LATTE, PALLONE & CAMORRA. Quando Filippo Capaldo “si azzeccò” con la sua Mercedes alla 166 super di Sergio Cragnotti. Gli annidi Eurolat e il dubbio su Cirio e Parmalat

12 Febbraio 2021 - 12:40

Il racconto dell’incontro avvenuto a Roma tra l’allora notissimo capitano di industria, nonchè presidente di una Lazio scintillante, e dalle campagne acquisti miliardarie, con il cognato e i due nipoti di Michele Zagaria, al tempo super latitante e in pieno controllo di tutte le attività comprese quelle del settore lattiero-caseario

 

CASERTA(g.g.) Nella ordinanza relativa (ormai è inutile dettagliare perchè il fatto è arcinoto) a Paolo Siciliano, a Filippo Capaldo, ai suoi fratelli e alle due donne di Maddaloni, è compresa anche una piccola sezione, più di curiosità che di sostanza, in cui si narra di un incontro, avvenuto a Roma, tra  Filippo, Nicola, accompagnati dal loro genitore Raffaele Capaldo e il manager-finanziere-imprenditore e tanto altro Sergio Cragnotti, personaggio notissimo nell’Italia degli anni 90 e dei primi anni 2000, in quanto prototipo di una generazione di nuovi imprenditori in grado di generare fatturati fantasmagorici, mettendo a valore l’esperienza maturata negli anni in cui, pur non essendo ancora proprietari o comproprietari di imprese, avevano occupato posti rilevantissimi nel management dei giganti dell’economia produttiva italiana.

Giganti che si sarebbero poi rivelati dai piedi d’argilla. Ma questa è un’altra storia.

Sergio Cragnotti impara tanto da Raul Gardini, detto il contadino, ravennate arcigno che aveva sposato una Terruzzi, appassionatissimo di vela al punto da finanziare una grande sfida italiana in Coppa America con il suo Moro di Venezia, e che per tantissimi anni è stato alla testa del gruppo imprenditoriale più grande del nostro paese e artefice di una gigantesca fusione che mise insieme,  a un certo punto, negli anni 80, l’Eni e la Montecatini Edison, detta Montedison, da cui gemmò Enimont,

vero bastione dell’economia nazionale in cui Sergio Cragnotti svolse funzioni rilevantissime. Oltre a questo giornali, come il Messaggero, squadre di pallavolo, come quella scudettata della sua Ravenna e tanto altro ancora. Dopo aver ricoperto, anche all’estero, ruoli minori ma importanti per la sua formazione, sempre alle dipendenze di Gardini che poi si sarebbe suicidato nel 1992 alla vigilia del suo arresto, già deciso da Antonio Di Pietro e dal pool di Mani Pulite, proprio in relazione a quella scalata Enimont che portata in borsa grazie all’opera di Sergio Cragnotti, era stata scalata in soli due mesi da Gardini e da un gruppo di altri imprenditori che aveva radunato.

Dopo queste esperienze e scampata la tagliola di tangentopoli grazie al fatto che Cragnotti era manager e non imprenditore, questo romano rampante e affascinante che oggi ha 81 anni, decise di rompere gli indugi e in un’Italia desertificata, il cui tessuto imprenditoriale era terrorizzato dalle indagini di Mani Pulite e da tutte le sue diramazioni territoriali, iniziò a investire in quote ed azioni aziendali, non disegnando di fondarne, di costituirne qualcuno, investendo gli 80 miliardi della sua liquidazione record.

Ma l’area in cui incise maggiormente fu quella alimentare. Cragnotti creò un vero e proprio gigante, mettendo insieme i marchi Cirio, Bertolli e De Rica, in pratica prodotti dell’agroalimentare a cui però presto aggiunse un’altra azienda che avrebbe dovuto assorbire tutta l’attività legata al settore lattiero caseario. La chiamò Eurolat e fu una delle fonti dei suoi guai. Eurolat negli anni successivi sarebbe diventata il luogo di caccia del clan dei casalesi che attraverso la famiglia di Michele Zagaria, attraverso i Capaldo che un pò di esperienza di settore l’avevano maturata, provenendo da quello di grandi distributori di bibite, controllarono, di Eurolat, di questa azienda, tante cose, soprattutto in Campania.

