LE FOTO AVERSA. Finalmente un pò di cultura politica: le consigliere Eugenia D’Angelo e Luisa Motti occupano l’aula consiliare e denunciano con i cartelli le tasse aumentate, la cultura e lo sport azzerati

17 Settembre 2021 - 17:24

La manifestazione molto interessante, anche al di là della politica, è stata inscenata stamattina. Stiamo cercando di trovare uno spazio di organizzazione per fare ad Aversa quello che per anni abbiamo fatto a Caserta: la vera e propria anatomia, l’analisi dettagliata tecnico giuridica dei conti (veri) della città normanna, andando a verificare quanto questa sia realmente vicina al dissesto e in che modo vengono aggirati attraverso lo strumento dei residui attivi, le condizioni previste dal Tuel in tema di “comuni strutturalmente deficitari” o in pre-dissesto che dir si voglia

 

AVERSA (Gianluigi Guarino) E’ in corso un pressing nei confronti di CasertaCe e di “me medesimo” affinchè questo giornale cominci ad occuparsi seriamente della tenuta dei conti del comune normanno.

Seriamente, significa come abbiamo fatto per anni e anni e come continueremo a fare, con quelli del comune di Caserta, sottoposti costantemente ad un monitoraggio tecnico-giuridico che ci ha consentito e di riflesso ha consentito ai cittadini del capoluogo, di venire a conoscenza di tantissime magagne e di tantissimi imbrogli.

Questo hanno introitato quelli più responsabili (purtroppo pochi) che mostrano attenzione per una materia che, dai più, viene snobbata scelleratamente.

Scelleratamente in quanto da essa deriva il volume dei quattrini che il cittadino contribuente deve scucire per riempire le casse comunali a fronte di servizi quasi sempre insufficienti quando non addirittura inesistenti.

Non abbiamo fatto promesse sul nostro impegno approfondito sui conti di Aversa, perchè una cosa è scrivere un articolo riguardante l’approvazione di un bilancio di previsione o di un conto consuntivo, una cosa è scrivere sommariamente della condizione delle finanze di un comune limitandosi a dare una rapida occhiata ad alcuni fondamentali, a partire da quello più importante e delicato dei cosiddetti residui attivi, una cosa è elencare, mettendole rapidamente in relazione a quello che si vede dai conti, le situazioni e le condizioni, così come queste sono previste dal Tuel per definire un comune “strutturalmente deficitario”, cioè in pre-dissesto e dunque proiettato nella cogente necessità di approvare un Riequilibrio di bilancio in modo da sventare l’altrimenti ineluttabile dichiarazione di dissesto, altra cosa, ben altra cosa è esaminare in profondità un documento contabile.

Perchè capire bene quale sia la vera condizione dei conti di un comune, necessita prima di tutto di una coscienza storica degli andamenti, dei trend, dei diagrammi riguardanti, non una, ma diverse poste, diverse voci, diversi capitoli, attraverso una qualificazione di tali grandezze, frutto del non facile approdo al momento in cui si potrà poi distinguere,  quella che è finanza reale da quella che è finanza creativa, se non addirittura apparente, farlocca e taroccata, in modo da coprire le magagne e in modo da conservare intatte la capacità di spesa che poi magari al dissesto condurranno sicuramente, ma chi se ne frega, io magari non sarò più sindaco in quanto candidato al consiglio regionale o al parlamento, se la sbrighino i successori.

A questo approdo di dettagliata conoscenza non si potrà arrivare se non dopo aver passato sotto la lente di ingrandimento un numero di esercizi congruo rispetto alle informazioni richieste dal Tuel affinchè si determi o non si determini uno stato di pre-dissesto.

Non è facile, dunque. Non è facile guardare in faccia ai residui attivi, i quali, nonostante leggi più restrittive, continuano a rappresentare uno strumento tossico e di autentica impostura, grazie al quale si tengono falsamente in equilibrio bilanci totalmente squilibrati, assolutamente decotti, che puzzano di cadavere in ogni loro capitolo, in ogni loro sezione, in ogni loro voce e si tengono buoni, debitamente incatenati da un esercizio di infedeltà contabile e finanziaria, avallata da un governo centrale ipocrita, quei requisiti che il già citato Tuel, all’articolo 243 declina con chiarezza quali elementi di quello che possiamo definire in maniera più profana e come già scritto prima, il pre-dissesto.

