LA PUNTATA DELLA STAFFA. Carlo Marino ultimo arrivato nel salotto dei Pizzimbone e di Carlo Savoia, “reucci” di Sicilia

2 Dicembre 2018 - 17:30

CASERTA – Non sappiamo se la EnergetiKambiente sarà l’impresa titolare del servizio della raccolta rifiuti della città di Caserta nei prossimi anni. E d’altronde non conta granché, visto e considerato che, tanto, in questo settore una vale l’altra e chi non ha almeno ricevuto una interdittiva antimafia è inadeguato.

L’impresa dei Pizzimbone, ma anche di Carlo Savoia, quell’impresa che è diventata anche quella di Carlo Marino, secondo la Dda gran cerimoniere della madre di tutte le turbative d’asta, sostituirebbe “degnamente” la Ecocar che, come racconteremo domani mattina, ha incassato l’ultima proroga extra contratto, portando ad un anno l’esercizio truffaldino della sua attività di raccolta nella città capoluogo.

Oggi chiudiamo la lunga inchiesta, sortita dalla ricerca sull’origine e sulle opere della EnergetiKambiente: Pizzimbone, Scajola, Marcello Dell’Utri, Carlo Savoia, con la partecipazione straordinaria di imprenditori in odore di mafia.

Continueremo naturalmente a seguire gli avvenimenti di quest’altra enorme porcheria della politica locale. Per ora vi presentiamo l’ultima parte del racconto.

 

POLVERE DI STELLE. IL SOCCORSO DI COLUCCI E LA MAZZATA CONSOB

Il successo spesso si trasforma in polvere. E in polvere rischia di trasformarsi la stella dei Pizzimbone, con possibilità che si possano riprendere proprio grazie a Caserta. Finito Berlusconi, andato in disgrazia Dell’Utri, i conti di Biancamano non tornano più.

E del fatto che i tempi siano cambiati, il piacione e suo fratello si accorgono quando, allegramente, presentano alla Consob un piano di fusione con Kinexia, filiazione della mitica industria farmaceutica Schiapparelli, trasformata in tutt’altra cosa da Pietro Colucci, altro nome “eccellentissimo” della monnezzeria campana, citato anche da Giulio Facchi in un paio di passaggi della lunga intervista rilasciati (che potrete trovare nella sezione Inchieste del sito).

Ultimamente i Colucci si sono anche dati alla green economy, imitati da Carlo Savoia deve aver apprezzato nel momento in cui ha fondato la LabGreen, aggiudicataria della gara per le “case dell’acqua” a Caserta, anch’essa pesantemente indagata dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

Ma siccome la condizione finanziaria di Biancamano era molto precaria, anche secertamente quella di Kinexia non era da meno, non solo la Consob non autorizzò la fusione, ma spedì carte e documenti alla Procura della Repubblica di Milano, per tutta una serie di operazioni strane che aveva ravvisato. Fatto sta che la mattina dopo i libri di Biancamano e dei suoi consorziati, Aimeri Ambiente e Ponticelli, venivano consegnati in tribunale per la procedura di liquidazione.

Ma pensare che personaggi molto determinati e motivati dai significativi guadagni che questo pur tormentato e rischioso settore riesce a garantire, si mettessero da parte, sarebbe aspirazione ingenua. Non sappiamo che fine abbia fatto Pietro Colucci, amministratore di quella Kinexia che avrebbe dovuto rappresentare la ciambella di salvataggio per Biancamano e che invece si trasformò, agli occhi della Consob, in una pesante pietra che affondò il vascello ormai sgangherato dei due Pizzimbone.

Non sappiamo che fine abbia fatto su questa operazione, perché dei Colucci si ha notizia evidente anche in provincia di Caserta, dove da poco hanno cominciato a partecipare e anche a vincere gare per la raccolta dei rifiuti, per il momento in piccoli Comuni.

Per questi motivi, occorre un supplemento di inchiesta per capire se Colucci abbia o meno a che fare con il nuovo progetto giuridico ed economico risorto sulle ceneri di Biancamano.

Questi imprenditori di San Giorgio a Cremano, stiamo ancora parlando dei Colucci, si sono mossi in grande negli ultimi vent’anni.

Nel 2000 lanciano l’acquisizione della divisione italiana del gruppo statunitense Waste Management Inc., creando la Waste Italia e nel 2004 nasce la Unendo Energia. Le due gambe di questa holding sono proprio la Waste Italia e Daneco, che separano le loro strade nel 2011. La Waste Italia resta nelle mani di Pietro Colucci che fonda il Gruppo Sostenya, mentre la Daneco finisce sotto il controllo della Asset Management, società riferibile a Francesco Colucci, fratello di Pietro.

Come già scritto, la Unendo Energia nel 2008 acquista la Schiapparelli 1824 Spa. La storica società passa dai farmaci all’ambiente, cambiando nome in Kinexia, di cui abbiamo appena scritto.

 

CONSORZO AMBIENTE 2.0 COME L’ARABA FENICE

Il nuovo soggetto, il Consorzio Ambiente 2.0, perché non erano bastati gli inguacchi dell’epoca 1.0 dei Pizzimbone, si forma attraverso la partecipazione di EnergetiKambiente e di Pianeta Ambiente.

