LA NOTA CASERTA. Che Paolo Marzo, dopo gli appalti vinti da Ubaldo Caprio, non sarebbe mai andato con Zinzi, l’avevamo scritto. Ma Gianpiero aveva bisogno di rompersi il naso e ora volti pagina e non si facesse più prendere per i fondelli

28 Luglio 2021 - 12:38

Pensate un pò che noi di CasertaCe avevamo chiuso definitivamente la partita della collocazione di alcuni partecipanti al cosiddetto listone da tre mesi a questa parte, ingenuamente Zinzi, dando credito alle parole di quel simpaticissimo furbacchione di Paolo Marzo, ha sperato fino a ieri mattina. Ora gli diranno che la sua candidatura non era ancora ufficiale, ma in realtà era tutto deciso 

 

CASERTA – Di quello che sarebbe successo e che poi è effettivamente successo ieri sera nell’Hotel Europa con la presentazione della lista Insieme per Caserta che mette dentro veramente una compagnia composita, ma fino ad un certo punto. Perchè, se ci ragionate un attimo, non è mettonosi in una stanza a parlare Antonio Luserta, Giovanni Zannini, Paolo Marzo, Antonio Di Lella, Massimo Russo e compagnia, non trovino punti per articolare un dialogo, che poi sugli interessi, soprattutto su quelli clientelari e su quelli legati al rapporto tra certa imprenditoria e certa politica, può anche imboccare un vicolo cieco, può anche non risolversi in un accordo, può finanche portarli a litigare, ma non li porterà mai ad uno stato di incomunicabilità, visto che tra loro non occorrerebbe un traduttore, un interprete, parlando decisamente tutti la stessa lingua.

Il buon Gianpiero Zinzi

ha sempre confidato sul fatto che la parola datagli, a suo tempo, da Paolo Marzo sarebbe stata rispettata.

Dopo averlo appoggiato alle elezioni regionali, Marzo, ne abbiamo certezza matematica, ha addirittura più volte incitato Zinzi a candidarsi a sindaco. Più quest’ultimo opponeva dinieghi netti, più Paolo Marzo prendeva coraggio, tranquillizzandosi sul fatto che Zinzi non si sarebbe mai candidato a sindaco, dato che quei rifiuti gli fornivano la sicurezza per poter dire che lui, se Zinzi fosse sceso in campo, si sarebbe schierato, partecipando alle elezioni al suo fianco. Era facile dirlo avendo in tasca la convinzione che ciò non sarebbe successo.

Quando Zinzi ci raccontava queste cose, il sottoscritto si limitava a dirgli che lui non aveva mai vissuto realmente i fatti delle amministrazioni comunali di Caserta, soprattutto nell’arco temporale che va dal 2011 al 2015 (giunta Del Gaudio), i cui avvenimenti sono fondamentali per capire quello che poi sarebbe successo nella consiliatura di Carlo Marino.

Paolo Marzo, che tutto sommato non è il peggiore e che quantomeno è simpatico, non ha mai detto di fare la politica per amore della città e di chi la abita. Lui, la politica la fa a sostegno dei propri interessi e degli interessi dell’azienda di famiglia, la quale, per esistere e per rafforzarsi, ha bisogno che si aprano tanti cantieri e che questi cantieri vengano riforniti di tutto l’occorrente, di tutto il materiale per le costruzioni, dall’ottima azienda dei Marzo.

Non ce ne voglia Ubaldo Caprio, del quale abbiamo anche scritto bene ultimamente in relazione ad alcune opere, soprattutto in relazione alla gestione del verde nella città, con testi in cui ha espresso una buona qualità operativa. Ma Ubaldo Caprio non fa edilizia privata. Ubaldo Caprio fu presentato da Nicola Cosentino a Luigi Falco ed entrò in quel meccanismo di cui faceva parte anche Carlo Marino, al tempo, sotto alle insegne di Forza Italia, assessore ai lavori pubblici, che dunque lo conosce bene.

