LA NOTA. AVERSA. Scusi la franchezza, Matacena: ma lei non è neppure il viceré di Zannini ma è l’attendente di campo di Innocenti e le spieghiamo il perchè

11 Giugno 2025 - 13:50

Ha proposto una suddivisione delle deleghe di giunta che prevedeva un pesantissimo ridimensionamento di quelle di Olga Diana con uno spropositato accumulo di quelle nelle mani della Cannolicchio che poi significava che Giovanni Innocenti. Sarebbe il nuovo Rainulfo il nuovo fondatore della città. Ma è bastato dire a Matacena che ha l’intenzione di tenere per se quella al verde pubblico per sentirsi sbattere sul muso dagli insaziabili zanniniani della cui tribù fa parte sotto sotto anche Dello Vicario, un rifiuto che ha generato un sussulto di orgoglio in Matacena che dovrebbe fare una sola cosa: dimettersi non per sua incapacità che  costituisce materia opinabile ma semplicemente perché lui non può con la sua storia professionale essere ostaggio del cafonal spinto che costituisce la ragione sociale della grande holding Zannini-Innocenti

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AVERSA – (Gianluigi Guarino) Qualcuno ci ha detto per quale motivo un argomento che sembra esistere per la trattazione di CasertaCe e per la sua storica capacità di interpretare il fatto della banalissima e il più delle volte carognesca politica locale non sia stato oggetto di un nostro articolo negli ultimi giorni.

L’argomento è il seguente: il sindaco Francesco Matacena ha mostrato fastidio e disappunto nei confronti di non meglio precisati consiglieri comunali e non meglio precisate componenti della sua maggioranza che, sostanzialmente – lui non usa questa parola ma il significato non può essere diverso – lo ricatterebbero un giorno sì e l’altro pure sulla questione del rimpasto delle deleghe degli assessori, questione postasi all’indomani della mozione di sfiducia nei confronti dell’assessora all’ecologia , ai rifiuti, e al verde pubblico, Olga Diana. Mozione votata anche dal gruppo di Giovanni Zannini e per questo motivo approvata.

Un’altra parola che il sindaco Matacena non ha usato nel suo comunicato è “dimissioni”. Ma, concentrandosi bene con un’applicazione sillabica, si capisce che il primo cittadino ventila in controluce anche questa ipotesi. Ciò non avverrà e se anche dovesse avvenire il consiglio voterà il 19 giugno il bilancio in modo da scongiurare qualsiasi rischio, seppur minimo di non rendere abilitabili i consiglieri di Aversi alla funzione di elettorato attivo il giorno 27 giugno quando il plotone zanniniano dovrà andare in ordine militare a Caserta per scrivere sulla scheda il nome di Anacleto Colombiano affinchè questi diventi il nuovo presidente della Provincia

E ora veniamo al motivo per cui noi di fronte alla pubblicazione di questo comunicato abbiamo deciso di fare spallucce e di occuparcene solamente quando altre priorità del nostro giornale fossero state affrontate e risolte

Chi ci segue da Aversa e, più in generale, chi segue le cronache politiche di CasertaCe sa bene che nel giorno in cui la candidatura a sindaco di Francesco Matacena è stata ufficializzata, si è parata, davanti a noi una scena tanto evidente, tanto esplicita da non poter essere raccontata, pena una sua non precisa comprensione, da parte dei lettori, con un minimo di eleganza, mai come in questo caso di tipo sindacale, con prudenza e garbo lessicale.

Scrivemmo infatti subito e ribadimmo più volte, nel corso dell’intera campagna elettorale, poi durante le fasi di formazione della giunta e ogni volta che i contesti logici dei nostri articoli ce ne hanno dato occasione, che Francesco Matacena poteva essere considerato al massimo un vice sindaco e, a pensarci bene nemmeno un vice sindaco o un vicerè alla stregua di quelli che venivano nominati dai grandi imperatori oppure, con una concessione solamente di cortesia familiare come  lo era stato Giuseppe Bonaparte, per l’appunto re di Napoli e fratello di Napoleone

 Elaborando quel concetto, scrivemmo che Francesco Matacena non sarebbe stato neppure un facente funzioni, perché questo ruolo il vero re di Aversa ossia il Giovanni Zannini che l’aveva conquistata a colpi di ricotte clientelari colonizzandola e assoggettandola a Mondragone, capitale dell’Impero, questa mansione l’aveva già affidata al suo vero pleni potenziario ossia Giovanni Innocenti, presidente del consiglio comunale ma vertice di fatto del potere esecutivo cittadino

Ora, il problema è degli altri giornali perché ciò che Matacena ha scritto nelle sue note, ciò che ha detto nelle dichiarazioni di questi giorni non fa altro che certificare la previsione di CasertaCe su cui avevamo scommesso tutta la nostra credibilità professionale.

