L’INTERVISTA. Domani sera il Gala dei soci BCC al Belvedere. Il Presidente Ricciardi: “Cresciamo tanto nonostante gli ostacoli”

30 Settembre 2021 - 12:35

Da San Vincenzo de’ Paoli alla filiale di Nola. Un solo filo riunisce valori, tradizione e modernità. Il 14 Dicembre, poi, il grande convegno sull’economia sociale alla Reggia di Caserta, al quale parteciperanno tutti i vertici nazionale dell’ICCREA e non solo 

 

CASAGIOVE (Gianluigi Guarino) – Domani sera, primo ottobre, la Banca di credito cooperativo san Vincenzo De Paoli di Casagiove chiamerà a raccolta tutti i soci per celebrare insieme a loro i cento anni di vita del prestigioso istituto bancario casertano. L’appuntamento è fissato per la prima serata di domani nel salone delle feste del Belvedere di San Leucio. Un Gran Galà che rappresenterà uno dei due momenti essenziali delle celebrazioni con l’altro già fissato per il 14 dicembre alla Reggia di Caserta, quando la famiglia del Credito Cooperativo Italiano si ritroverà per discutere di economia, soprattutto di quella economia di prossimità sociale che tocca realmente i problemi delle famiglie, delle persone, le cui difficoltà si sono acuite per effetto della pandemia Covid.

di questo e di altro discutiamo con il presidente della BCC Roberto Ricciardi. Un’intervista che abbiamo già pubblicato negli ultimi giorni di agosto e che riproponiamo in occasione dell’evento del Belvedere, perchè riteniamo rappresenti una testimonianza importante per capire bene tante cose del mondo del credito cooperativo, con uno sguardo dritto e fissato verso il futuro.

Il Gran Galà fissato per domani è stato preceduto da un altro evento, svoltosi a luglio, durante il quale, la BCC ha voluto essere presente e ha voluto rappresentarsi dentro alle celebrazioni di San Vincenzo de’ Paoli, il patrono di Casagiove a cu la banca è intitolata.

Proprio nell’anno del centenario, il presidente Ricciardi ha voluto fornire un segnale chiaro. E’, infatti, doveroso, ma anche razionale, intelligente, tenere saldo il rapporto con la propria identità, con la storia, con le motivazioni profonde che hanno inaugurato un secolo fa il rapporto fra la banca di Casagiove e il tessuto socio-economico della bella cittadina che i Borbone gratificarono di sostanzioso lustro.

La matrice originaria viene dunque conservata, preservata. E il senso della presenza diretta e attiva di Roberto Ricciardi, durante le celebrazioni religiose di San Vincenzo de’ Paoli, ha voluto esprimere attraverso una chiara esemplificazione, questi valori e questa missione.

Dunque, tradizione, valori e modernità: nell’anno del centenario si creano, dunque, tutte le condizioni affinché questo alfabeto operativo trovi conferma e venga rialimentato alla luce di ciò che oggi è diventata la finanza, l’attività di raccolta e di impiego dei risparmi e degli investimenti di cittadini, che sono tali, ma che sono, allo stesso tempo, imprenditori della manifattura, dei servizi e del commercio, artigiani e coltivatori diretti. E dunque, la frase del “ponte che unisce passato e presente”, che, aggiungiamo noi, costituisce l’impalcatura del futuro, diventa sfida nel momento in cui non si tratta solamente di uno slogan, peraltro abbastanza sfruttato e anche troppo inflazionato, ma un percorso consapevolmente intrapreso.

Presidente, se abbiamo capito bene, la ricorrenza dei cento anni è una occasione per sintetizzare la mission della sua banca.

Ma quale mia banca. Assolutamente. E non affermo questo per retorica. Il mio non è un atto dovuto di tipo dialettico. Questa è veramente la banca dei soci. Questa è la banca dei cooperatori di buona volontà, che si danno delle regole e si impegnano a rispettarle ma che nella loro testa e, oserei dire, nel loro cuore, hanno sempre chiari gli obiettivi mutualistici, di solidarietà, di sostegno stabile alla micro-impresa, alle opere di ingegno che si portano avanti con la passione di chi riesce, grazie a questa, di affrontare ogni sacrificio. Tutti gli eventi che stiamo organizzando per l’autunno e per l’inverno, cioè per la fase clou che porterà alla data del 14 Dicembre 2021, quella del compleanno reale, saranno improntati ad una orizzontalità, ad un abbraccio tra i soci, tra questi e chi li rappresenta, dato che io e tutti i componenti del CDA sappiamo bene di essere solo e solamente dei rappresentanti. Tutto ciò ci tiene con i piedi per terra e ci tiene anche lontani dalle minacce della vanità e dell’auto referenzialità.”.