EnergetiKambiente è, in pratica, il clone di fatto di Aimeri. Una circostanza resa evidente dalla sede di questa società: a Rozzano Milanese esattamente come l’antica impresa cucinata a fuoco lento dai Pizzimbone. La consultazione delle identità di chi partecipa alla cabina di comando non provoca sorprese: l’amministratrice è una ragioneria di Albenga, un altro dirigente ugualmente di un Comune di quell’area. Insomma, senza certo voler mancare di rispetto, a gente che rappresenta direttamente Pizzimbone senior e junior, su PianetaAmbiente lasciamo il giudizio sospeso. I Colucci tentarono la fusione non riuscita ma non sappiamo, come detto prima, se il sodalizio si è ripetuto nel consorzio nuovo di zecca e scevro dai pesantissimi debiti di Biancamano. Scaricare i debiti, mantenere le rendite.

 

SICILIA MON AMOUR: ENERGETIKA COME AIMERI

Se il gruppo Biancamano, con Aimeri, guadagnava soldi a palate in Sicilia, probabilmente grazie ai buoni uffici di Dell’Utri, il Consorzio Ambiente 2.0 e EnergetiKambiente non sono da meno. L’idea che EnergetiKambiente stia a Consorzio Ambiente 2.0 come Aimeri stava a Biancamano è più di un sospetto.

Rispettando gli usi e i costumi di questo settore, EnergetiKambiente beneficia, tra molte polemiche, di una serie di proroghe nella città di Marsala. Proprio nel grosso centro della provincia di Trapani le polemiche sono accesissime tra maggioranza e opposizione sul servizio erogato dalla consorziata. Una società che viene definita dai più critici come incapace di soddisfare gli standard di pulizia pretesi. La EnergetiKambiente, inoltre, è stata al centro di un nevrotico consiglio comunale di Marsala, nelle Sala delle Lapidi, nei primi giorni dell’ottobre scorso, su una penale di 534mila euro che la società avrebbe dovuto versare nelle casse comunali.

Nel trapanese, il Consorzio Ambiente 2.0 va alla grande. Nel settembre 2017, infatti, la Energetikambiente si è presentata per il lotto di Trapani per la gestione dei rifiuti. Come concorrente si è trovata dinanzi un’associazione temporanea d’imprese che ha come ditta subappaltatrice la PianetaAmbiente, la sorellina di EnergetiKambiente nel Consorzio Ambiente 2.0. Non finisce qui: per un appalto analogo, nel 2010, si presentò solo l’Aimeri Ambiente. In pratica, da Aimeri a EnergetiKambiente, 14 anni di gestione della monnezza di Trapani firmati fratelli Pizzimbone e a Marsala fino al 2025.

Insomma, la Sicilia continua ad essere il core business dei due fratelli piemontesi trapiantati in Liguria. Ed è in Sicilia che Carlo Savoia, traghettatore a Caserta dell’EnergetiKambiente, fondamentale tassello per sostituire l’inservibile CITE (che, non a caso, sarebbe stata messa addirittura in vendita), ha costruito le più solide e spericolate amicizie. Come quelle con la famiglia Paratore, su cui a lungo ci siamo soffermati in questa inchiesta.

Il nostro excursus non è un punto d’arrivo ma di partenza, perché diventa importante e appassionante, per noi che amiamo questa professione, cercare di spiegare ai lettori quali siano i poteri, quali soggetti, quali siano le entità mimetizzate che ancora oggi si muovono nel settore dei rifiuti che continua ad essere fatalmente una delle aree imprenditoriali a maggior valore aggiunto e che, come tale, non può che essere un attrattore irresistibile per camorristi, post-camorristi, proto e neo mafiosi e faccendieri di ogni risma, collocati in catene che arrivano fino alle grandi famiglie imprenditoriali di questo paese.

 

APPENDICE

In una stanzetta della sede della cooperativa “L’Arciere”, gemmata dalle mani misericordiose dell’allora vescovo di Vercelli Tarcisio Bertone, che sarebbe poi diventato Segretario di Stato Vaticano, fino allo scandalo del super attico dove abitava a Roma, lavoravano a stretto contratto di gomito due impiegati. Uno si chiamava Pier Paolo Pizzimbone, l’altro, nientepopodimenoche Rodolfo Briganti, titolare di un’altra azienda conosciutissima della nostra provincia: la Senesi, che oggi ha ancora in mano, in proroga, Mondragone, dove si aggiudicherà sicuramente il nuovo appalto, Aversa, Castel Volturno e altre città.

Dall’arco di quell’arciere si librò nell’aria la freccia che si conficcò diritta nel cuore di Claudio Scajola. Il gruppo Biancamano, anch’esso benedetto da Santa Romana Chiesa, iniziò a camminare come un destriero velocissimo il quale consegnò i due Pizzimbone, al netto dell’avventura dell’arresto (breve) di Giovan Battista per una gara d’appalto in quel di Andria, alla storia dell’economia italiana. Quotati in borsa, corteggiati, almeno per quanto riguarda il “piacionissimo” Pier Paolo, dal salotto buono dell’impresa nazionale e dalle migliori femmine pittate.