LA GUERRA vista da un professore dell’Università “Vanvitelli”. Paolo De Marco: “Putin ha attaccato l’Ucraina ma non ce l’ha con l’America, piuttosto con l’Europa”

26 Febbraio 2022 - 18:00

L’intervista al prof. associato di Storia Contemporanea alla facoltà di Lettere e Beni Culturali

 

Caserta (Tina Palomba) Abbiamo raggiunto a telefono il professore napoletano e nonché docente di storia contemporanea, Paolo De Marco, per porgli alcune domande sui possibili motivi che hanno portato all’attacco russo contro l’Ucraina e quale potrebbe essere la possibile evoluzione geopolitica. Tutti siamo con il fiato sospeso. La nostra provincia ha una sede Nato a Gricignano in Campania ci sono diverse basi militari da dove dal prossimo mese sono pronti a partire centinaia di soldati per rafforzare i confini nell’est Europa dopo questo grave sforamento di Putin.

Sui libri di storia prof, studiamo la guerra fredda, ma quello che stiamo vivendo in diretta tv è, secondo lei, un nuovo capitolo di quella storia mai archiviata?
Premesso che non sono un esperto di storia e problemi dell’Europa Orientale e che ho solo una generale conoscenza della storia delle relazioni internazionali, cercherò di rispondere nel modo più esauriente possibile alle Sue domande Stiamo vivendo un nuovo capitolo della “guerra fredda”? No.  Vi sono molte analogie con quel periodo storico, ma le differenze sono notevoli. Come per quel periodo non ci sono insanabili motivi di contrasto economico o inconciliabili interessi strategici tra Stati Uniti e Russia. Gli Stati Uniti sono lontani, protetti da due Oceani, e sono una potenza militare essenzialmente basata sulla superiorità navale e aerea. La Russia è una potenza continentale e la sua forza militare si basa su un Esercito di terra di grandi dimensioni e su una tradizionale netta superiorità nelle forze corazzate. La guerra fredda (guerra, quindi, non neutralità armata o qualcosa del genere) era provocata da un duro contrasto ideologico tra sostenitori dell’economia capitalistica e del
libero mercato e sostenitori di un regime comunista, caratterizzato da un’economia fortemente centralizzata. Oggi il contrasto ideologico tra Stati Uniti e Russia in teoria si basa solo sulla contrapposizione tra democrazia liberale e regime autocratico, dal momento che la Russia oggi è un paese a capitalismo selvaggio, privo di regole anche più degli Stati Uniti. Ho detto in teoria perché anche negli Stati Uniti si registra una pericolosa deriva verso l’autocrazia, con la pulsione ad affidare tutto il potere ad un uomo solo, come dimostrano ampiamente la nomina di Trump a Presidente (con l’aiuto degli hacker russi) e l’assalto a Capitol Hill. Stati Uniti e Russia hanno, inoltre, un interesse comune a ostacolare la formazione di un’Europa unita, perché sarebbe un competitore formidabile per entrambi, potendo contare su un’economia più forte di quella degli stessi Stati Uniti
”.
È stato un errore la Nato in Ucraina? Questa è la motivazione dell’invasione di Putin o c’è altro? Il mercato del gas, sbocco sul Mediterraneo?
“La Nato in Ucraina. Le truppe della Nato non sono mai entrate in Ucraina e non è mai stata accolta la richiesta di Kiev di entrare a far parte di quell’alleanza, proprio per evitare le prevedibilissime reazioni della Russia e non far cadere Mosca nella vecchia sindrome della «fortezza assediata». L’Europa da tempo è impegnata in iniziative diplomatiche per garantire uno stretto rapporto dell’Ucraina con l’Occidente, fino al suo inserimento nella Comunità europea, ma con la garanzia verso la Russia di una sua permanente neutralità e di un suo sicuro atteggiamento non aggressivo verso la Russia. Si è giunti a proporre la «finlandizzazione» dell’Ucraina, cioè attribuire a quel paese lo stesso ruolo svolto dalla Finlandia verso l’Unione Sovietica, cioè quello di un paese indipendente da Mosca ma obbligato ad avere con i russi rapporti amichevoli. Se è poi vero che il sistema di alleanze della Nato si è esteso ad Est fino ad inglobare paesi ex satelliti di Mosca, c’è da ricordare 1) che quando questo è avvenuto, Putin non ha avuto