Allora, Presidente, cosa devono aspettarsi i soci invitati all’evento di domani sera, primo ottobre?

Intanto voglio sottolineare una iniziativa che storicamente la BCC realizza quando festeggia la propria identità con i suoi soci: li premieremo tutti con un orologio da polso, come si è sempre fatto.”.

E per il 14 Dicembre, il giorno preciso del centenario, cosa state preparando?

Cade di Martedì e, alle 16:00, avremo l’onore di farci ospitare dalla Reggia di Caserta. Un’occasione in cui tutta la famiglia credito cooperativo italiano festeggerà la BCC di Casagiove che ne è divenuta una delle componenti più solide e più stimate. Ci saranno Giuseppe Maino e Mauro Pastore, rispettivamente Presidente e direttore generale del gruppo Iccrea di cui facciamo parte. Per Ferdercassa, l’associazione delle banche che ci rappresenta come categoria dandoci una identità formale di interlocutori istituzionali del Governo, delle autorità Europee, e degli altri Enti territoriali di potestà, interverrà il Presidente Augusto dell’Erba. Per noi sarà una grande soddisfazione accogliere sia i vertici del gruppo che conta circa 130 tra banche cooperative e casse rurali, riunite per darsi delle regole comuni, per coordinare i loro sforzi ma soprattutto per avere una voce nel panorama del credito nazione ed europeo, che i vertici di Federcassa, un po’ il nostro sindacato, che abbraccia realmente tutte le banche cooperative e le casse rurali italiane. Non solo le circa 130 del gruppo Iccrea, ma anche le 80 del gruppo Cassa Centrale e la trentina di istituzioni bancarie appartenenti al gruppo Raiffeisen.”.

Ma precisamente, cosa accadrà quel pomeriggio nella Reggia?

Ci sarà un grande convegno sulle prospettive del Credito cooperativo, durante il quale speriamo di rinsaldare ancor di più il patto tra gruppi e rappresentanze. Non è questa l’occasione per parlare di argomenti complicati, però non posso non anticipare che il 14 Dicembre si parlerà anche del modo con cui le nostre realtà sono trattate, soprattutto dalle istituzioni Europee, in maniera a dir poco iniqua, ad avviso mio ma ad avviso anche di chi esprime la linea del gruppo Iccrea e quella di Federcassa.”.

Ma quando Lei parla di iniquità, si riferisce a qualche caso particolare. Ci può fare un esempio concreto?

Certamente. Nei primi mesi, quelli più duri della pandemia, noi ci siamo resi disponibili materialmente, concretamente, di fronte al bisogno, di fronte alle necessità, di fronte al grido di aiuto arrivatoci soprattutto dagli ospedali e dalle altre istituzioni sanitarie. L’essere banca territoriale, l’essere banca cooperativa, ci ha permesso di far giungere il nostro aiuto economico nel giro di pochissimi giorni. Per cui, non si tratta di un aspetto formale, di una identità puramente assertiva. Essere banca cooperativa significa essere un’altra cosa, noi la definiamo biodiversità, rispetto alla banca di capitale. E ciò, purtroppo, il più delle volte non viene compreso dalle istituzioni esecutive e parlamentari, soprattutto da quelle Europee. In questo modo si isola, si abbandona, si lascia senza sostegno quel tessuto fittissimo di piccolissime, piccole e medie imprese, le quali, a differenza di tanti altri paesi del continente rappresentano una realtà cruciale, essenziale, assolutamente strategica dei processi economici di tutto il nostro paese. Non è una lamentela affermare che ha poco senso, una volta ristrutturato il sistema, una volta acquisite tutte le garanzie sull’efficienza, non a caso manifestatesi nella creazione di gruppi bancari, di aggregati di soggetti territoriali del credito, quale è ad esempio Iccrea, applicare a noi le stesse regole che vengono applicate per Unicredit. Si tratta di un errore frutto di una concezione errata, da parte delle istituzioni nazionali ed europee, del rapporto tra credito e territorio nella sua stratificazione più importante, che mette in circuito il tessuto delle piccole e medie imprese con l’attività di impiego degli istituti di credito di prossimità o, come, ripeto, mi piace chiamarli, della biodiversità. Proseguendo con questo andazzo, le banche cooperative subiscono un meccanismo che le metterà sempre in difficoltà. Questo non è giusto, non è, per l’appunto, e vengo alla sua domanda, equo, dato che noi abbiamo un modello di business completamente diverso. Noi svolgiamo un ruolo sociale. È vero che facciamo banca, ma lo facciamo da cooperativa. Quella di cui ci occupiamo è l’economia civile, perché ci impegniamo rispetto ai territori che ci accolgono portando dentro valori indiscutibili a partire da quello della sostenibilità. Non solo, ma quando noi appoggiamo i processi di modernizzazione, di digitalizzazione, arriviamo in maniera più concreta, efficace, proprio grazie a quell’elemento di prossimità che ci garantisce il valore della conoscenza, spesso diretta, di ogni nostro interlocutore. Dunque, non si capisce perché le BCC abbiano dovuto sopportare e affrontare le stesse pesanti restrizioni imposte alle banche popolari, nelle quali erano realmente avvenuti dei disastri, a cui noi eravamo completamente estranei.”.

