LA NOTA Disastro 118. Dottore Mannella noi la rispettiamo, ma lei rispetti noi. Il sistema Fials è una fogna e se lei lo mette al centro del servizio che dirige noi non potremo non stare dall’altra parte

4 Gennaio 2022 - 17:36

Siamo costretti per l’ennesima volta a precisare la nostra posizione, che è assolutamente legata a fatti realmente accaduti, su cui rivendichiamo il diritto di esprimere la nostra opinione, senza che il dirigente o altre persone che gli girano intorno vagheggino di strategie nostre, peraltro impossibili, perché noi nel merdaio della politica e di tutto ciò che ci gira intorno in questa provincia non vorremo mai poggiare un solo dito.

 

CASERTA (gianluigi guarino) Parlar franco è per gli amici o quantomeno per le persone che si rispettano. Casertace e anche chi scrive hanno sempre avuto rispetto di Roberto Mannella, medico e dirigente di un’Unità operativa semplice dipartimentale. Sempre. Quando il sottoscritto era direttore del Corriere di Caserta e anche nella maggior parte degli anni di vita di questo giornale. Da quando è esplosa l’emergenza Covid, la nostra unica stella polare, cioè il dovere di informare senza se e senza ma i lettori, ci ha portati a valutare e lo abbiamo fatto con estrema attenzione, la qualità di un servizio, il 118, da cui, si dà il caso, dipendono la vita o la morte di migliaia, anzi di decine di migliaia di persone ogni anno. Per cui, non si tratta di una minuzia, di una facezia che può indurre a ritenere che siccome stiamo vivendo un capriccio o perché all’improvviso Mannella ci è diventato antipatico, noi lo attacchiamo. Fare le pulci al 118 soprattutto in epoca Covid è quello che dovrebbe fare ogni giornalista che appena appena si rispetti, anche quelli o quelle che oggi, e ci dispiace sinceramente, pagano un dazio altissimo alla loro presunta informazione istituzionale, che ha protetto le magagne che solo noi abbiamo denunciato e che come in un contrappasso dantesco che non auguriamo a nessuno, piange per tragedie familiari subite e non arrivate per caso e che, forse, si sarebbero potute evitare se il nostro modo di affrontare il tema 118 a Caserta, avesse trovato ausilio e aiuto anche in qualche altro organo di informazione.

Roberto Mannella era e resta per noi – quante volte lo dobbiamo ancora dire e scrivere, dottore – una persona e un professionista degni del massimo rispetto. Ora, se rispettare nell’originalissimo vocabolario casertano significa proteggere, omettere, insabbiare, girarsi dall’altra parte, non disturbare i manovratori; se a Caserta il giornalismo non esiste perché se fai tutte queste cose coi potenti tu non sei un giornalista ma un marchettaro della peggiore risma, noi purtroppo siamo geneticamente immodificabili, siamo totalmente incapaci di adattarci al sistema. Siamo, dunque, dei disadattati. Ci dispiace che Roberto Mannella non voglia partecipare direttamente al dibattito sulle cose che noi contestiamo al 118 di Caserta e che, dunque, non possiamo non contestare a lui che ne è dirigente pro tempore, ma molto pro tempore visto che sta lì da 15 o vent’anni.

Scusi, Mannella, ma con chi dobbiamo prendercela con i barellieri, con gli autisti delle ambulanze, con quei poveracci che alla mercè di quel galantuomo del signor Puzone della Misericordia hanno lavorato per 12 ore al giorno per 400 euro al mese? Con chi dobbiamo prendercela se non con il dirigente pro tempore, si chiami esso Mannella o in qualsiasi altro modo e poi di rimbalzo con i direttori generale e sanitario dell’Asl?

Sappiamo che lei ha una idiosincrasia per questi discorsi in quanto essendo nato, cresciuto e pasciuto a Caserta e nel sistema-Caserta. non concepisce, al pari dell’80% dei suoi conterranei, che ci possa essere in giro un pensiero libero non agganciato alla catena del potere, che non sta dentro a un meccanismo di interessi decrescenti che partono da un vertice e arrivano a quelli dell’ultimo scafesso, che anche per pulire i cessi deve chiedere una raccomandazione.

