LA LEGA COMMISSARIATA IN CAMPANIA. Valentino Grant: “Dobbiamo essere credibili come novità. Sì alla candidatura di Mastroianni alla Regione, ma prima lasci il Coordinamento provinciale”

6 Novembre 2019 - 18:04

CASERTA (G.G.) – L’evoluzione degli eventi, all’interno della Lega campana, dà sostanzialmente ragione alle idee che Valentino Grant, neo europarlamentare alla prima esperienza politica dopo un lungo percorso professionale che lo ha visto impegnato tanti anni al nord in una multinazionale delle macchine fotografiche e poi al timone della Banca di Credito Cooperativo di Casagiove, ha espresso in questa intervista, a noi rilasciata un paio di giorni prima della nomina del lombardo Nicola Molteni, ex sottosegretario agli Interni nel primo governo Conte, alla carica di commissario regionale della Lega in Campania.
Perché è chiaro che la nomina di Molteni è frutto di una correzione di rotta, a questo punto provvidenziale per il futuro del partito, che intende ridimensionare in tutto e in parte il ruolo e l’incidenza che l’afragolese Enzo Nespoli ha espresso a partire dalla campagna elettorale delle elezioni politiche del 2018 fino ad oggi.

Allora Grant, cosa significa il risultato dell’Umbria? Questo 36% non teme possa determinare vertigini e capogiri?

“Non credo. Salvini, a mio avviso, ha vinto due volte. Per la percentuale più che lusinghiera riportata, ma soprattutto, se è possibile dirlo, ha vinto ancor di più nel momento in cui è riuscito, grazie al suo impegno, ad un messaggio che ha portato personalmente quasi in tutti i Comuni dell’Umbria, a riavvicinare tante persone all’interesse per la politica.

/> Per cui, se il 36% rappresenta un successo della Lega, l’incremento del 6% dell’affluenza, è un successo e rappresenta un viatico importante per ridare credibilità al processo democratico, che esiste, è forte, è autorevole e incide nel prestigio di un Paese, solo se è sostenuto da un’ampia affluenza al voto, da un’entusiastica partecipazione alla determinazione delle sorti della propria terra, di cui il popolo diviene protagonista”.

Grant, ma la Campania non è l’Umbria. Qui il voto clientelare la fa da padrone.

“Fino a un certo punto. Quell’area più o meno marginale, che si è auto-marginalizzata negli anni, mettendosi da parte e strappando i certificati elettorali, esiste anche da noi ed è fortemente caratterizzata anche in termini di quantità numerica. Si tratta di gente sfiduciata dalla cattiva attitudine della politica a riempire di chiacchiere e di promesse non mantenute il sentiero che la collega ai cittadini.

Vedete, uno può essere più o meno d’accordo sulle posizioni di Matteo Salvini e della Lega in tema di immigrazione.
Però anche coloro che esercitando il loro sacro diritto di espressione, criticano il mio leader, non possono non riconoscere che Salvini è uno che ha dichiarato, in campagna elettorale, di voler fare quella politica e, avendone ricevuto mandato, ha mantenuto il punto, realizzandola in termini concreti, senza cedere a ripensamenti, ad emendamenti e a sfumature.

Stesso discorso vale per la politica fiscale. Un impiegato statale può pensare, legittimamente, tutto il male del mondo sulla nostra impostazione, che rende centrale, aggiungo modernamente e realisticamente centrale, il ruolo della piccola e media impresa, cioè del cosiddetto popolo delle Partite Iva, nei processi di sviluppo del nostro Paese. Ma quella stessa persona che dissente e contesta la nostra linea riguardo la politica fiscale e ai meccanismi di redistribuzione del reddito, che poi vanno a collegarsi ad una riappacificazione tra uno Stato che ha una pressione fiscale tra le più alte del mondo e tanti cittadini tartassati, che evadono per povertà, per necessità e non per talento, dicevo quel prototipo di dipendente pubblico, se è intellettualmente onesto, non potrà non riconoscere che la pace fiscale promessa da Salvini ha trovato riscontro, fino a quando glielo hanno fatto fare, in provvedimenti importanti, come quello riguardante il saldo e lo stralcio delle cartelle esattoriali.
Se gli autonomi, come sostiene la sinistra, fossero un popolo di evasori fiscali, non avremmo avuto file chilometriche, nel giugno scorso, davanti alle sedi delle agenzie delle entrate, con tante persone che non avrebbero tirato fuori neppure un euro, che di fronte alla possibilità di risparmiare sulle cartelle esattoriali, hanno accolto l’invito perché per loro rappresenta un obiettivo il ritorno nella piena legalità.

E anche quell’impiegato pubblico, se ha un figliolo, che non essendo nato negli anni ’50-’60-’70, ha pochissime possibilità di essere assunto nella pubblica amministrazione e dunque dovrà orientarsi verso contratti di lavoro nel settore privato, oppure scommettere su se stesso, aprendo per l’appunto una Partita Iva, non può non riconoscere a Matteo Salvini il fatto che lui, con chiarezza, difende questo blocco sociale, quello dei tartassati di sempre”.

