Il nuovo capo della monnezza a CASERTA è il ragazzo con la Porsche ha fatto manbassa di quattrini comprando gli appalti da chi li ha vinti a TRENTOLA, S.MARCELLINO, SANTA MARIA A VICO, SAN CIPRIANO E CALVI
22 Settembre 2022 - 12:30
Il sistema è quello della cessione del ramo di azienda, attraverso la quale si definisce una nuova prassi, che magari sarà anche legale per il codice degli Appalti, ma che non ci convince per nulla e vi spieghiamo il perché
CASERTA (g.g.) – Magari per gli addetti ai lavori questa cosa è pure normale. Però, anche noi di CasertaCe, pur non essendo, fortunatamente, mai stati imprenditori del settore dei Rifiuti, qualcosa, se abbiamo immagazzinato una sillaba per ogni articolo, ogni inchiesta giornalistica, ogni focus che abbiamo dedicato a questa materia, pure ci è entrato saldamente in testa.
Non è improbabile che qualcuno di questi addetti ai lavori ci richiamerà e ci ripagherà con un: embé?, tra il sardonico e il disincantato. Embé? E qual è la novità? Il problema è che, nonostante tutto ciò che abbiamo visto e raccontato, il nostro dna, sicuramente malato per vivere ben adattato a questo territorio, riesce ancora a costituire in noi un senso di stupore.
Questo, infatti, abbiamo provato nel momento in cui ci è stato detto che se un’azienda, un consorzio, un ATI, si aggiudica una gara d’appalto, ma non di quelle così, sciué sciué, bensì la gara delle gare, quella più lucrosa, più pericolosa, quella che popola gli armadi degli attori protagonisti e non protagonisti di scheletri, può tranquillamente cedere ad un’altra impresa,
Azz…, diciamo noi; embé? ci risponde il praticone, quello che la sa lunga o semplicemente il cittadino rassegnato.
Il vantaggio dei nostri lettori è costituito dal fatto che pochi soggetti, attori nelle aree imprenditoriali relative ai rifiuti, sono sfuggiti alla nostra lente d’ingrandimento e ai nostri articoli.
Correva l’anno 2018, era d’estate e un po’ come facciamo noi, quando incrociamo personaggi simpatici, un po’ estemporanei, vagamente o patentemente cafonal, ci siamo messi a raccontare delle giornate vissute in diverse contrade casertane dal signor Ivano Balestriere, da non confondersi con i Balestrieri della Tekra, anche loro imprenditori del settore dal grande fatturato e con un’interdittiva che ultimamente un po’ di fastidio ha generato.
Ivano Balestriere non è che facevamo molto per non essere notato. Attenzione, noi scrivemmo Balestreri, ma incrociando dei documenti ufficiali abbiamo incrociato anche il cognome Balestriere, nel senso di tiratore con balestra. Non è che sia fondamentale stabilire questo cognome nella sua rigorosa testualità. L’allora giovanotto quattro anni fa scorrazzava in Porsche cabriolet, vestito bene, nel senso che indossava un abbigliamento costoso, accompagnato da qualche sobria catenina da mezzo chilo circa, saldamente attaccata al peto villoso.
In effetti, non è che scrivemmo quell’articolo e anche altri successivamente per rendere stabile una riedizione dell’ormai celeberrima rubrica di Dagospia “Cafonal”, ma perché il Balestriere o Balestreri scorrazzava con l’intenzione di saggiare il terreno nei comuni che di lì a poco avrebbero pubblicato i loro bandi per l’assegnazione dell’appalto dei rifiuti. La storia non ci ha smentito sulla prima parte di quegli articoli. Quando in tempi non sospetti e diversi mesi prima di quel novembre 2018 che segnò l’esplosione del caso giudiziario imperniato sulla figura del faccendiere di Sant’Arpino Carlo Savoia e il sindaco di Caserta Carlo Marino, scrivevamo che il Savoia, utilizzando da un lato la nobiltà decaduta, ma ancora spendibile sul piano giuridico formale della famiglia ligure dei Pizzimbone, titolari di Energetikambiente, e i suoi soci all’interno del Consorzio Cite, il ben noto salernitano Gallo, soggetto vicino al mondo del governatore De Luca e i ben conosciuti imprenditori del trasporto monnezzaro, Fontana, Ucciero e compagnia, che da anni fanno incetta di appalti nella Gisec dell’amministrazione provinciale; Savoia, dicevamo, si stava muovendo l’assalto ai comuni più grandi della provincia di Caserta.
Nel capoluogo, con la sua Esi, soci la moglie e il suo dipendente Gennaro Cardone, il faccendiere costituiva l’Ati con Energetikambiente per papparsi, secondo la Dda, assieme a Marino, Pasqualino Vitale, Marcello Iovino e con Pippo D’Auria nel ruolo di manovalanza attiva, l’appalto settennale già bandito per un importo di 116 milioni di euro. Ad Aversa, invece era attivo il Consorzio Cite, nel quale Savoia era direttamente presente, dato che in questo caso era lui stesso titolare di quote, al punto che qualche settimana fa, la Dda ne ha chiesto e ottenuto il sequestro, e dentro a questo consorzio, con gli Ucciero, i Gallo di Salerno e i Fontana si era aggiudicato, come scritto in decine e decine di articoli che recentemente abbiamo ancora dedicato all’ordinanza che ha portato all’arresto di Savoia, l‘appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nella città di Aversa.
