LA NOTA. Carpentiero da assessore ha pressato o no il sindaco e Zoccola a difesa degli interessi nell’area Pip di Ferdinando Di Lauro?

15 Aprile 2020 - 12:42

Pubblicato da Marilena Natale su Martedì 14 aprile 2020

 

Occorre a questo punto che l’ex titolare della delega al bilancio, al di la di quello che potrà fare in sede giudiziaria, esca allo scoperto e dica con chiarezza qual è la sua posizione sulle rivelazioni di Marilena Natale

AVERSA(Gianluigi Guarino) Nel tourbillon delle voci, del detto e non detto, delle smentite più o meno ufficiose, l’unica cosa concreta, reale, manifesta e manifestata consiste nelle rivelazioni contenute nel video che la collega Marilena Natale ha pubblicato ieri nel suo profilo facebook e che potete ascoltare e vedere in testa a questo articolo.

Parole di cui si è assunta la responsabilità. Ha affermato che alla base della revoca, che, va sottolineato, è un atto amministrativo molto raro, fatta notificare gelidamente dal sindaco Alfonso Golia all’assessore al bilancio Nico Carpentiero, attraverso un messo comunale, non ci sarebbe una vicenda politico-amministrativa riguardante un cambiamento di posizione del primo cittadino sulle politiche rigoriste di bilancio, finalizzate al risanamento delle casse comunali, perorate dall’assessore, ma ben altre ragioni.

Ma proprio veramente, ben altro! Perchè, con franchezza, e forte, evidentemente, di fonti autorevoli, che poi diventerebbero riscontro nel caso in cui Carpentiero presentasse querela, la Natale ha detto che l’assessore al bilancio, il quale di professione fa il commercialista e su questo non ci piove, avrebbe fatto pressioni (la Natale parla addirittura di mobbing) sull’assessore ai lavori pubblici Benedetto Zoccola, affinchè un proprio cliente potesse realizzare delle opere all’interno dell’area Pip.

E il cliente non era uno qualsiasi, bensì Ferdinando Di Lauro, arrestato su richiesta della dda di Napoli e recluso in carcere per quasi 2 anni e mezzo, salvo poi essere assolto da una sentenza del 23 ottobre 2018 emessa dal tribunale di Aversa-Napoli nord.

Al momento, non siamo in grado di stabilire, ma non sarà difficile farlo nelle prossime ore, se la dda abbia proposto o meno ricorso davanti ai giudici della Corte di Appello. Fatto tutt’altro che irrilevante perchè se la dda è ancora convinta della colpevolezza di Ferdinando Di Lauro, che in carcere ci andò anche in base alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Iovine detto ‘o ninno, il quale lo considerava un imprenditore a sua disposizione, anche un conoscente e un amico dei suoi fedelissimi, a partire da Ernesto De Luca, ma soprattutto lo considerava un suo referente nell’affare del pip di Aversa, allora vuol dire che Ferdinando Di Lauro è un non colpevole a piede libero, in attesa di giudizio.

Se, invece, la dda non ha presentato ricorso, Di Lauro, almeno per quel che riguarda questo procedimento, è un non colpevole in via definitiva e con 29 mesi di cella può aspirare anche ad un significativo risarcimento per ingiusta detenzione.

Vedete, abbiamo fissati i paletti perchè risulti più facile, a chi legge l’articolo, comprendere la posizione classica di questo giornale che poi non è altro che una posizione, normale per chi guarda, in un’ottica liberale, le vicende del mondo: una cosa è il procedimento giudiziario, i cui esiti si possono criticare ma bisogna sempre e comunque rispettare ed accettare; altra cosa è la valutazione extragiudiziaria.

Stavolta abbiamo fatto i liberali per bene e non siamo andati, com’è successo in qualche altro nostro articolo, ad utilizzare la parolina magica su cui non sono state costruite le vere democrazie bensì le dittature di ogni colore, nonchè le ragioni e i presupposti per le persecuzioni di uomini su altri uomini, soprattutto di tipo religioso. Una parolina colma di ambiguità e di soggettività tossica, che un liberale non può non guardare e valutare con diffidenza: l’etica.