Magari nei prossimi giorni un’occhiatina ai residui attivi del comune di Aversa la daremo. Magari servendoci dell’ausilio di qualche consigliere comunale di buona volontà, di buona cultura, di buona etica che pure c’è e che essendo di buona cultura, di buona etica e di buona volontà, non potrà mai militare, per una questione meramente genetica, in una maggioranza, la cui golden share è nelle mani di Giovanni Innocenti, l’ormai mitico uomo dello staff del consorzio idrico, il pretoriano di Giovanni Zannini che avrebbe voluto stabilizzarlo ma che per il momento gli ha potuto solo consigliare di organizzare una farsesca causa di lavoro, chiusasi con una ancor più ridicola transazione in procedura di mediazione, di cui poi vi diremo nei prossimi giorni.

E se c’è qualche consigliere comunale di buona etica, di buona volontà, di buona cultura, non potrà stare in una maggioranza che dura in forza del voto decisivo o semi decisivo di una Federica Turco che, manco a dirlo, prima ha fatto il ribaltone, portando i voti ricevuti in una coalizione di centrodestra a una coalizione di centrosinistra e poi, notizia di questi giorni (LEGGI QUI), rigorosamente dopo e rigorosamente non prima, è risultata vincitrice del cosiddetto concorsone della Regione Campania, con tanto di assegnazione alla funzione di istruttore amministrativo al comune di Santa Maria Capua Vetere. Questo, per almeno un anno, molto probabilmente due, durante i quali lo stipendio sarà pagato dalla Regione.

Se c’è qualche consigliere comunale di buona etica, di buona cultura, di buona volontà, e ci aggiungiamo pure di buone maniere, significa che un pò di lavoro sulle cose concrete, ad esempio sulla raccolta dei dati analitici nei bilanci del comune, la potremo fare senza per questo utilizzare il tempo che purtroppo non abbiamo e che al contrario sarebbe necessario per equiparare il lavoro che svolgiamo da anni su Caserta a quello che pur andrebbe fatto intorno alle cose economico finanziarie del comune di Aversa.

Al riguardo, queste due fotografie ci danno qualche speranza. Sono due consigliere comunali, passate, non dalla minoranza alla maggioranza, ma dalla maggioranza alla minoranza. Due consigliere che hanno dunque rinunciato, facendo esattamente il contrario di ciò che hanno fatto i ribaltonisti, il membro dello staff del consorzio idrico Innocenti, la neo impiegata del comune di Santa Maria Federica Turco, alla possibilità di chiedere e di avere qualche cortesia personale perchè ritengono che al comune ci si vada prima di tutto per servire la collettività, per amore della propria città, prima che per sistemarsi, per ottenere un posto di lavoro. Perchè il discrimine tra il servizio alla comunità e il servizio ai propri affari personali è costituito dalla reputazione. C’è chi se l’è costruita con il lavoro, con l’esercizio di una vita nella quale non si può svendere la dignità anche a fronte di un evidente vantaggio personale, di un obiettivo proprio da raggiungere e c’è chi invece non fa della propria reputazione la preoccupazione principale della sua esistenza.

Beh, quei cartelli appesi al collo delle consigliere Motti e D’Angelo ci hanno regalato un tuffo nel passato, riproiettandoci ad un tempo in cui la politica, era, per carità non per tutti i suoi attori, ma per diversi di loro, un grande atto testimoniale. I due cartelli “indossati” stamattina nell’aula consiliare simbolicamente occupata dalle consigliere Eugenia D’Angelo e Luisa Motti ci ricordano quelli, rimastici impressi dai tempi della nostra infanzia, mostrati sotto ai suoi vivissimi, prontissimi, felicissimi occhi azzurri, da Marco Pannella che occupò tutti i minuti, attribuiti al Partito Radicale in una  tribuna politica diventata storica, per protestare contro il totale ostracismo subito dai Radicali da una Rai al tempo monopolista, monocanale e poi solo bi-canale. Un Pannella ” da competizone” che condusse con sè gli altri grandi protagonisti  della testimonianza liberale, libertaria e liberista, del Partito Radicale, cioè Emma Bonino, Gianfranco Spadaccia e la compianta Adele Faccio. Tutti rigorosamente imbavagliati davanti a quella telecamera fissa al pari di Giacinto Pannella detto Marco.

Quelle manifestazioni di testimonianza erano quintessenza di pulizia. Avete,per caso, mai letto o sentito parlare  di un componente del Partito Radicale, da Pannella in giù che ha rubato dei soldi pubblici, inquisito per corruzione, per abuso d’ufficio, per turbativa d’asta? E allora quei cartelli che stamattina Eugenia D’Angelo e Luisa Motti hanno mostrato, facendoli diventare una propaggine, una protesi creativa del proprio corpo, hanno riscattato, almeno per qualche ora, la politica di Aversa che onestamente ha toccato un fondo, ma un fondo tale che al confronto quello descritto durante la famosa gag televisiva tra Renzo Arbore e l’intellettuale e scrittore napoletano il compianto Riccardo Pazzaglia, durante le puntate di Quelli della Notte, sfiora la porta del paradiso.

