.Es.A ad altre due società. Ma per capir di quanto denaro sia stato tolto alle casse dello Stato, vi diamo qualche cifra (parziale) del periodo preso in esame dalla Procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere e del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Caserta.

Il totale si commenta da solo: oltre 12 milioni di euro. Il che fa immaginare che negli anni del sistema Interporto, le somme distratte in modo da far evadere le tasse e da far arrivare i quattrini chissà dove, in Nuova Zelanda o in un paradiso fiscale, ammonta a centinaia e centinaia di milioni di euro. Ecco il dettaglio che potrete leggere in versione originale nello stralcio dell’ordinanza che vi pubblichiamo in calce e che riporta il primo capo d’imputazione provvisorio.

Oltre ai 90 mila euro che nel 2006, la So.E.Sa, amministrata de facto dal Giuseppe Barletta, finiti nelle casse

della Csf (controllata da altre due società del gruppo Barletta) e alla Energise, di proprietà dell’olandese Tonard (controllata da Barletta), più si va avanti negli anni, più si alzano le cifre.

Sempre da mamma So.E.Sa. arriva il denaro per le altre società figlie più o meno legittime del Gruppo Barletta.

Attraverso il consorzio Cespe e la Naos, rispettivamente fallito e fusasi con l’olandese Krakon (sempre Tonrad), il re dell’Interporto avrebbe evaso oltre 655 mila euro, attraverso i finanziamenti che la SoESa, già in debito con lo Stato, elargiva a queste società.

Nel 2009 si prova il colpo. Alla Tonard Finance vengono innervati nelle casse 4.100.000 di euro, di cui 500 mila euro alla società dei Barletta “Agli Antichi Splendori” (operazione contabilizzata come prelievo della Tonara a titolo di finanziamento). Tutti scomparsi nel nulla e distratti dal controllo dell’Erario.

Il 2010 si vola in Sud America. Oltre alla Tonard e simili, oltre un milione e mezzo di euro si spostano verso la Empresa Brasilerira de Areounatica. Ritorna, dopo un po’ anche la Csf, che viene finanziata dall’ormai disastrata SoESa con altri 2 milioni e 600 mila euro.

Al 2010 il debito tributario della SoESa è di oltre 12 milioni di euro. Situazione drammatica? Non proprio. Perché la stessa società vantava un credito di oltre 20 milioni proprio con la Tonrad (controllata dai Barletta. Il giro di denaro è chiaro?). Denaro che mai verrà richiesto dalla SoESa, che rischia l’estinzione ma che, nonostante questo quadro della disperazione contabile, eroga ancora denaro alle società figlie del Gruppo Barletta.

Tra il 2011 e il 2011 finanzia e paga: 739 mila euro alla Società Europea di Partecipazione 1992 (50%9 di quote Barletta), 180 mila euro alla Csf e fa fuggire dal bilancio, evadendo il fisco, per altri 1.139.000.

Il totale del periodo 2006-2012 è di 12 milioni 340.740 mila euro. 

 

L’ORDINANZA