E cosa c’entra il ragazzo con la Porsche in tutto ciò? Niente e tutto.
Niente perché Savoia percorreva una strada e lui un’altra. Molto, perché sapendo che avrebbe potuto osare fino ad un certo punto, Balestriere puntava dritto ai comuni casertani di media dimensione. Probabilmente, quell’attenzione nostra indusse Porsche-boy a ridurre le sue presenze e a rinunciare per il momento all’assalto della diligenza della monnezza d’oro casertana.
Porsche-Boy si muoveva sotto le insegne della IS.V.EC., che sta per Isola Verde Ecologia. Si occupava di rifiuti da qualche anno visto che la sua origine imprenditoriale riguardava una sorta di antitesi della monnezza, cioè il cosiddetto oro bianco, la mozzarella nel cui settore operava – se non ricordiamo male – nell’isola di Ischia. Il trash materiale, cioè la monnezza raccolta a tonnellate e poi sversata non fu pari, almeno all’inizio, del trash, inteso come stile di vita, esplicazione in scala del Gallo Cedrone, archetipo descritto meravigliosamente da Carlo Verdone in più di uno dei suoi film.
Alla fine, Balestriere o Balestreri, a Caserta ci è arrivato, quando, quest’estate, si è vista affidare la gestione della raccolta rifiuti del Capoluogo per i prossimi 12 mesi.
La prima società, infatti, non fu un crack. Porsche-boy, al quale evidentemente non era mai mancata l’autostima, non lavorò di fantasia per decidere il nome dell’azienda: Bagla, acronimo che, pur non risolvendo l’arcano escatologico sulla questione Balestriere-Balestreri, è costituito chiaramente dalle prime consonanti e lettere del cognome e del nome dell’imprenditore ischitano. Quando ieri ci hanno detto che una certa I.SV.EC. stava compiendo un’operazione importante, assumendo attività e passività del Consorzio Res, altra creatura misteriosa con a capo Francesco Savastano, da Nocera Inferiore, presidente ed evidentemente anche legale rappresentante, il che ci fa pensare che questo Consorzio Res abbia un consiglio di amministrazione, anche se non si può escludere a priori che il Savastano sia presidente e amministratore unico.
Il Consorzio Res è una gemmazione del Consorzio Sinergie, con amministratore unico e legale rappresentante un certo Francesco Capaldo, di Pagani, città in pratica attaccata a Nocera.
Il Res, ovviamente in difficoltà economica, vera o tattica, già in debito con i suoi dipendenti che su diversi cantieri non prendevano lo stipendio, ha ceduto il suo ramo d’azienda che riguarda l’esercizio delle attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani a quello che dopo quattro anni magari si è trasformato da Porsche-boy a Mister Porsche.
Per cui, comuni importanti, ad esempio Grumo Nevano o Casandrino, ora hanno nella IS.V.EC. e non più in Res il loro fornitore.
Ma scusate, ma il Consorzio Res non era il soggetto giuridico aggiudicatario della gara?
Dunque, può succedere, attraverso un’interpretazione abbastanza creativa del decreto legislativo 50 del 2016, il codice degli Appalti, che un’azienda non vincitrice di un appalto possa rilevare totalmente l’esito di quella gara? Evidentemente si può fare. Ma noi commenteremo la cosa sempre con un Azz… e potremmo scrivere un libro per significare i motivi che ci inducono a ritenere questa procedura iniqua, intrinsecamente non trasparente. E se lo Stato ha lasciato un pertugio per poter fare operazioni del genere vuol dire che non ha imparato nulla da tutto ciò che è capitato e che capita ancora nel mondo dei rifiuti, le cui trame mosse il più delle volte da colletti bianchi, sono sicuramente più mefitiche del peggior uovo andato a male e infilato nel sacchetto della frazione umida.
Ci sono anche comuni della provincia di Caserta coinvolti? Ovviamente sì. Trattasi di: San Marcellino, San Cipriano d’Aversa, Santa Maria a Vico e Calvi Risorta, tutti e quattro vicini all’attuale consigliere regionale di Mondragone, Giovanni Zannini, più Trentola Ducenta che, almeno sulla carta, non dovrebbe essere zanniniana, ma magari ultimamente ci siamo persi qualcosa.
Inutile dire che la riga successiva di questo articolo potrebbe riguardare solamente, a questo punto, un approfondimento dei profili giuridici di un’operazione che ha spostato centinaia di migliaia di euro da un gruppo di aziende ad un’altra azienda.
Ma siccome una cosa è esprimere una denuncia, un biasimo rispetto ad operazioni relativamente ad un profilo di mera opportunità, sottolineando che quello dei rifiuti è il settore più delicato e più criminogeno che la storia della Campania e della provincia di Caserta hanno prodotto, altra cosa è corroborarla da profili di irregolarità amministrativa o addirittura illegalità, ci mettiamo a studiareo con calma e con la solita devozione. Per cui, non possiamo garantirvi che già domani o già entro la prossima settimana pubblicheremo scuramente un secondo articolo, al contrario vi possiamo garantire che questo non resterà l’unico lavoro dedicato alla scalata irresistibile del ragazzo Porsche boy.