Dunque, quello della D’Angelo e della Motti è, a mio e a nostro avviso, prima di tutto un contributo culturale. Un atto di perequazione dopo tutto ciò che si è visto negli ultimi mesi, in un rozzo assalto alla diligenza, attuato da soggetti che, diciamocela tutta, hanno difficoltà ad articolare anche il lessico base della lingua italiana e che svolgono (si fa per dire) una funzione di governo, decretando ineluttabilmente il disastro di una città che ha una storia e che ha anche rappresentato, in secoli andati, ma anche in tempi meno remoti, un punto di riferimento culturale. Riscattano quell’aula consiliare, divenuta autentico bivacco per i manipoli di assaltatori della diligenza.

I cartelli delle due consigliere raccontano di alcune scelte relative al bilancio di previsione approvato, incredibilmente, nel perimetro della stessa seduta (credeteci, è la prima volta che lo vediamo in questa provincia che pure ha offerto spettacoli raccapriccianti nell’esercizio della funzione istituzionale), in cui è stato approvato anche il conto consuntivo dell’anno precedente, cioè del 2020.

Inutile dire che questa “fantasmagorica” circostanza, ha cancellato automaticamente ogni possibilità di discutere sulle scelte operate dall’amministrazione comunale. Una roba a scatola chiusa che non a caso l’attuale assessore ai servizi sociali Di Santo, pur essendo un uomo di questa amministrazione comunale si è rifiutato di votare in sede di approvazione di giunta.

Dicevamo della cultura, dicevamo di Domenico Cimarosa, dicevamo della cittadella universitaria. Sapete quanto ci hanno messo in questo capitolo? Lo leggiamo dal cartello indossato da Eugenia D’Angelo: 12.500 euro. Sapete poi quanto è stato appostato per lo sport, in un periodo in cui questo ha rappresentato un momento di riscatto nazionale, di orgoglio bipartisan con gli straordinari risultati ottenuti alle olimpiadi e alle paraolimpiadi, dopo l’impresa della Nazionale ai campionati europei? 8.500 euro che forse Giovanni Innocenti una macchina usata scassata la può anche vendere per un prezzo del genere, a meno che poi non te le regali o quasi se gli risulti simpatico, se sei un suo ammiratore e costantemente lo scrivi da qualche parte.

Dunque, mentre tutta l’Italia chiede più investimenti per lo sport, per quello agonistico ma soprattutto per quello di base, simbolo plastico, reale, visibile che si contrappone alla reclusione del lockdown, ai 18 e passa mesi di sofferenza planetaria, il sindaco Alfonso Golia, Innocenti, la Turco, Francesco Sagliocco, Forleo (a proposito, gli dobbiamo qualche risposta intramoenia ed extramoenia e non mancheremo all’appuntamento, così confronteremo la nostra alla sua biografia) cancellano, alla maniera con cui i talebani di 20 anni fa demolirono il patrimonio storico, archeologico e culturale dell’Afghanistan, lo sport dall’agenda aversana.

Al contrario, quei campioni mondiali della laboriosità, dell’efficienza, dell’imparzialità che abitano gli uffici che contano del comune di Aversa, avranno nel corso di quest’anno ben 96mila euro aggiuntivi rispetto al loro stipendio. Per cultura e sport la miseria di 21mila euro, per Gemma Accardo e compagnia bella, oltre al lauto stipendio, quasi 100mila euro di ulteriori integrazioni, frutto dei risultati di amministrazione a cui hanno indubbiamente contribuito,così come si capisce dallo stato in cui è ridotta la città.

Apprendiamo, poi dalla consigliera comunale Luisa Motti che il bilancio approvato ieri sera prevede un aumento, pari a un milione 200 mila euro del gettito complessivo riguardante la tariffa sui rifiuti. In poche parole, una stangata a carico di chi già paga fior di quattrini. Ma giustamente bisogna trovare i soldi per ingrossare lo stipendio della Accardo e degli altri dirigenti. E allora, che ci stanno a fare i cittadini che continuano a farsi del male, non ribellandosi all’andazzo?

Questo è. Aversa è diventata realmente una grande emergenza culturale prima ancora che politica. Uomini e donne di buona volontà, a prescindere dalle loro idee, dalla loro collocazione in un partito piuttosto che in un altro, dovrebbero costituire un fronte di salvezza cittadina per evitare che questo ripidissimo piano inclinato non si trasformi in un precipizio letale da cui sarà impossibile risalire.