MARCIANISE. Altro che streaming, Antonio Golino torna in giunta aumm aumm. Il sindaco fa un po’ (un bel po’) di confusione tra poteri suoi, della Giunta e del Consiglio

31 Luglio 2023 - 10:34

Ad annunciarlo uno stringato comunicato del Polo per Marcianise di Gerardo Trombetta e Antonello Velardi. Ora il primo cittadino si “resetti” un po’” altrimenti si fa del male da solo. In testa all’articolo, la nota del sindaco in un post su Facebook in cui risponde a CasetrtaCe

MARCIANISE (g.g.) – Non pensiamo che i nostri tanti lettori marcianisani siano interessati più di tanto alla concione culturale tra il sottoscritto e il sindaco Antonio Trombetta.

Per cui, al netto delle classificazioni un po’ creative – sia detto ciò con il massimo rispetto e con simpatia umana -, sul positivismo di Norberto Bobbio che, in realtà, valida questa struttura filosofica nel settore giuridico quale primato di un’autorità d’ordine comunque di matrice genuinamente democratica e, al netto del Machiavelli, un po’ machiavellico e un po’ votato all’idealismo che è esattamente il punto di riferimento, individuato dal fondatore del positivismo Comte nel XIX secolo, in reazione proprio a tanti voli sognanti del romanticismo idealista, sarebbe opportuno che ci occupassimo di cose più concrete, di cose collocate nel perimetro di azione del sindaco di Marcianise e un quello di un giornale come il nostro che racconta le storie di questa provincia e non le felpate dispute di un salotto culturale, nel quale pur potrebbe tranquillamente misurarsi.

Oggi abbiamo appreso che il caso dell’assessore Antonio Golino è, per il momento, rientrato. Lo abbiamo letto da un breve comunicato del Movimento “Polo per Marcianise”, per intenderci la lista di Gerardo Trombetta e Antonello Velardi.

Poche righe in cui non c’è neppure l’ombra del riconoscimento di un errore compiuto nei confronti del sindaco Trombetta. Ammesso e non concesso che questo sia stato manifestato nella dialettica tra il Polo di Marcianise e il citato primo cittadino, ciò è avvenuto al cospetto di quattro, sei o otto occhi.

Nel comunicato, infatti, il Polo per Marcianise ringrazia il sindaco ma lo ringrazia “per essere tornato suoi passi” e lo fa dopo aver ribadito la posizione espressa al momento della revoca della delega ad Antonio Golino, le cui motivazioni – così ricorda oggi la nota di Gerardo Trombetta e Velardi – erano state respinte.

Su queste motivazioni, sottolinea sempre il comunicato del polo per Marcianise, “noi abbiamo preferito evitare esternazioni pubbliche per impedire ogni strumentalizzazione”.

Se il sindaco, insomma, nei giorni scorsi, ha detto chiaro e tondo che Antonio Golino avrebbe potuto, eventualmente, riguadagnare il suo posto, ma solamente ad epilogo di un confronto pubblico, anzi super- pubblico, con tanto di trasmissione in streaming, il comunicato per Polo per Marcianise fa capire che è successo esattamente il contrario.

Se una discussione c’è stata, se un processo di revisione delle posizioni espresse in consiglio comunale da Giuseppe Tartaglione e successivamente, mediate social, dal primo cittadino, ciò è avvenuto al riparo da occhi indiscreti nel riserbo e, sotto ad un condizionatore d’aria, visto che di questi tempi di deriva meteorologica africana, il proverbiale caminetto potrebbe risultare letale.

Una riflessione, poi, su un passaggio, a nostro avviso, un po’ bislacco del post pubblicato da Antonio Trombetta in risposta al nostro articolo.

Scriveva la fascia tricolore prima della pace blindata e annunciata solamente dal Polo per Marcianise senza, per il momento, controcanti provenienti dal Palazzo di Città: “La questione – scriveva Trombetta rivolgendosi a CasertaCe – non fu politica, almeno non nella accezione nobile che lei professa (si riferisce al sottoscritto n.d.d.). Lo fosse stato, ne avrei preso atto. E magari avrei assecondato le critiche, laddove le avessi condivise. Invece, come lei sa, è stata illegittimamente portata in discussione una decisione sindacale, su cui il Consiglio non ha titolo a entrare, facendo comunella con l’opposizione”.

Dunque sindaco Trombetta, facciamo un po’ d’ordine logico-concettuale: affermare che la questione non fu politica attiene ad una valutazione fondata sulla volontà di evidenziare un retroscena, un dietro alle quinte, visto che Giuseppe Tartaglione, da consigliere comunale, ha presentato un ordine del giorno in consiglio. Un atto che rappresenta, nel senso stesso della sua identità istituzionale, un atto politico.

Se poi quest’atto politico sancisce una spaccatura, una divergenza di visione e di opinione di un consigliere di maggioranza rispetto ad un deliberato della giunta, scaturita dalla stessa maggioranza, ciò non significa certo che siamo di fronte ad una questione extra politica. Se una maggioranza si rompe o si spacca, il fatto è politico e non lo sapremmo definire altrimenti.

Per quanto riguarda l’accezione nobile professata dal sottoscritto, si tratta di una valutazione che mira a combattere una modalità di espressione della politica con strumenti politici. In poche parole il sottoscritto afferma che solo la politica può trovare gli antidoti rispetto al proprio processo di deterioramento.

Secondo punto: sindaco Trombetta, “ma manco per niente” io so, a differenza di quello che lei scrive, che questo ordine del giorno, a firma di Giuseppe Tartaglione, sia stato portato “illegittimamente” in Consiglio comunale.

L’Ordine del giorno è uno strumento e una prerogativa coperti dalla piena legittimità di tutte le leggi, che, a partire dal Testo Unico sugli Enti locali, legittima e difende il titolo – che ogni consigliere comunale d’Italia ha – di presentare un ordine del giorno da sottoporre alla discussione ed, eventualmente, sottoporre al voto del Consiglio, che, su queste cose, è assolutamente sovrano.

Il Consiglio comunale, quale organo di indirizzo e di controllo, così definito dalla legge, può entrare nel merito di tutto, ma proprio di tutto, ovviamente nel rispetto dell’equilibrio, dei pesi e dei contrappesi tra i poteri costituiti.

Non può, ad esempio revocare un decreto sindacale, ma può discuterlo, può sindacarlo, contestarlo, attraverso gli strumenti della mozione, dell’interrogazione, dell’interpellanza e, per l’appunto, dell’ordine del giorno.

Il sindaco e la sua giunta possono anche infischiarsene, assumendosi però la responsabilità politica di aver ignorato, in tutto o in parte, una raccomandazione, un atto di indirizzo e di controllo, quando questo, ovviamente, è approvato dal Consiglio, prodotto da un organo altamente rappresentativo, frutto del supremo e inappellabile pronunciamento del popolo sovrano, esattamente al pari di quello che elegge il sindaco.

Il resto del post di Trombetta vogliamo considerarlo un lapsus: l’atto contestato, su quale Giuseppe Tartaglione ha presentato l’ordine del giorno, poi approvato dal Consiglio, non è, infatti, un atto del sindaco, come scrive lui stesso, ma è una delibera di giunta comunale, organismo distinto e separato dall’organo sindacale, in quanto, a sua volta erogatore di una potestà differente da quella della giunta di cui il sindaco è solo il presidente, come si può facilmente apprendere da una lettura, anche sommaria, del già citato Testo unico sugli enti locali n.267 del 1° agosto 2000.

Dottore Trombetta, la prossima volta la invitiamo a scrivere con più calma, visto che, ripeto, l’impeto di replicare a CasertaCe è tutta energia sprecata, visto e considerato che per lei e, tutto sommato, anche per noi, occorre concentrare le stesse sui problemi della città di Marcianise.

POST SCRIPTUM: Lei legittima l’atto di trasformismo della coppia formata da Giovanni Pratillo e Pino Riccio che le ha garantito numeri buoni al momento dell’elezione del nuovo presidente del Consiglio e dell’approvazione del Bilancio di previsione. Una decisione frutto di quelli che lei ha definito un “processo politico“. Evidentemente, il sindaco Trombetta ritiene o si vuole autoconvincere che rappresenti un processo politico quel documento con cui Pratillo ha giustificato quello che, a tutti gli effetti, è solo un ribaltone, niente di più.

Qualche giorno dopo abbiamo avuto la fortuna di divertirci e di sorridere ascoltando in streaming l’intervento che lo stesso Giovanni Pratillo ha tenuto in occasione della seconda seduta del Consiglio Comunale.

Calando un velo pietoso sul suo contenuto e sulla sua struttura linguistica, da quella sorta di “noio vulevam savoir” si l è capito chiaramente che né Pratillo né Pino Riccio abbiano scritto una sola vocale del documento che lei definisce un “processo politico”.

Noi, che conosciamo bene la storia degli ultimi venti anni della sua città, non siamo rimasti affatto stupiti. Sappiamo, infatti, che Pratillo e Riccio avrebbero firmato anche la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America perché, caro sindaco, altro che “processo politico”.

Questi qua, pur di stare a contatto con chi comanda, con chi muove il mulino, farebbero di tutto e l’ultimo dei loro problemi e costituito dal dare una spiegazione, una giustificazione politica alle loro azioni. Non lo hanno fatto mai e men che meno l’hanno fatto in questa circostanza.