Attenzione, il giudice parla di Sergio Cragnotti come “manager di Parmalat”. Si tratta di lapsus, visto che Cragnotti e la Parmalat non si sono mai intersecati direttamente. Nel senso che il primo non ha mai svolto attività all’interno del gruppo parmense di Calisto Tanzi, nè come manager, nè come azionista.

La questione di Cragnotti e della Parmalat è un’altra e riguarda proprio Eurolat. Ecco perchè questo incontro a Roma, di cui Nicola Capaldo parla, ascoltato in una intercettazione, è verosimile e possiede anche senso logico qualora lo stesso Capaldo lo avesse meglio incastrato temporalmente. Ciò perchè la storia di Cragnotti che a quel tempo era anche il grande presidente della Lazio, alla quale regalò il secondo storico scudetto nella stagione 99/2000, trofei internazionali e tanto lustro sportivo, si incrociò con la tempestosissima narrazione di Parmalat quando questa azienda acquistò, per la cifra record di 829 miliardi di vecchie lire, Eurolat, sborsando una somma che, secondo le perizie della procura e del tribunale, era superiore di ben 200 miliardi, rispetto al valore effettivo.

Trattandosi di lire, è chiaro che ciò è successo prima del 2002. Per cui non si capisce bene se quando è avvenuto l’incontro a Roma presso la sede della Centrale del Latte, anche questa di proprietà di Cragnotti, Eurolat fosse ancora parte del gruppo Cirio oppure se fosse già ceduta al gruppo Parmalat. E nemmeno si può stabilire se ci si muoveva, sempre al momento dell’incontro citato, in una cornice dentro alla quale il super crack della Parmalat era già diventato scandalo nazionale.

Di certo c’è che i Capaldo si presentarono da “concessionari di Eurolat” con un’auto finanche di livello superiore a quella su cui viaggiava Sergio Cragnotti: la famiglia di Casapesenna aveva una Mercedes 320 mentre Cragnotti si trovava a bordo di una Alfa Romeo 166 super. Queste due auto si incrociarono nei pressi dello svincolo della Centrale del Latte: la 166 accelerò ma la Mercedes 320 la riagganciò, in dialetto si dice “si azzeccò“, dimostrandole di possedere un motore dello stesso livello se non addirittura superiore, al punto che Cragnotti, scendendo dall’auto nel parcheggio, si sarebbe, secondo la ricostruzione di Nicola Capaldo, complimentato, sia per l’auto, cioè per la Mercedes 320. sia per il modo con cui questa era condotta, da Filippo Capaldo.

Una ricostruzione, la nostra, che ha messo insieme contenuti dell’ordinanza con conoscenze storiche riguardanti quel tempo e che diventa utile, rispolverando vicende ormai datate, per rispondere, magari alla fine di una ulteriore ricerca a cui i nostri lettori possono partecipare, alla seguente domanda: i Capaldo che da Cragnotti ricevono anche tre biglietti per la partita Napoli-Lazio, match che a cavallo dei due secoli era un’autentica mattanza per i colori partenopei, vista la forza dei biancocelesti e l’estrema debolezza di un Napoli che andava verso il fallimento, sono entrati in un’Eurolat già targata Parmalat e dunque all’indomani dell’operazione degli 829 miliardi che anni dopo avrebbe portato alla condanna a 5 anni e 5 mesi di Cragnotti per bancarotta fraudolenta, per distrazione di fondi e all’assoluzione del banchiere nonchè dominus di Banca di Roma Cesare Geronzi? Oppure, al contrario, i Capaldo-Zagaria sono stati concessionari di un’azienda del gruppo Cirio, prima di continuare ad esserlo quando la medesima era passata sotto alle insegne di Parmalat?

Questo è.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA