LA NOTA AVERSA. In caso di vittoria al ballottaggio di Antonio Farinaro, quello del sindaco senza maggioranza sarebbe un falso problema ad una sola condizione. Il caso Marcianise da non imitare

11 Giugno 2024 - 13:40

Matacena al 49,33%, la somma delle liste a lui collegate al 51,43%. Qui non siamo in America dove il sistema iper-presidenziale permette permette al presidente di governare anche quando ricorre il caso della cosiddetta “anatra zoppa”, ossia di maggioranze di segno diverso formatesi al Campidoglio o al Senato. La legge elettorale questa è, fa schifo, ma bisogna rispettarla. Qualora Farinaro si aggiudicasse il secondo turno su Matacena, ci sarebbe un modo per mettere insieme la piena legittimità che il vincitore di un ballottaggio ha di essere sindaco, con la piena legittimità di un consiglio comunale disegnato già dal primo turno. Ma il processo deve essere nitido e trasparente perché se le trattative avvenissero sottobanco, si tratterebbe di ribaltone così come già accaduto nel Comune amministrato da Antonio Trombetta

AVERSA – Francesco Matacena, a spoglio completato, è finito
circa 3 punti al di sotto della somma percentuale raccolta dalla coalizione che
lo ha sostenuto.

Ha raccolto, infatti, 13.319 voti, pari al 49,33%. Le 7 liste che lo hanno
appoggiato hanno fissato il loro risultato complessivo a 13.601, ossia 282 voti
in più, pari al 51,43% (2,10% in eccedenza ai voti raccolti da Matacena, che ha
sofferto dunque del fenomeno, seppur non pronunciatissimo, del cosiddetto voto
disgiunto).

Però, quando ciò si verifica a cavallo del quorum del 50%+1, che evita il
ricorso al ballottaggio ed elegge il sindaco già dal primo turno, il discorso
si può complicare, in quanto la molto stramba legge elettorale delle elezioni
comunali blocca il premio di maggioranza assegnato al vincitore del
ballottaggio, ed elegge, in pratica, il consiglio comunale sin dal primo turno,
qualora la cifra percentuale complessiva delle liste valichi la quota del 50%.

Questo discorso diventerà valido, in caso di vittoria di Antonio Farinaro,
dopo la celebrazione del secondo turno, fissata per domenica 23 giugno e lunedì
24 giugno.

Essendo quella di Matacena una coalizione non fondata su una identità politica
anche appena evidenziata, un’eventuale vittoria di Farinaro al ballottaggio,
infatti, sarebbe accompagnata da un appello che quest’ultimo farebbe in nome di
una governabilità di cui questa città ha bisogno come il pane.

Auspichiamo che Farinaro si dichiari, sempre in caso di una sua
affermazione, immediatamente pronto a rispettare il verdetto delle urne che, da
una parte avrebbe sancito la sua vittoria al ballottaggio e la sua piena
legittimità a ricoprire la carica di sindaco, dall’altra ha già indicato sin
dal primo turno una maggioranza consiliare.

Attenzione, questo appena enunciato è un elemento discriminante per rendere
nitido, trasparente, tutto il percorso che Farinaro potrebbe intraprendere dopo
il secondo voto a cui saranno chiamati gli aversani.

A quel punto la partita si giocherebbe con questa modalità, una modalità
legittimante che non elide, purtroppo, dalla scena i fatti concreti che sono
dentro al Dna della coalizione di Matacena.

Fatti concreti e costitutivi di una prassi che non può non considerare la
questione relativa all’esistenza, come attore protagonista, dell’uomo forte di
quella coalizione.

Conseguentemente, se Giovanni Zannini si sentisse protagonista di una
trattativa, allora questa ci sarebbe. Al contrario, se Farinaro si rivolgesse a
ognuno dei candidati delle liste di Matacena eletti in consiglio e, perché no,
se accettasse un confronto con ognuna delle liste considerate nella loro
interezza, comprendente anche i candidati non eletti, ciò costituirebbe un’onta
per il politico mondragonese, che non si sentirebbe al centro del discorso e
farebbe di tutto per far cadere Farinaro, il quale avrebbe il pieno diritto, a
quel punto, di ragionare con ognuno degli eletti al consiglio su una base di
piena legittimità democratica, che andiamo a esplicitare meglio.

Il fatto di essere sindaco costituirebbe il contenuto di questa legittimità.
Ma la polpa, l’elemento cruciale e discriminante della stessa sarebbe l’appello
al rispetto complessivo dell’esito dell’urna (io sindaco per volontà del
popolo, voi consiglieri per volontà del popolo) e la possibilità di mettere
insieme un governo per la città.

Esattamente quello che non ha fatto, ad esempio, il sindaco di Marcianise
Antonio Trombetta, che questo appello denso di significato politico e produttore
di legittimità istituzionale, frutto di un esito discordante del voto,
biunivoco ma pienamente valido sia nell’elezione del primo cittadino, sia in
quella del consiglio comunale, non ha mai formulato, preferendo le trattative
sottobanco con qualche consigliere eletto nella coalizione della sua competitor
e passato, per l’appunto sottobanco, dalla sua parte, configurando un vero e
proprio ribaltone.

Per cui, quello del sindaco che non avrebbe la maggioranza nel caso di una
vittoria di Farinaro, è un falso problema, a condizione che l’avvocato normanno
si renda conto che, dura lex sed lex, questa legge abborracciata e
aberrante, contraddittoria e che meriterebbe di essere modificata alzando
quantomeno il quorum al 55/60%, è comunque in vigore, occorre rispettarla, e
gli imporrebbe – se non vuole stravolgere la sua identità di persona e di
politico perbene – un discorso nitido, trasparente e per l’appunto legittimante
rispetto alle mosse che lui potrebbe realizzare nel momento in cui l’esito
delle urne del secondo turno gli dovesse arridere.