Lei, come tanti altri, impazzisce con gli articoli di Casertace perché si trova dentro ad un format culturale ben preciso e denso di certezze incrollabili: tutto si può comprare, tutto è riducibile ad un problema di interesse personale, tutto si può apparare attraverso un meccanismo incatenato di favori, di cortesie. Della serie così va il mondo, così funzionano le cose, come alcune sere fa ha detto quel cretino di Teverola, quello dei corsi di formazione e degli attestati farlocchi, al microfono dell’inviato di Striscia la Notizia. Per cui, noi sappiamo che questa nostra premessa non servirà a un cazzo. Perché lei continuerà ad andare in giro, torno torno, parlando di non meglio precisati complotti di cui questo fesso del sottoscritto sarebbe braccio armato, perché c’è sempre qualcuno dietro che lo paga, perché non è possibile che ci possa essere un fatto, una condizione umana e professionale, ma diciamo anche un cane sciolto, un pazzo che essendo tale diviene variabile indipendente. Un soggetto e una modalità di lavoro che rappresentino lo 0.1%, anzi lo 0.01% delle cose che lei e la grande parte dei suoi conterranei ha visto nella vita.

Glielo spiego per l’ennesima volta: le carenze del 118 di Caserta sono evidenti e le denunce sono arrivate a iosa, a noi e anche sulla scrivania della Direzione generale dell’Asl. Questo è un fatto che lei non può contestare. Partendo da questa evidenza, che è tale al di là di delle ragioni, delle giustificazioni, delle contingenze è chiaro che noi andiamo a capire meglio cosa ci sia dentro a questa unità operativa semplice, dipartimentale, che lei guida. dentro, dottore Mannella e non dietro. Dentro, dunque ragionando di incarichi, funzioni ed erogazioni del servizio e non di bagattelle. Come possiamo noi trovare una risposta diversa da quella che abbiamo maturato negli ultimi 10 anni, quelli in cui abbiamo lottato contro il sistema paracriminale instaurato dal sindacato Fials, quando vedendo all’opera al suo fianco il signor Generoso De Santis, il quale sarà anche una bravissima persona, ma è un soldato della famiglia Stabile, cioè dei dominatori, dei capi assoluti del sindacato Fials, reduce dal recente arresto di Francesco Stabile, figlio di Salvatore Stabile, additato lui e il figlio dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Aversa-Napoli Nord di ogni tipo di nefandezza. Guardi, che se è successo quel che è successo nel Dipartimento della Salute mentale, che chissà perché poi ha sede ad Aversa e non a Caserta, questo è dovuto soprattutto ai 10, 20, 100 articoli da noi dedicati ai signori Stabile e al signor Carizzone, quello stravagante personaggio che ci ha anche strappato qualche sorriso, che questa Asl ha avuto il coraggio di mettere a capo di un dipartimento delicatissimo consegnandogli, in pratica, la funzione di numero 4 o numero 5 dell’intera azienda sanitaria casertana, visto che dietro i direttori ci sono solo i capi dei Dipartimenti, che sono 7, solo 7, non 97.

Gli anni in cui abbiamo denunciato Carizzone e gli Stabile hanno rappresentato materiale su cui la magistratura ha indagato producendo arresti e smascherando quel sistema. Per cui, se il sottoscritto fosse un dirigente dell’Asl di Caserta, si concentri Mannella, non prenderebbe mai, come si suol dire in autotutela, uomini e donne che hanno sposato il sistema della Fials e della famiglia Stabile. Per cui, se lei ha fatto del signor De Santis il suo braccio destro e della signora Rosa Lomascolo il suo braccio sinistro, come coordinatrice generale dell’organizzazione del 118, scusi Mannella ma lei che cosa si aspetta che noi diciamo? Ci ha preso per dei mentecatti, per degli accattoni che all’improvviso, siccome queste vicende coinvolgono in qualche modo anche lei, sono pronti a rinculare e a far finta che al 118 tutto va bene madama la marchesa? Cosa dobbiamo fare, dottore Mannella, rinnegare, sputare in faccia a 10 anni, a 11 anni delle nostra storia e della nostra coerenza, perché noi non abbiamo mai cambiato idea sul sistema Fials, anzi l’abbiamo consolidata giorno per giorno, mese per mese, anno per anno, fino ad arrivare al lavacro dell’ordinanza del tribunale di Aversa. E che cazzo di figura ci facciamo con i nostri lettori che ci hanno bombardato di segnalazioni e di denunce, da noi prese in considerazione, glielo garantiamo, solo in piccolissima parte. Ci dia qualche segnale di discontinuità rispetto a questa gestione, altrimenti noi continueremo a scrivere esattamente quello che abbiamo scritto negli ultimi dieci anni sul sistema Fials, che lei con le sue nomine protegge, alimenta e rafforza. Glielo diciamo con franchezza e con la trasparenza di chi non ha alcuna partita da giocare, se non quella di svolgere l’attività giornalistica nel rispetto di quelle, che purtroppo spesso solo sulla carta, sono le regola auree di questa professione.

