MARCIANISE. Dai chioschi abusivi alla poltrona di assessore comunale in quota Zannini. La formidabile struttura morale dell’amministrazione. Il sindaco? Un brav’uomo, ma dopo opportuna visita medica
7 Ottobre 2024 - 13:25
La bellezza di scrivere in questa provincia è che tu pensi spesso di aver raggiunto il punto di caduta più basso che può esistere, e invece non è così, perché la politica offre sempre delle sorprese. Regista dell’operazione Pasquale Salzillo, che magari potrebbe dare a Mimmo Tartaglione anche la delega alle Attività Produttive, in modo da dire “chioschi illegali per tutti”, alla maniera di Cetto La Qualunque
MARCIANISE – Antonello Velardi ha fatto piaceri a Domenico Tartaglione, per gli amici Mimmo, come pochi altri sindaci avevano osato fare per favorire gli interessi materiali ed economici di propri amici ed elettori.
Chi scrive possiede un’esperienza solida sulla vicenda dei famosi chioschi impiantati da Mimmo Tartaglione nella zona del parcheggio della fiera settimanale.
In decine di articoli ha raccontato di quella che era una delle più brutte trasgressioni della legge, compiuta dall’amministrazione comunale, diciamocela tutta, per favorire questo imprenditore, il quale per diversi anni ha organizzato tornei di beach volley, ha somministrato prodotti da bar.
Insomma, ha intascato un bel po’ di quattrini.
Lo ha fatto in maniera illegale, perché dall’amministrazione comunale di Velardi aveva ottenuto un’autorizzazione che mai e poi mai avrebbe potuto ottenere, visto che quel sito era classificato come parcheggio e solo come parcheggio nel Piano Regolatore Generale vigente.
Quando Velardi fu sfiduciato dal consiglio comunale e un raggio di sole inondò finalmente il municipio guidato per qualche mese dall’allora vice-prefetto vicario Michele Lastella, fu operata un’azione di ripristino della legalità attraverso un’ordinanza, firmata da Fulvio Tartaglione, che Lastella aveva richiamato alla guida dell’Ufficio Tecnico.
Un provvedimento che sanciva, senza se e senza ma, l’illegalità, l’abuso di quel chiosco e delle altre attinenze con conseguente ordine di demolizione.
Tartaglione andò al Tar. Usò gli argomenti legati a un’attività economica che in caso di chiusura immediata avrebbe creato un danno molto grave ai propri interessi e il Tar conseguentemente sospese l’ordinanza di Fulvio Tartaglione, salvo poi sotterrare letteralmente il ricorso presentato da Mimmo Tartaglione con tanto di sanzione della illegalità di quegli insediamenti.
L’imprenditore a quel punto si fermò, anche perché la concessione triennale, sciaguratamente ricevuta da Velardi nel 2017, era scaduta.
La demolizione diventò inevitabile ed effettivamente nei giorni successivi alla scadenza dei termini per presentare ricorso al Consiglio di Stato, fu realizzata.
Ma Velardi non avrebbe mai e poi mai pensato di fare quello che tre consiglieri comunali, non a caso espressione del neo-indagato Giovanni Zannini, hanno chiesto: va bene il chiosco abusivo, va bene quella ricotta fermentata fino alla putrescenza per più di tre anni, ma assessore no, finanche uno come Velardi a ciò non sarebbe arrivato.
E invece i consiglieri Nicola Russo, che negli ultimi tempi ritiene di essere diventato una sorta di dottor sottile della politica marcianisana, Carmela Laurenza, figlia di Mimì Laurenza l’infermiere (una categoria che al di là delle proprie competenze amministrative, i voti li prende a prescindere) e, infine, Salvatore Raucci, espressione dell’ex sindaco Filippo Fecondo (che, ormai, dedicandosi solo alla professione di architetto e dunque di acchiappa-incarichi, non ha avuto alcuna difficoltà ad associare il suo consigliere alla banda Zannini), hanno indicato Mimmo Tartaglione come assessore.
Marcianisani, ma ce le siamo sognate le storie sui chioschi abusivi e sui soldi guadagnati ingiustamente da Tartaglione?
Il Tar gli ha dato ragione? Lui ha abbattuto quelle volumetrie per sport, perché così si era svegliato, per atto volontario non coartato, oppure perché un Tribunale della Repubblica aveva sancito che si trattasse di insediamenti abusivi, illegali?
E qui torniamo sulla questione del sindaco Antonio Tormbetta.
Se ci mettiamo in auto e andiamo nella piazza del Comune di Marcianise, parlando del più e del meno anche con chi è stato ed è avversario di un’amministrazione comunale che vive grazie al ribaltone già realizzato da Giovanni Pratillo e da Pino Riccio e grazie a quello latente dei tre consiglieri di Giovanni Zannini, ti diranno che questa è un’amministrazione in cui ci sono molti impostori, uno in particolare, disposto a tutto, però tutto sommato il sindaco è un brav’uomo.