Domanda: quante volte Carlo Marino e Franco Biondi hanno fatto mettere, come si suol dire, scopa a terra ad Ubaldo Caprio in questi 5 anni? Per 4 anni, mai, avendolo inserito nel girone dei dannati in quanto monopolista durante l’amministrazione di centrodestra di Pio Del Gaudio.

Ora, al di là degli screzi che ci sono stati tra Caprio, CasertaCe e il sottoscritto, esiste una realtà oggettiva: ci occupiamo di queste dinamiche da un numero così alto di anni da poterci permettere di dire a Zinzi che, nel momento in cui Ubaldo Caprio è tornato ad aggiudicarsi una gara d’appalto, a San Leucio, nel momento in cui la procedura ad essa legata, in un primo momento, singhiozzante, è tornata ad essere fluida, nel momento in cui Ubaldo Caprio si è aggiudicato una seconda gara d’appalto del comune capoluogo di importo superiore al milione di euro, entrando contemporaneamente e parallelamente, anche dentro al sistema degli affidamenti gestiti dal direttore della Reggia di Caserta Tiziana Maffei, andando dunque a completare, dopo l’ostracismo quadriennale impostogli da Carlo Marino,  il suorientro in grande stile sulla scena imprenditoriale della città capoluogo, la partita era già chiusa.

Gliel’ho detto almeno 15 volte, rivolgendomi al candore con cui Zinzi si fidava ancora delle rassicurazioni che Marzo gli ha dato fino a pochi giorni fa. Ora, però, sarebbe opportuno che il candidato del centrodestra chiudesse il libro e guardasse avanti, lavorando sulla città, largamente maggioritaria, che a votare non ci va più da tempo, che si è ben guardata dal farlo al ballottaggio del 2016 e che vorrebbe magari esprimere la sua opinione politico elettorale, fuori dalle logiche di quelli che sono gli autentici plotoni di questuanti, di accattoni della politica. Un popolo, questo, che non può non considerare, per ovvi motivi, l’evento dell’Hotel Europa di ieri sera, le presenze di Zannini, di Antonio Luserta, di Paolo Marzo, di Emiliano Casale, quella in spirito di Ubaldo Caprio, un punto di riferimento.

Non possiamo sapere se sarà sufficiente per vincere le elezioni, certo è che questa è l’unica strada che Zinzi può percorrere provando anche a forzare se stesso, la storia, l’attitudine della sua famiglia, di antica tradizione democristiana e dunque abituata ad affrontare la sfida del consenso con quel pragmatismo che rappresenta poi un elemento di comodità, dato che il voto comprato strictu sensu ma anche quello comprato in maniera più indiretta, attraverso le brighe clientelari, attraverso certi concorsi come quello a cui hanno partecipato recentemente i figli una pariglia di consiglieri comunali e attraverso la possibilità di poter investire soldi nelle campagne elettorali, non è un terreno su cui Zinzi possa competere con Marino che ha mandato la città in malora, ha distrutto lo sport, le strade, la vivibilità, pensando solo e solamente alla circolazione del quattrino e ai meccanismi delle prebende, mentre Zinzi, questo va riconosciuto, da più di 6 anni fa l’opposizione a Vincenzo De Luca e pur avendolo potuto fare, non ha mai accettato di percorrere la strada del consociativismo che invece altri colleghi della minoranza in consiglio regionale, battono, non praticano, battono, è la parola giusta, ogni giorno.

