Ladies e gentlemen, mister Ivano Balestreri: Porsche, Rolex da 30 mila euro e catenoni d’oro, punta al regno della monnezza di CASERTA

3 Aprile 2019 - 15:54

CASERTA(g.g.) Ieri mattina, martedì, si è svolta l’ennesima riunione tra i rappresentanti del comune di Caserta, delegazione capitanata dall’onnipotente e onnipresente dirigente Francesco Biondi, con annesso un altro nome noto del funzionariato di Palazzo Castropignano, cioè Porfidia, quelli di Ecocar e tutti i rappresentanti sindacali, compresi i Rsu.

Il comune ha informato tutti che, di qui a pochissimi giorni, sarà pubblicato il bando per la cosiddetta garetta: 6 mesi rinnovabili con altri 6. Una cautela, quest’ultima, che, in un posto normale, sarebbe comprensibile perché, ragionevolmente, rappresenta una forma di assicurazione sui possibili tempi lunghi della gara principale. In un posto come Caserta, dove il processo all’intenzione è atto dovuto, si capisce già che, in maniera surrettizia, questo potrebbe diventare il vero bando per gli anni prossimi, applicando, anche se ripulito dal problema dell’interdittiva antimafia, lo stesso sistema delle proroghe, che fa del comune di Caserta uno dei luoghi al mondo in cui lo strumento, il concetto, il principio e l’etica del contratto, non contano assolutamente un cazzo. Roba che nell’antica Roma, culla del diritto privato che ha informato gli ordinamenti giuridici dei territori della cosiddetta famiglia indoeuropea, li avrebbero appesi per le palle agli uncini del Colosseo.

Sapete chi c’era a rappresentare Ecocar? Non il commissario straordinario nominato dalla prefettura di Latina, bensì Sirio

Vallarelli, e fin qui è sopportabile, magari poteva andare con il suo celeberrimo costume adamitico che utilizzò in un’estate di fuoco da lui immortalata su Facebook e da noi puntualmente raccontata soprattutto attraverso quell’immagine. Oltre a Vallarelli, c’era anche il solito Francesco Deodati già presente in Prefettura un mesetto fa, cugino diretto di quell’Antonio Deodati, che ha patteggiato una condanna al tribunale di Catania, dov’era imputato per reati comuni, aggravati dall’articolo 7, cioè da presunti favori resi alla mafia e dove lo stesso Francesco Deodati (quello che continua a rappresentare Ecocar nelle sede istituzionali) dovrà affrontare il processo da imputato per gli stessi reati.

Se non siamo dei deficienti (e probabilmente lo siamo perché crediamo ancora a Babbo Natale e alla Befana, perché crediamo ancora che in uno stato di diritto sia il diritto a regolare le cose), l’interdittiva antimafia, divenuta definitiva, con sentenze, prima del Tar e poi del consiglio di Stato, ha l’obiettivo di escludere la famiglia Deodati dalla gestione aziendale. E invece, come se si trattasse di una normale ditta, ieri mattina, Francesco Deodati battibeccava, ovviamente per finta, con Biondi e con il comune perché riteneva e pensiamo ritenga ancora che Ecocar debba avere altri soldi, dato che evidentemente quelli che il comune tira fuori ogni mese, tarati su 180 dipendenti, quando in realtà, da anni, sono 160 quelli effettivamente in organico (roba da appropriazione indebita), non bastano.

Comunque, la riunione si è chiusa con l’annuncio della garetta.

Ricordate un nostro articolo dell’estate scorsa, quando, occupandoci delle manovre opache di Carlo Savoia e del Consorzio Cite, scrivemmo che c’era un piano di spartizione della provincia di Caserta, con l’utilizzo dello stesso Cite e, una volta bruciato il medesimo dai nostri articoli e dai primi accenni di inchieste giudiziarie, di Energetika Ambiente, per aggiudicarsi tutti gli appalti nei comuni grandi, mentre sui piccoli stava al lavoro, imperversando con la sua Porsche per monti, colline e valli, Ivano Balestreri (da non confondersi con i Balestrieri della Tekra), già patron della Balga, società a sua volta rottamata e sostituita da Isola Verde Ecologia srl?