nulla da obiettare; 2) che Clinton  ha invitato la Russia ad assumere un ruolo di partnership nella stessa Nato; 3) che la presenza militare americana in questi paesi è poco più che simbolica; 4) che gli stessi famosi missili Nato installati in questi paesi confinanti con la Russia, che tanto preoccuperebbero Putin, sono, in realtà, costituiti in gran parte da batterie di missili anti-missili, installati in quei paesi per parare la minaccia di possibili attacchi dall’Iran, e non per esercitare una pressione militare sulla Russia. I pretesti adottati da Putin per invadere l’Ucraina sono perciò del tutto speciosi”.
Passiamo all’altra domanda: quali sono le motivazioni dell’attacco all’Ucraina?
“Il Donbass e la Crimea (storicamente appartenenti alla Russia) non sono il vero motivo della decisione presa da Putin d’invadere l’Ucraina. Si tratta di territori già controllati di fatto dai russi. I contrasti armati tra gli ucraini filo-occidentali e gli ucraini russofoni di quei territori sono, inoltre, in corso da anni e non si capisce cosa sarebbe successo in questi giorni di tanto grave e di tanto nuovo da «costringere» Putin ad intervenire. Non credo neppure che l’obiettivo di Putin sia quello di conquistare ed annettere l’Ucraina. L’esercito russo ha la forza sufficiente per conquistare l’Ucraina ma non quella di poter mantenere a tempo indefinito l’occupazione. Putin vuole imporre un governo filo-russo a Kiev? Può farlo, certo, ma quando potrebbe reggere senza la presenza di truppe russe? L’uscita dall’Ucraina del Donbass e di altri territori russofoni priva, inoltre, di un consenso elettorale anche minimo un eventuale governo filo-russo”.
Quali sono allora i veri obiettivi di Putin?
“Due: il primo: presentarsi presso i russi come l’artefice del ripristino della potenza e dei confini del vecchio Impero zarista e rafforzare così un consenso personale che comincia a mostrare crepe preoccupanti. Il secondo: puntare a colpire e umiliare l’Europa (l’Europa, non gli Stati Uniti) e a provocare divisioni interne tra i vari Stati, sperando che l’Unione Europea si sciolga. Non è un caso che da tempo Putin e i suoi sodali sostengano e finanzino tutti i gruppi nazionalisti e “sovranisti” dell’ultra-destra europei, nemici giurati del Parlamento di Bruxelles, e i gruppi di no-vax radicali, con l’obiettivo di evitare che la pandemia finisca nei paesi occidentali e che la loro economia riprenda a funzionare a pieno regime”.
Perché l’Europa unita è considerata il nemico principale da Putin?
“Perché se davvero si giungesse agli Stati Uniti d’Europa, si darebbe vita ad una Superpotenza dotata dell’economia più forte del pianeta (superiore anche a quella degli Stati Uniti d’America), che potrebbe seguire un’unica politica estera e dotarsi di un proprio esercito, non più dipendente dagli Stati Uniti. Un’Europa davvero unita renderebbe allora del tutto marginale il ruolo e il peso della Russia, e, soprattutto, i suoi ideali e i suoi modelli democratici potrebbero esercitare un’attrazione fortissima verso la stessa popolazione russa, mettendo in crisi il sistema autocratico di Putin e della casta dei boiardi di cui lui è l’espressione e il capo riconosciuto”
È giusto l’atteggiamento della Nato di non intervenire direttamente in Ucraina?
E’ giusta la decisione della Nato di non intervenire in Ucraina? Giusta non è, perché si lasciano gli ucraini a combattere da soli contro gli invasori, senza neppure dotarli di armi efficaci. Ma un intervento militare diretto della Nato avrebbe portato inevitabilmente ad uno scontro con le truppe russe e quindi ad una terza guerra mondiale, dagli esiti sicuramente tragici, anche senza giungere all’impiego degli ordigni nucleari (non dimentichiamo mai che russi e americani hanno un arsenale di migliaia di missili a testata nucleare, in grado di distruggere più volte l’intero pianeta). Proprio per questo motivo non è mai stata accolta la richiesta di Kiev di entrare a far parte dell’alleanza, perché nel temuto e prevedibile caso di un’invasione russa, i paesi della Nato, Italia compresa, sarebbero dovuti entrare in guerra”
 