Brav’uomo una cippa. Se è un brav’uomo, allora dobbiamo aggiungere che di qui a poco dovrà essere sottoposto a una visita del servizio sanitario nazionale per stabilire se sia in grado di intendere e volere. Nel caso in cui venisse stabilito che Trombetta non è in grado di intendere e di volere, allora ok, anche noi diremo che è un brav’uomo.
Perché pateticamente è diventato dipendente della sua immagine con la fascia tricolore, che sia allo specchio o in una foto.
Ma lui dove stava quando Mimmo Tartaglione, spavaldamente, sciorinava in un post dietro l’altro in Facebook, prendendosi beffe di noi?
Anzi, prendendosi beffe di tutti quelli che, ragionando di diritto e garantendo a lui l’immeritata premura della pubblicazione integrale di un pezzo del Piano Regolatore, della pubblicazione integrale di pezzi delle leggi urbanistiche, dimostravamo che nulla di personale ci fosse nei confronti di Mimmo Tartaglione, che non conoscevamo allora e non conoscevamo oggi, ma che il problema consistesse solo nel fatto che un signor X avesse ricevuto, con la compiacenza di un’illegalità compiuta nell’Ufficio Tecnico, autorizzazioni per impiantare remunerative attività economiche in un sito in cui né lui né nessuno avrebbe potuto farlo.
Dov’era il sindaco, in Arabia Saudita?
Ad Adelaide in Australia o stava a Marcianise dove abitava svolgendo l’attività di medico nel settore pubblico?
Antonio Trombetta ha detto sì a Mimmo Tartaglione assessore dimostrando di essere nettamente peggiore di Velardi, che a questo non sarebbe mai arrivato, ripetiamo.
Non l’abbiamo ancora nominato perché le vicende giudiziarie che hanno cominciato, solo cominciato (capito Nicola Russo?) a toccare la più grande anomalia della storia della politica casertana, ossia Giovanni Zannini, lo inducono ad essere prudente al punto di aver risposto al mondragonese che se ne riparlerà a gennaio.
Quindi non è un problema far entrare in giunta una persona resasi responsabile, insieme all’amministrazione comunale precedente, di un abuso edilizio molto grave; non è un problema quello di inserire in giunta una persona che non si è accontentato di svolgere quell’attività illegale per anni ma che, nel momento in cui un dirigente del Comune non asservito in quel momento, ossia Fulvio Tartaglione, ha ordinato l’abbattimento, lui è andato al Tar, provando a ribellarsi a quella che era un’evidenza di abuso così smaccato e clamoroso che già uno studente della prima geometri avrebbe tranquillamente diagnosticato.
Ecco perché diciamo che Antonio Trombetta ha un problema di tipo emotivo. Forse è vero che lui non è attivo nella valutazione dei potenziali vantaggi materiali di essere sindaco di una città di 40mila abitanti con una zona industriale tra le più estese della Campania;
forse è vero che lui, non essendo attento agli aspetti materiali, mondani, secolari della sua funzione, lasci fare a dirigenti o pseudotali che ormai hanno inaugurato, addirittura, una loro persistente residenza nei social, così come scriveremo nei prossimi giorni cogliendo un’altra anomalia.
Forse è vero che anche stavolta, nel caso della designazione di Mimmo Tartaglione ad assessore, Trombetta abbia lasciato fare al suo vice Pasquale Salzillo, autentico regista di questa operazione, che mette insieme lui e Giovanni Zannini, che sono come quelle due persone che in un posto pieno di tailandesi, cinesi, indiani, polacchi ecc., scoprono solamente guardandosi in faccia di parlare la stessa lingua, che poi non è solamente l’italiano, ma una sorta di esperanto della furbizia, dell’illegalità, fondata anche sul reclutamento di soggetti come Mimmo Tartaglione.
Conclusione: se Zannini non precipiterà giudiziariamente, a gennaio l’uomo dei chioschi illegali diventerà assessore comunale, al culmine dell’iniziativa tra lui, Pasquale Salzillo e Giovanni Zannini. A questo punto, però, meglio completare l’opera, anche perché a Pasquale Salzillo non frega granché del commercio di Marcianise, essendo lui impegnato in pensieri ed opere sull’edilizia e sulle concessioni.
E allora Salzillo potrebbe sublimare il tutto cedendo a Mimmo Tartaglione la delega di assessore alle Attività Produttive e al Commercio. in lui si specchierebbe perfettamente la rappresentanza speculare di una città ormai allo sbando da diversi anni.