Ricordate quelle gag in cui il comico Checco Zalone fa parlare la dirigente del Ministero che vuole liberarsene per snellire gli uffici pubblici offrendo una buonuscita? E’ un verso che non si può riprodurre in uno scritto però i milioni e milioni di persone che hanno visto il film Quo Vado se lo ricordano bene

Noi, con un’altra formula lo riassumiamo così, con rispetto parlando nei confronti del sindaco Matacena, della sua indiscussa capacità nello svolgimento della professione di commercialista, ma rivendicando a testa alta il nostro diritto di far satira politica: “Embè mammalucco. E noi che cosa ti avevamo detto? Che non avresti contato nulla, che non saresti stato neppure un sindaco burattino di Zannini ma, solo un sindaco burattino del sotto- Zannini ossia di Giovanni Innocenti”.

Matacena uomo colto nella materia di cui si è occupato nella sua vita, era proprio quello che ci voleva per uno come Zannini: una bella foglia di fico a cui piace essere stimolata, affinchè possa mostrare a tutti la vanità di una fascia tricolore. Una faccia spendibile ma saldamente controllata da un plotone di consiglieri comunali che ne fanno sostanzialmente un sindaco di cartapesta

Ci scusi Matacena, ma francamente noi non riusciamo a leggere diversamente gli eventi di questi giorni. Quelli che la sanno lunga, i cosiddetti politici di professione, quando diventano sindaci, la prima cosa che fanno è quella di applicare una regola aurea del cesarismo: “Divide et impera”.  Nicola Cosentino, ad esempio, era un maestro. Faceva litigare tutti i suoi proconsoli. Così accadeva che, in una condizione di conflittualità di chi contava qualcosa in Forza Italia, il suo peso specifico di leader aumentava sempre più e, abbracciando tutti, diceva “ora facciamo così, non mostriamo il partito diviso. State tranquilli che un po’ alla volta vi darò tutto quello che desiderate” Un po’ alla volta diventava “un po’ mai” ma intanto la situazione veniva aggiustata. Quando un sindaco vince grazie alla potenza di un politico che lo appoggia, si mette a lavorare giorno per giorno per disgregare i gruppi consiliari troppo grandi, troppo condizionanti, potenzialmente in grado di spedirlo a casa, sicuramente in condizione di costringerlo ad una continua e faticosissima attività di mediazione dentro alla quale la potestà sindacale diventa impercettibile. Non ricordiamo con quanti consiglieri è entrato quello dei moderati di Zannini, 6, forse 7. Oggi addirittura cresciuto con l’adesione di De Gaetano che ha portato il numero ad 8.  Sulla carta, perché in realtà se ci dovesse essere bisogno, il senatore Francesco Silvestro di Forza Italia, un altro nato per biologia per diventare pappa e ciccia con Zannini, metterebbe a disposizione degli 8 consiglieri anche il fratello di Gianpaolo Dello Vicario. Pure le pietre sanno, infatti, ad Aversa che Dello Vicario e Silvestro hanno fatto qualcosa insieme e qualche gratificazione almeno uno della coppia di germani più collaudata e longeva della politica di Aversa, l’ha ricevuta.

Ora, siccome Giovanni Innocenti è Giovanni Innocenti, con la sua educazione, con la sua storia, il suo linguaggio, il suo modo di essere, il suo modo di vedere e soprattutto di utilizzare la politica, Francesco Matacena potrà continuare a indossare quella fascia alle processioni solo se si adeguerà a quei metodi, a quel linguaggio, a quell’educazione, a quell’approccio alla politica.

Matacena, dunque, si scordasse di poter essere considerato un primus inter pares tra gli zanniniani di Aversa; dimenticasse anche di poter imporre un linguaggio più pacato, più presentabile alla dialettica interna alla maggioranza nel momento in cui questa stabilisce i nuovi equilibri del potere. Innocenti è uno sciuè sciuè. Della serie: caro Matacena, fai il bravo altrimenti ti spediamo a casa. Noi parliamo come mangiamo e sapendo, aggiungiamo noi, come mangiano, possiamo ben immaginare come parlano.

Ultima notazione: sapete perché Matacena non ha alcuna speranza di rompere il fronte dei 9 consiglieri zanniniani? Prima di tutto perché non ha l’attitudine del politico e del politicante di professione e secondo perché le gratificazioni materiali che lui potrebbe offrire a 2,3 o 4 consiglieri di Zannini affinchè questi creino un gruppo indipendente, “un gruppo consiliare del sindaco” in grado di far scendere il peso specifico, spuntando il loro ago della bilancia e l’arroganza di un Giovanni Innocenti, non sarebbero niente rispetto a ciò che la catena di montaggio, in opera 24 ore su 24, dei favori spesso inconfessabili, che può elargire lo spregiudicato Zannini, interpretando una politica (si fa per dire) unica nel suo genere, arrivando a osare quello che nessun politico nella storia della provincia di Caserta ha osato forte evidentemente di una sicurezza e di  una tranquillità la cui natura e le cui origini abbiamo ben compreso nell’estate scorsa e anche ultimamente per effetto di certe nomine apicali in consorzi intercomunali.

Non temete, questa storia che stiamo evocando in diversi nostri articoli pubblicati nelle ultime settimane non rimarrà un’allusione. Ci ritorneremo con il nostro coraggio, con la nostra indole di romantici scavezzacollo e, facendo nomi e cognomi.