Perché quelle nomine le ha fatte lei, sono frutto di una legittima espressione della sua potestà amministrativa di cui, ovviamente, si deve assumere la responsabilità, anche quella di fronteggiare le critiche dure del nostro giornale che cazzo, cazzo, cazzo e sono tre, vorrebbe avere la soddisfazione per una volta di ricevere una confutazione di merito, sui fatti, sulle cose in carne ed ossa che noi denunciamo, non avendo mai anteposto alla descrizione minuziosa, faticosamente documentata e corredata poi da un giudizio di valore, su come funziona un sistema amministrativo e operativo, una o più valutazioni, a monte, come si dice apodittica basata cioè su una verità a priori, sulla persona o sulle persone che ne sono a capo. Mai. Né in ambito Asl, né in tutti gli altri ambiti della pubblica amministrazione e di erogazione del pubblico denaro di cui ci occupiamo quotidianamente. Dia un segnale di disponibilità. Noi possiamo inviarle almeno, così giusto per campione, 10 casi e lei ci deve dire per quale motivo tantissime chiamate trovano un riscontro tardivo con conseguenze spesso addirittura letali. Uno per uno è evidente che il sistema Fials che lei ha sposato in toto ha portato a un netto peggioramento del servizio. E’ un dato di fatto. Indiscutibile. E sa perché? Perché noi stavamo qui anche 10 anni fa e raccontavamo le cose del 118 anche 10 anni fa, 5 anni fa, 3 anni fa. A nostro avviso, magari ci sbagliamo ma abbiamo il diritto costituzionale di affermarlo, il sistema del 118 attualmente è stato stravolto e funziona malissimo perché lei, ce lo consenta Mannella, un po’ puerilmente ha pensato di poter attuare delle ritorsioni contro persone che infondatamente riteneva fossero nostre fonti. Invece di operare e riflettere per capire se quei casi denunciati fossero veri o falsi, se qualche povero Cristo ci avesse rimesso le penne per un cattivo funzionamento organizzativo del 118, ha pensato solamente alla rivalsa, a cibare una sua emotività andando a distruggere quel poco di buono che nel 118 di Caserta c’era.

Noi la rispettiamo e ci aspettiamo una risposta adeguata alla sua autorevolezza amministrativa. Se ci convincerà che lei ha ragione e che noi abbiamo torto, sappia che in questo giornale nessuno soffre di quella sindrome che lei, al contrario, sta pericolosamente scaricando sulla qualità del cruciale servizio che dirige. Nessuno di quelli che lavorano e collaborano con questo giornale si permette, infatti, il lusso di sentirsi un pontefice che parla e dirige ex cathedra, cioè con una ragione esistente a prescindere e frutto di un mandato attribuito direttamente da Gesù Cristo a San Pietro. Abbia la forza e la capacità di confrontarsi, dimostri intelligenza nell’autocritica, cambi le cose nel 118, ma non perché lo diciamo noi, ma perché il caso della congiunta di una nostra collega è solo l’ultimo di una lunga serie, e troverà in Casertace onesti, leali e irriducibili suoi sostenitori.

In conclusione, sia per una volta, all’altezza di un nostro articolo che la riguarda.