Perché la monnezza campana ha bisogno di un contraltare iconografico. Ischia, da qualche anno, è diventato un luogo in cui si elaborano strategie per travisare, ricostruire verginità imprenditoriali. E allora, per evocare una passeggiata in un bosco ombroso del monte Epomeo o una rilassante giornata di riposo termale in uno dei grandi parchi che insistono nell’isola, val bene utilizzare questa ragione sociale, in modo che tutto appaia più idilliaco e non saltino fuori, in automatico, i soliti nomi di Giggino a Purpetta e di Domenico De Siano, coordinatore regionale di Forza Italia, in nome e per conto del primo. E che non salti fuori anche la notazione che Ivano Balestreri fino a pochi tempo fa non era un imprenditore dei rifiuti ma faceva le mozzarelle ad Ischia.

Ma Ivano Balestreri è un ragazzo di oggi. Nel senso che ha costruito l’azienda e il proprio benessere attraverso un’immagine che poi è quella che tutti abbiamo ammirato nel matrimonio più controverso degli ultimi anni, quello della carrozza rococò su cui sono saliti, alla maniera del principe William e di Kate Middleton, nientepopodimeno che Tina Rispoli, l’ex signora, oggi vedova del boss degli scissionisti Gaetano Marino, “regolarmente” ammazzato nella famosa guerra con i Di Lauro, e l’ugualmente famoso e rinomato neomelodico palermitano, trapiantato a Secondigliano, Tony Colombo.

Ivano Balestreri, con la sua Porsche, con il suo Rolex da 30 mila euro, con le sue sobrie catenine di mezzo chilo, sarebbe stato un naturale ospite d’onore di quell’autentica beneficiata del trash.

Dunque, dopo l’aplomb di Mario Pagano Granata, dopo la discrezione del chiacchieratissimo Sabatino, dopo l’epopea dei Deodati, dei Vallarelli e di Peppe la Porchetta, potrebbe essere questo il nuovo astro nascente della mondezza casertana.

Ad oggi, cioè nel momento in cui questo articolo va in rete, Isola Verde srl è una delle aziende che risponderà alla gara e pare che lord Ivano Balestreri stia ragionando con quelli di Ecocar per rilevare in qualche modo i camion e tutti i mezzi. Non è improbabile che questo incontro al vertice tra plenipotenziari abbia messo di fronte il rampante Balestreri, il padre, anzi il nonno, di tutta la trashmania mondiale, colui che ancora oggi, nonostante l’età matura e quasi veneranda, continua a sfoggiare il suo orecchino da competizione: mister Peppe Zampella, che onestamente non capiamo perché non sia stato ancora nominato Cavaliere del lavoro o addirittura Cavaliere della repubblica italiana.

Balestreri ha scelto uno staff di grande qualità, coordinato nientepopodimeno che da Raffaele Caduco. Mica pizza e fichi. Uno che di gare d’appalto ne mastica, uno che con il suo baffetto dispettoso, un po’ anni 70 e il suo capello stile corsa in motocicletta 10HP tutta cromata, con casco lasciato a casa e il suo occhiale sfumato sul marrone, ha frequentato la Ecole Normale, la scuola superiore della trastola immondezzaia. Quella guidata dal magnifico rettore, professor Angelo Grillo. Raffaele Caduco è citato in diverse ordinanze, chieste ed ottenute dalla Dda. Ne scegliamo una tra le tante. Quella riguardante l’indagine che ancora oggi vive la sua fase del dibattimento di primo grado sulle presunte tangenti, monetarie e sessuali, pagate per l’appalto dei rifiuti al comune di Santa Maria a Vico.

Scrive il Gip: “Il provvedimento cautelare, va a colpire un altro dipendente della ditta FARE L’AMBIENTE, CADUCO Raffaele, che aveva preparato gli atti per la gara d’appalto che sapeva già essere truccata“.

Al sud ci lamentiamo che manchi il capitale umano. Ma questo, altro che know how, lui e Balestreri promettono di diventare i nuovi fratelli Pizzimbone. Con il Balestreri, nuovo re delle estati cafonal-italiane, uno che può tranquillamente sostituire il mitico Pier Paolo Pizzimbone al fianco dei vip, magari chiedendo alla over 60 Barbara D’Urso (CLICCA QUI PER LEGGERE UNA PUNTATA DI UNA NOSTRA INCHIESTA) di presentargli una nipote.

Questo è lo scenario. Carlo Marino farebbe bene a rendersi conto che il contesto in cui si muove ancora oggi da sindaco di Caserta è estremamente pericoloso.

Poi faccia come cazzo gli pare, la vita è sua e fino ad oggi, tutte le scelte che ha compiuto, gli hanno reso alla grande, perché è sicuramente un uomo ricco.