Coloro che usano questo termine, trovano la propria giustificazione nel fatto che, un non colpevole che comunque ritorna, anche con pieno diritto, dopo aver attraversato varie vicissitudini, a relazionarsi, da imprenditore, con la pubblica amministrazione, non può essere accolto serenamente solo perchè è un non colpevole per la legge. Questo conta, anzi, conta tantissimo.

Però, non è l’unica cosa che, per l’appunto, conta. Le famose questioni di opportunità, di buon senso, che nell’esplicazione di una potestà pubblica devono necessariamente andare al di la di una sentenza giudiziaria, che al limite può diventare elemento unico e decisivo solo quando questa viene letta riga per riga in modo da cancellare ogni possibile riserva relativa ai comportamenti, agli atteggiamenti della persona assolta al di fuori del perimetro giudiziario, consentono, a nostro avviso, oggi, a Ferdinando Di Lauro, di rivendicare, ma con trasparenza e davanti alla città, quelli che ritiene suoi diritti negati.

Ferdinando Di Lauro, se non ha nulla da nascondere, se si ritiene un perseguitato dalla giustizia, deve, infatti, denunciare il comune di Aversa nel momento in cui è convinto che i diritti, sanciti dalla legge e che lui ancora vanta nell’area Pip della città, siano lesi o, quantomeno, compressi.

Punto e basta. Altre strade non ce ne sono. Dall’intervento di Marilena Natale sono trascorse 24 ore. Al di la delle iniziative a difesa della propria immagine, Nico Carpentiero ora deve uscire pubblicamente con una dichiarazione, anche perchè ciò diventa doveroso, anzi doverosissimo, nel momento in cui lui ha aperto un contenzioso politico con il sindaco Alfonso Golia.

Ma quali sono i motivi specifici per i quali è doveroso che Carpentiero esca allo scoperto? In reazione all’atto di revoca subito, il commercialista ha pubblicato una nota su cui noi abbiamo redatto un articolo qualche giorno fa (CLIKKA QUI PER LEGGERE). Non può tacere ora dopo aver reagito utilizzando gli argomenti della dignità e dell’onestà intellettuale che l’hanno portato,a questo punto meglio usare il condizionale, che l’avrebbero portato a ritenere giusto, per le future generazioni degli aversani, risare il bilancio prima di ricominciare a spendere.

Carpentiero deve dire se è vero o non è vero che ha fatto pressione sull’assessore Zoccola e sul sindaco per risolvere non meglio precisati problemi che affliggerebbero ancora oggi Di Lauro, in merito ai diritti di proprietà che questi ha in qualche area del Pip.

Perchè solo dopo una dichiarazione pubblica di Carpentiero, nella quale viene negata, senza se e senza ma, la circostanza di queste presunte pressioni, si potrà poi aprire un confronto e, per quanto ci riguarda, un’inchiesta giornalistica finalizzata a capire come siano andati i fatti veramente; ma se Carpentiero affermasse che lui ha parlato spesso dei problemi di Di Lauro al sindaco e al titolare della delega ai lavori pubblici oppure se Carpentiero scegliesse la linea del silenzio, allora, non solo il sindaco Alfonso Golia avrebbe fatto bene a revocarlo, ma addirittura benissimo.

E noi di CasertaCe ci incazzeremmo di brutto perchè, da inguaribili e ingenui liberali, moderatamente liberisti, abbiamo preso le sue parti nel citato articolo di alcuni giorni fa, ritenendo che quella di Carpentiero fosse una battaglia nobile di chi è convinto che i guai di Aversa, della provincia di Caserta e del sud derivino dagli sprechi, dalle spese dissennate, fatte per tenere vivo e attivo il rapporto clientelare tra la politica e chi a questa chiede prebende, un giorno sì e l’altro pure.