Discorso interessante, ma ci siamo persi un attimo. Dicevamo della Campania.

“Sì, in Campania c’è gente che vorrebbe votare in base alla chiarezza delle intenzioni, alla coerenza tra il dichiarato e il realizzato e che naturalmente non si lega più al seggio elettorale da anni, perché questo non esiste, non è mai esistito fino ad oggi, e dunque Salvini, come è riuscito a recuperare all’interesse per la politica a prescindere se votino Lega o non la votino, quel 6% di umbri sfiduciati e lungo-astenuti, così può recuperare persone dello stesso tipo in Campania, dove peraltro l’incidenza di un 6% avrebbe un connotato, in termini di numeri assoluti, molto più alto rispetto a quello dell’Umbria. Dunque, lo dico e lo ribadisco: l’attrazione clientelare è ancora molto alta, ma c’è tanta gente qui da noi che aspetta solo di poter dar fiducia ad una proposta nuova.
Per cui, la Lega in Campania deve necessariamente strutturarsi in questa maniera. Non bastano solo buoni programmi, ma anche interpreti credibili che possano essere assimilabili al modo in cui Salvini concepisce e conduce la politica”.

Ahi, e qui la volevamo. Difficile pensare di essere credibili nei confronti di chi vota in libertà e in coscienza puntando su un partito che ha fatto perno, fino ad oggi, su Enzo Nespoli. Non mi trascinerete certo in polemiche nominalistiche.
Ma credo che la Lega sia pronta, grazie all’opera che il neocommissario Nicola Molteni, uomo del nord e dunque completamente avulso dalle relazioni socio-politiche della nostra regione, svolgerà, a lanciare un progetto che non contenga solo belle parole, ma che, con la faccia di Matteo Salvini, con quella di Nicola Molteni e con quella di tanti giovani che con entusiasmo disinteressato, investendo tanto del loro tempo, si sono avvicinati per la prima volta alla politica puntando sulla Lega, si possa cominciare un discorso nuovo, che parta proprio dal metodo della corrispondenza tra promesse fatte su cose realizzabili su atti realizzabili e le cose che poi effettivamente si fanno”.

Insomma, facce nuove? E a quelli di Forza Italia, partito in cui facce nuove non se ne vedono affatto, come glielo raccontate?

“Guardate, noi abbiamo stipulato un accordo frutto di un serio incontro tra i leader dei tre partiti del centrodestra, che poi si sono ritrovati insieme nella grande manifestazione di piazza San Giovanni.

Il fatto che la titolarità ad esprimere una proposta per la candidatura alla carica di governatore della Campania sia stata riconosciuta proprio a Forza Italia, non significa affatto che la Lega accetterà il nome a prescindere. Tutt’altro.

Noi siamo pronti a fare la nostra parte e la potremo fare fino in fondo se colui che rappresenterà tutta la coalizione alle elezioni regionali possiederà una credibilità che lo renda armonico alla fortissima indiscutibile tensione verso il rinnovamento dei metodi della politica e delle prassi di governo che la Lega propugna e a cui la Lega non rinuncerà. Perché se è giusto stabilire delle cose, fare dei patti e lealmente rispettarli, è ancor più giusto che gli altri contraenti si pongano il problema della selezione di una classe dirigente che ci permetta di andare nelle piazze, nelle sale di riunione, a proporre il nostro modo di far politica, che non può essere credibile nel momento in cui si collega alla candidatura di un politico che si è mosso sempre su linee diverse se non addirittura antitetiche nel rapporto tra la potestà di governo e i diritti dei cittadini di essere equamente ed onestamente amministrati”.

Un’ultima domanda. L’avvento del nuovo commissario regionale porterà all’azzeramento dei coordinamenti provinciali?

“Questo non deve chiederlo a me, perché Nicola Molteni possiede intelligenza ed esperienza, ma anche molto equilibrio, per capire, studiare, valutare ed eventualmente decidere.

La questione dell’amico Salvatore Mastroianni va posta, a mio avviso, diversamente. Credo che il partito debba riconoscere il suo impegno significativo ed anche appassionato. Mastroianni merita di verificare la qualità del lavoro svolto proponendolo al corpo elettorale. Non si può discutere, allora, sempre secondo me, il pieno diritto di Mastroianni di candidarsi alle prossime elezioni regionali. Ma siccome noi siamo la Lega e vogliamo essere, anzi non solo vogliamo essere ma vogliamo anche nitidamente apparire come un partito diverso dagli altri, chi si candida alla Regione e concorre con altri amici in una leale sfida elettorale, deve farlo partendo dal risultato di zero a zero. Tutti devono guardare al traguardo cercando di raggiungerlo, ma partendo dalla stessa distanza, pienamente allineati. Per cui, non è questione di Mastroianni. 

Nella Lega che io sogno e che penso debba già essere ora, un coordinatore provinciale in carica non può candidarsi al Consiglio Regionale, perché sarebbe come correre i 100 metri con uno che parte già a 50 metri dal traguardo. Per cui, sì a Mastroianni candidato, ma è chiaro che questo dovrà passare per una rinuncia, in tempi brevi, alla carica di coordinatore provinciale”.