Da storico ci può fare qualche previsione?
Che previsioni si possono fare sull’esito del conflitto tra Russia e Ucraina? Non me la sento di fare previsioni perché questa guerra ha motivazioni anche antiche. Basta leggere il romanzo “Taras Bulba” di Gogol, ambientato in una delle tante guerre tra “polacchi” e cosacchi, o “L’armata a cavallo” di Babel per capire la complessità dei rapporti tra i diversi gruppi etnici, le diverse appartenenze religiose e le diverse culture che si confrontano in quei territori. Escluderei che il conflitto possa estendersi oltre i confini ucraini, con attacchi condotti dai russi anche ai paesi confinanti che fanno parte della Nato. Putin può essere ossessionato dal desiderio di imporre il suo potere, ma non è un pazzo e soprattutto non è un cretino e non credo che voglia portare la Russia al suicidio con un attacco diretto alla Nato. Credo che abbia sbagliato i suoi calcoli confidando in un repentino crollo dell’Ucraina, sottovalutando il fatto che quel paese, anche se enormemente più debole, ha comunque reparti militari rodati da 8 anni di scontri con i secessionisti del Donbass. I russi potrebbero riuscire certamente a occupare tutta l’Ucraina ma dovrebbero poi sostenere un costosissimo e lunghissimo impegno militare per mantenere sotto controllo quel Paese. Se la vecchia Unione Sovietica, alla fine, è stata costretta ad abbandonare il piccolo Afghanistan, non vedo come la Russia di Putin potrebbe dominare a lungo su una grande nazione europea come l’Ucraina. Immagino perciò che Putin, dopo che l’esercito russo avrà colpito unità militari, città, fabbriche e altri obiettivi più o meno strategici, proclamerà (come fece Bush jr. con l’Iraq) «missione compiuta», sosterrà che sono stati annientati i «nazisti» ucraini e ordinerà il ritiro delle truppe russe. Almeno questo suggerisce la logica. Unico dubbio: la mente degli autocrati è tortuosa e la necessità di soddisfare il loro ego può portarli a errori fatali, senza preoccuparsi minimamente delle sofferenze imposte ai loro stessi popoli”.
È possibile  secondo lei che Cina, Corea del nord, Canada, o come lo stesso Trump vedano in Putin un genio?
Putin un genio? Questo lasciamolo dire solo ad un personaggio come Trump, che, sono convinto, deve molto, moltissimo a Putin, molto probabilmente persino la sua stessa elezione a Presidente degli Stati Uniti. Ma a un megalomane narcisista come Trump piacciono i dittatori perché spera di entrare a far parte anche lui di questo club esclusivo di bei personaggi. Aveva espresso giudizi positivi su Mussolini, sosteneva di avere un buon rapporto personale con l’inverosimile dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un, e naturalmente è stato sempre amico e sodale di Putin.”
Pronti 1500 miltari italiani per rafforzare i confini europei…? Basta a frenare la follia di Putin? Come potrebbe risolversi questa pericolosa crisi che fa tremare l’Italia, la fortissima Germania dopo l’era Merkel? Potrebbe aver un ruolo Xi Jinping?
I soldati italiani saranno coinvolti nel conflitto? No. E’ previsto solo un loro impiego, con un numero estremamente limitato di soldati, per contribuire a rafforzare il fianco orientale della Nato. Si tratta di semplice deterrente militare, non di reale ricorso all’uso della forza. In realtà quello che l’Italia dovrà affrontare non è un improbabile confronto militare ma l’interruzione delle forniture di gas e di petrolio dalla Russia, che potrebbe danneggiare molto seriamente la nostra industria e l’intera nostra economia. Dal  momento che Italia e Germania, cioè i due paesi maggiormente dipendenti dalle importazioni di questi prodotti dalla Russia, subiranno gli effetti maggiori delle sanzioni verso la Russia e dei tagli alle forniture energetiche da quel paese, se la solidarietà dei paesi occidentali non è solo un vuoto slogan, gli Stati Uniti dovrebbero intervenire in loro sostegno, garantendo petrolio e gas, se non ai prezzi concordati con la Russia, almeno con prezzi inferiori a quelli di un mercato oggi totalmente drogato. In ogni caso, se noi dovremo affrontare grosse difficoltà per le sanzioni, la Russia starà molto peggio perché la sua economia e la sua stessa potenza militare dipendono dalla vendita all’estero di gas e petrolio e perciò non potrà ricattarci troppo a lungo con il blocco delle esportazioni”.
Ci potrebbe essere un ruolo della Cina in questo scenario?

Per chiudere, quale è e sarà il ruolo della Cina? Al  momento la Cina sta a guardare, perché è l’unico Paese che, in qualsiasi modo andrà a finire il conflitto, uscirà rafforzato. Potrà forse contare su un’intesa di lunga durata con la Russia (ci credo poco perché non me lo vedo Putin rassegnarsi a fare l’alleato minore di Xi Jinping); vedrà comunque gli Stati Uniti maggiormente impegnati in Europa e perciò costretti a ridurre la loro presenza nel Pacifico; potrà infine valutare la capacità di reazione dell’Occidente ad un’aggressione, per poter valutare quali rischi dovrà correre per occupare Taiwan. per il momento, comunque, la Cina si muove, com’è sua abitudine, con estrema cautela”