L’EDITORIALE. Miracolooo: i geni della comunicazione hanno annunciato l’aumento della guarigioni, manco stessimo parlando della peste nera. Il CORONAVIRUS diventerà una scoreggia

3 Marzo 2020 - 12:39

CASERTA(g.g.) Se fosse stato vivo Ennio Flaiano si sarebbe scompisciato dalle risate, ritrovando a 60 o 70 anni di distanza da quando lui queste cose le diceva e le scriveva, il carattere tipico degli italiani. Magari elaborato, esteso, virtualizzato, ma sempre immancabilmente lo stesso.

Ieri sera il magnate cinese Zhang, presidente dell’Inter, ha dato testualmente del “pagliaccio” al presidente della Lega di serie A Paolo Dal Pino. Se avesse allargato l’epiteto alla maggior parte degli abitanti (cittadini già è una parola grossa) di questo paese, non avrebbe sbagliato. Zhang ha raccontato, come premessa del suo giudizio tranchant, della compostezza, del realismo, della sobrietà che parte dal riconoscimento degli errori commessi, con cui il suo paese, la Cina, sta affrontando il problema del coronavirus.

Provvedimenti sanitari e di prevenzione significativi, presi senza far casino. L’Italia è un’altra cosa, invece: stamattina telegiornali, giornaloni e giornaletti aprono all’unisono: “Aumentano le guarigioni“. Cazzo, ci hanno fatto le aperture di tutto, Rai, Sky, Tgcom, Corriere della Sera e chi più ne ha, più ne metta. In un altro paese, ciò non sarebbe successo stamattina, perchè questi titoli non sono altro che il rovescio della stessa medaglia di quelli apocalittici pubblicati fino, non a 10 giorni fa, non a 5, ma fino a ieri, l’altro ieri. Ma non sarebbe successo neppure quello che invece è capitato nei ridicoli, più che folli, ultimi 10 giorni.

Oh, ma fate sul serio? Un tizio, quando becca l’influenza, perchè questa è pur sempre un’influenza e non la peste nera del 14esimo secolo, o guarisce o muore. Perchè di influenza, in casi estremi, si può anche morire. E’ successo sempre, anche con “febbri” meno reclamizzate, meno alla moda, del coronavirus.

Aumentano le guarigioni, dunque, declamano i maitre a penser italiani. E per forza, sono trascorsi 6 o 7 giorni, dal momento in cui avete messo a letto i contagiati, dicendo loro che potevano anche far chiamare le pompe funebri e si dà il caso che dopo 4, 5 giorni ogni influenza finisce. Quelle più rognose ne durano 7, 8. E allora, quale sarebbe la notizia, il notizione che merita le aperture di tutti i tg e di tutti i giornali nazionali? Che un’influenza, in 5 o 6 giorni, passa? Beh, questa è la narrazione odierna, che è l’obbligatorio continuum di quella dei giorni scorsi. Perchè se tu spari la cazzata della pandemia, che non esiste nè in cielo, nè in terra e che nessuno scienziato si è sognato minimamente di avallare, è ovvio che poi devi raccontare la cosa con tonalità miracolistiche. Insomma, per dirla alla Zhang, la solita pagliacciata all’italiana, al pari di quella, da castigo biblico, erogata e propinata nei giorni scorsi.

Avete letto bene: aumentano le guarigioni. Per cui, se la notizia sparata stamattina è, al contrario di quanto noi sosteniamo, una roba seria e deontologicamente eccepibile, vuol dire che i virologi mondiali sono tutti dei coglioni e che il coronavirus non è un’influenza, ma una malattia cronica, da cui usualmente non si guarisce e dunque se e quando si guarisce, questo fatto lambisce il miracolo. La notizia, conseguentemente, meriterà la stessa rilevanza dello scampato di un nuovo diluvio universale o delle 7 piaghe o 7 castighi di Dio che dir si voglia.

La verità, secondo noi, è questa: l’Italia è un paese in cui tutto entra nel trend e, come ci entra, siccome siamo leggeri, relativi, così ne esce. Il trend, per noi, non è solamente l’espressione di una o più mode temporanee. Il trend, in Italia, è un tritacarne: Berlusconi, negli anni 90 e nei primi anni 2000, era meglio di Ottaviano Augusto. Poi è diventato “una latrina” che al confronto le leggende inique e forse non veritiere su Nerone, erano un episodio di Topolino e Pippo; poi è arrivato Renzi. E a questo chi lo passa. Abbiamo trovato finalmente l’uomo del destino. Anno 2014: 40 e passa per cento alle elezioni europee; anno 2020, ultimo sondaggio di ieri di Pagnoncelli per il Corriere della Sera, Italia Viva prende i voti che, nella prima repubblica, raccoglieva il Partito Liberale di Malagodi e Valerio Zanone; ora è arrivato Salvini.

Questo sì che è uno tosto. Un vero macho. Vedrete che tra un anno, gli italiani diranno che è un coglione da cui dipendono tutti i mali della Nazione, rispetto ai quali il popolo si discolpa, scaricando sempre la responsabilità sull’uomo della provvidenza che diventa uomo della (s)provvidenza. Duemila anni fa, l’Italia in mano ai romani muoveva guerre ma era anche la culla di una cultura che avrebbe dovuto permeare queste genti per l’eternità. I romani dicevano “in medio stat virtus”. A nessuno viene in mente che è sbagliato considerare sia Berlusconi Ottaviano Augusto, sia considerarlo un mariuolo ricottaro? Che è sbagliato pensare che Salvini possa risolvere i problemi del Paese, ma è sbagliato anche dire, come si dirà in seguito, che lui dice cazzate a prescindere? Non viene mai in mente a nessuno, ma soprattutto alla presunta classe dirigente, di affrontare la questione del coronavirus, dicendo che non è una cosa pericolosissima, ma lavorando mediaticamente, stabilmente, per mettere nella testa dell’opinione pubblica che si tratta di una febbre, di un’influenza che non va sottovalutata, perchè se poi ti prende la bronchite o la polmonite, cosa che capita massimo nel 10% dei casi, poi a letto ci stai per 20 giorni o un mese.

Non viene mai in mente a nessuno di chi dovrebbe mantenere le sorti dell’ordinamento nazionale, di dire che il coronavirus non sarà determinante nella vita del 90 e più per cento degli italiani. In poche parole, se lo prendono nessuno di questi rischierà di morire, ma che avendo a casa ognuno un proprio caro di età avanzata, occorre farsi carico della tutela di queste debolezze perchè lì il coronavirus influenza più rognosetta delle altre, può determinare conseguenze gravi.

Questo è un paese serio. Ma recente storiografia alla mano, non è il nostro paese.

Conclusione: e allora, in un’Italia come questa, volevate che un coronavirus durasse, nella considerazione enfatica, empatica, social-comunicativa, più del tempo che raccoglie la gara, il pre e il post Festival di Sanremo?

Evidentemente, il baraccone si sta già smobilitando, pensando a un nuovo trend, a una nuova puttanata a cui legare il Bel Paese della pessima commedia dell’arte che va in scena in questo tempo, visto che Arlecchino, Colombina e le maschere di Goldoni erano molto più serie. ‘Sto coronavirus attizza di meno e tra poco, vedrete, vedrà derubricato al rango di un attacco di flatulenza.