Ogni minuto che trascorre senza che Carpentiero dica la sua sulle rivelazioni di Marilena Natale, diventa un carico a favore della tesi che qualcosa sia veramente successo nelle stanze municipali.

Per quanto riguarda, infine, il discorso di Ferdinando Di Lauro, la nostra opinione, che però non è, per il momento, fondamentale nella valutazione dei vari comportamenti tenuti dagli attori di questa vicenda, è la seguente: non ci pronunciamo sull’assoluzione perchè non abbiamo letto le motivazioni della sentenza. Ma siamo sicuri che il giudice, insieme al suo collegio, abbia deciso perchè questi erano gli elementi emersi nel processo e, dunque, ciò si poteva e si doveva sentenziare.

Per quanto riguarda, invece, il profilo dell’imprenditore Ferdinando Di Lauro, a noi non piaceva quando di lui già si parlava, e non poco ad Aversa, prima dell’ordinanza; non ci è piaciuto ancora di più e non ci piace tutt’ora, alla luce di quello che è venuto sotto i nostri occhi nella lettura di quell’atto giudiziario. Abbiamo individuato, andandoci a rivedere le carte, un passaggio, a nostro avviso, molto importante.

Si tratta di un’intercettazione in cui Ferdinando Di Lauro dice in sostanza (il testo integrale lo leggete in calce a questo articolo) che lui ha subito dei “fermi”. In realtà, parla dei cosiddetti controlli di polizia, che non hanno un’implicazione giudiziaria, ma che possono poi contare nell’economia di un eventuale processo costruito, in base a ben altri elementi, su presunti rapporti tra l’imprenditore e la camorra. Questi controlli contano anche, e contano molto, nei procedimenti amministrativi che portano o non portano a cancellare un’impresa dalla cosiddetta white list, leggasi interdittiva antimafia.

Questi controlli di polizia nel racconto che lo stesso Di Lauro fa, avrebbero accertato la sua presenza in compagnia di pezzi da 90 del clan dei casalesi: il già citato Ernesto De Luca, luogotenente di Antonio Iovine ‘o ninno, Corrado De Luca, Antonio Cerullo, anche lui componente di prima fascia del gruppo Iovine, e con Enzuccio, al secolo Vincenzo Della Volpe.

Sempre in questa intercettazione, Di Lauro definisce queste persone “compagni miei“. Può darsi che abbia scherzato, può darsi che l’interpretazione che la dda ha dato di questa intercettazione, sia stata errata, ma noi, in quell’area più larga che abbiamo definito prima, extragiudiziaria, non dobbiamo affrontare il problema di quello che serve per far condannare o per assolvere l’imputato.

No, non lo abbiamo questo problema perchè onestamente un sindaco, un assessore ai lavori pubblici, non hanno la facoltà e non devono permettersi di negare un diritto, quand’anche questi riguardi una persona come Ferdinando Di Lauro che dunque, come abbiamo scritto prima, farebbe bene a denunciare all’autorità giudiziaria eventuali atteggiamenti illegali del comune, nei suoi confronti.

Detto questo, il sindaco e l’assessore ai lavori pubblici avrebbero, invece, il diritto, ma aggiungiamo noi, su questo terreno, il dovere di indignarsi e di cacciare l’assessore, nel caso in cui questi, aggirando le procedure trasparenti della legge, chiede e fa pressione affinchè Di Lauro si rimetta in sella superando difficoltà e problemi amministrativi conclamati.

Vedete, non abbiamo affrontato neppure la questione relativa al fatto del rapporto privato, intendendo, con questo termine, di “diritto privato“, tra Carpentiero e Di Lauro, dato che il fatto che quest’ultimo possa essere o non essere un cliente dello studio professionale dell’ormai ex assessore, è, a nostro avviso, irrilevante.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA CONTENENTE LA CONVERSAZIONE IN CUI FERDINANDO DI LAURO….