Torniamo a concentrarci sulla BCC. Fino a qualche mese fa abbiamo trattato della vostra espansione nei territori. La pandemia l’ha rallentata, o i progetti di inserimento in altre realtà territoriali continuano? E se continuano, come e dove?

Essere cooperativa significa lavorare duramente insieme. I rapporti tra persone favoriscono l’attivazione di un’altra parola di cui si fa largo uso ed anche un po’ abuso: la resilienza. Ma noi, e lo diciamo con umiltà, riteniamo di aver dato un senso a questa parola nel corso di questi diciotto mesi difficilissimi. Infatti, stando insieme e conoscendosi come persone, si fa squadra e si affrontano, con più forza, le difficoltà. Certo, la pandemia ha condizionato tutta l’economia e dunque anche gli istituti di credito. Ma noi, oggi, grazie ad un modello cooperativo realmente applicato, possiamo registrare le cifre più alte della storia del montante finanziario in cui si riassumono tutte le nostre attività. Complessivamente abbiamo 733 milioni di Euro circa di massa amministrata, di cui 500 milioni costituiscono la parte relativa alla raccolta, cioè al risparmio dei nostri clienti, e 233 milioni circa, la parte riguardante gli impieghi, cioè il danaro che mettiamo a disposizione per finanziare le imprese. Come non essere contenti di fronte alla ormai certa apertura di una nostra sede a Nola che, peraltro, sarà immediatamente autonoma possedendo tutti i requisiti per esserlo, sia dal punto di vista del numero di soci già aderenti, sia dal punto di vista dei vincoli geografici imposti dalla Vigilanza? Posso già ufficializzare che la sede di Nola della BCC sarà ospitata nel conosciutissimo palazzo IESU, a ridosso dello svincolo autostradale. Per noi è un obiettivo importantissimo, perché proietta la BCC in un territorio dove esiste ed è sedimentata, almeno per quanto riguarda la Campania, una mentalità imprenditoriale unica nel suo genere, e tra le poche in grado, nell’Italia meridionale, di mettere in campo un know-how competitivo anche rispetto a realtà speculari del nord Italia. E ci piace, dunque, manifestare ancor di più la nostra soddisfazione per aver connesso, con la nostra presenza, una gran parte del territorio dell’antica provincia del Regno d’Italia, la storica Terra Laboris, di cui Nola faceva parte insieme a Cassino, ad Aversa, cioè altri luoghi in cui siamo da tempo saldamente insediati. Aver incrociato, con i nostri fondamentali economici e organizzativi, una porzione della domanda finanziaria, di credito, di una città come Nola, ci riempie di orgoglio. Il resto va avanti, si sviluppa, come sta succedendo per una delle ultime sedi aperte, quella di Marcianise, e si consolida con tutte le altre, con quella centrale di Casagiove, con quelle di Caserta, di Santa Maria Capua Vetere, di Mignano Montelungo, oltre a quelle già citate di Cassino e Aversa. Questo ci permette di guardare con fiducia ad un futuro che, al netto della pandemia, può solamente sorriderci, ma, soprattutto, sorridere a quel modello di economia civile che rappresenta la nostra unica mission. Poi ci sono delle novità per quanto riguarda le sedi di determinati servizi che il nostro istituto eroga ed erogherà in maniera sempre più curata e innovativa ai propri soci e ai propri clienti, a partire dal Centro Imprese. Ma di questo parleremo meglio, con ampia profusione di dettaglio, nei prossimi mesi.”.