Allora, il buon Paolo Marzo che non sarà un uomo colto ma a cui certo non manca l’ingegno, tutto sommato, sopraffino e non grossolano, così come appare a tanti, di un Bertoldo, continuerà a prenderlo in giro, dicendo che poi lui si è dovuto accodare con Carlo Marino, persistendo l’incertezza sulla candidatura di Zinzi a causa del mancato annuncio ufficiale proveniente da Roma. Questo, al limite e semmai, può essere un problema per la porzione della politica governata dai traffici politicisti, ma non certo può andare a inficiare, in questo momento, l’attivazione di una linea di ascolto, di comunicazione che Zinzi può mettere in funzione tra lui e la città silente, anzi, tanto silente da aver creato una condizione surreale in cui si è portati a pensare che 4, 5 mila voti direttamente o indirettamente comprati e cosparsi totalmente di ricotta, rappresentino l’unica espressione determinante dell’esito delle prossime elezioni comunali.

Uno degli errori più ricorrenti nelle famiglie, lo compiono i genitori quando ritengono di poter spiegare ai figli ciò che ai loro occhi appare inoppugnabile evidenza. Si tratta di un errore di consapevolezza, compiuto da chi non riesce a ricordare se stesso quando aveva l’età dei propri figli e pretendendo quindi di iniettare a freddo la propria esperienza anagrafica nelle vene di chi questa esperienza non ha.

Per cui, ci rendiamo conto che è giusta la conquista di una consapevolezza autonoma sui fatti ed è giusto che noi consideriamo normali le convinzioni che Zinzi ha avuto su Marzo, Casale e compagnia, fino a ieri, nonostante  CasertaCe abbia scritto 10 volte e gli abbia detto altrettante volte, che ormai con quegli appalti conquistati da Ubaldo Caprio, la partita con Paolo Marzo era già definitivamente chiusa da tre mesi a questa parte e che mai e poi mai il simpatico Paolone avrebbe potuto adempiere alla promessa fattagli sul terreno del galantuomismo. Un valore, questo, strano, incomprensibile, imprescrutabile, impalpabile per chi ha una testa votata solamente agli assegni bancari, circolari, alle documentazioni di gara, ai ribassi, alle offerte economicamente più vantaggiose.

E’ normale, è giusto che, come un figlio vada seguito, ma non oppresso, accettando l’idea che dovrà essere lui poi a sbattere il naso contro il muro, procurandosi quelle cicatrici che poi quando le guardi, ti ricordi, così Zinzi abbia ignorato quello che noi gli dicevamo per esperienza, per conoscenza dettagliata di uomini, dinamiche del Palazzo di questa città e che dunque abbia potuto sbattere con il naso contro al muro, procurandosi le cicatrici che poi gli torneranno utili, sperando che lui, da padre, ogni tanto passi davanti allo specchio e non rompa le scatole ai suoi figli con discorsoni e pistolotti, su quello che è buono e quello che buono non è, durante la vita.

Le grandi imprese necessitano di coraggio. E il coraggio, la determinazione, lo spirito competitivo ti consentono di superare ostacoli che apparentemente sono insormontabili.

Questo è un momento importante, cruciale per Gianpiero Zinzi. A differenza nostra che non abbiamo mai dato neanche per probabile, sulla scorta di lunghi anni di esperienza, un approdo di Marzo o di Emiliano Casale nella sua area politico elettorale, lui ci ha creduto fino a ieri mattina, per questo motivo va comunque rispettato perchè ancora, evidentemente, ritiene che l’amicizia, gli impegni morali, possano avere un significato, possano assorbire un’aliquota, anche piccola, ma evidente, delle scelte che si operano in politica.

Diciamo che dopo il trash vernissage di ieri sera all’Hotel Europa, dopo i 100 milioni di euro, figuriamoci, promessi dal mondragonese Giovanni Zannini che fino a tre settimane fa ha brigato in Regione per consentire al suo amico Luserta di continuare a cavare, Gianpiero Zinzi è diventato maggiorenne. O almeno, così sperano tutti quelli, che si vedono poco, ma che, ripetiamo, ci sono eccome nelle case e negli appartamenti di Caserta e che sperano in una epurazione dei mercanti dal tempio, riscattando in questo modo il ruolo della politica che, per una volta, sarebbe anche ciò che avrebbero dovuto fare e che non hanno fatto, altre istituzioni dello Stato.