MARCIANISE. Di nuovo arrestato in carcere il re dei supermercati Paolo Siciliano. Il Buonanno e Campomaggiore facevano l’usura e lui utilizzava i soldi per la sua attività

31 Gennaio 2022 - 12:31

Carcere anche per Buonanno jr, mentre Buonanno senior aggiunge un’altra custodia cautelare ai domiciliari dove già si trova. Indagati, oltre al “solito” Campomaggiore, anche il collaboratore di giustizia Claudio Buttone e Raffaele Iuliano. IN CALCE ALL’ARTICOLO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA CON NOMI E CIFRE DEGLI IMPORTI COMPRENDENTI ANCHE GLI INTERESSI AL 120% ANNUO 

 

MARCIANISE – (g.g. e g.v.) Altri guai per il noto imprenditore del settore dei supermercati Paolo Siciliano, 57 anni di Marcianise, titolare del marchio Pellicano con decine di punti vendita sparsi in tutta la provincia di Caserta e non solo. E’ stato arrestato stamattina dagli uomini della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Caserta e dovrà rispondere di due accuse. La prima relativa a presunti episodi di violenza e minacce aggravate dalla volontà di favorire il clan Belforte, ai sensi dell’articolo 416 bis comma 1, nei confronti dell’imprenditore Angioletto Giuliano.

Ciò allo scopo di costringere quest’ultimo a dichiarare ai finanzieri della Compagnia di Marcianise, che alcuni assegni arrivati nel conto corrente acceso da Siciliano nel Banco di Napoli di Marcianise, erano stati consegnati a Nazaro Bellopede, titolare dell’impresa “Prodotti ittici sas” e successivamente da questi consegnati allo stesso Siciliano.

La seconda accusa, quella più importante in quanto il gip del tribunale di Napoli ha firmato il suo arresto in carcere proprio inerentemente a questa incolpazione, l’aver utilizzato denaro di provenienza illecita per finanziare la propria attività imprenditoriale, specificatamente la sua attività commerciale. Ciò ai sensi dell’articolo 648 ter del codice penale che chiude la filiera dei commi dello stesso articolo, riguardanti l’utilizzo di proventi di attività criminali, partendo dalla ricettazione, arrivando fino al reato contestato oggi a Paolo Siciliano, passando per l’articolo 648 bis che punisce il reato di riciclaggio.

Nel dettaglio, a Paolo Siciliano viene contestato l’utilizzo di somme precise e dettagliatamente specificate in un elenco di assegni che pubblichiamo in calce, tutti conseguenza dell’attività usuraria posta in essere da Giovanni Buonanno, Gennaro Buonanno e Michele Campomaggiore, insieme a tutti i capi di imputazione provvisori contenuti in questa ordinanza. Precisamente si tratta di 11 assegni incassati nell’arco di 10 mesi e un importo complessivo di 76.135,32 euro.

Sono titoli frutto, secondo i magistrati della Dda e secondo la Guardia di Finanza, delle attività di usura, realizzate da Gennaro Buonanno, Giovanni Buonanno e dal “solito” Michele Campomaggiore, indagato anche lui in questa ordinanza, seppure non raggiunto da alcuna misura di custodia cautelare.

Chi invece è stato arrestato ed ha guadagnato la cella, unitamente a Paolo Siciliano, è stato Giovanni Buonanno, il quale ha visto peggiorare stamattina la condizione della sua libertà personale, dato che è passato dalla detenzione agli arresti domiciliari nella propria abitazione di Marcianise, relativa ad altri reati e ad altre ordinanze, all’arresto in carcere dove è stato condotto dagli uomini delle Fiamme Gialle.

Gennaro Buonanno, invece ai domiciliari stava e ai domiciliari rimane. Per lui, ha contato la condizione precaria della sua salute. Per cui rimarrà confinato dentro un appartamento o una casa di Roma. Ai due Buonanno, viene contestato il reato di usura, ovviamente con l’aggravante camorristica, perpetrata proprio ai danni del già citato imprenditore Giuliano Angioletto con l’applicazione di tassi di interesse del 10% mensile e dunque del 120% annuo o anche del 13% mensile e qui probabilmente c’è un errore di trasmissione dato che nell’ordinanza si parla di 130% ma 13 per 13 mesi, non fa 130, bensì 156.

Nei capi di imputazione che, ripetiamo, pubblichiamo in calce a questo articolo, sono dettagliatamente elencati anche i prestiti usurari che Angioletto Giuliano ha ricevuto dai Buonanno, i quali vengono accusati anche del capo 2, evidente conseguenza del capo 1.

I due, insieme a Raffaele Iuliano, quest’utimo però, solo indagato e non attinto da alcuna misura cautelare, avrebbero compiuto il reato di estorsione nel momento in cui con minaccia e utilizzando la loro conclamata relazione con il clan Belforte, avevano costretto l’imprenditore a salire nella loro autovettura dove, oltre a chiedere la precisa corresponsione dei debiti usurari, riguardanti cifre che spesso e volentieri entro un solo anno superavano l’importo del prestito, pretendevano di vedersi consegnati anche duemila euro, ecco qui l’estorsione, come regalo al clan per le feste natalizie.

Duemila euro che Angioletto Giuliano non versò, opponendosi a questa richiesta e che dunque, come si capisce dall’abbinamento tra l’articolo 648, estorsione e l’articolo 56, delitto tentato, non riuscì, ma certo non per volontà di chi il tentativo di estorcere danaro al Giuliano aveva posto in essere.

Dicevamo dell’altro indagato Michele Campomaggiore, anche lui coinvolto nell’accusa di usura a cui, aggiungiamo noi, abituato perchè questa è l’ennesima ordinanza che lo riguarda, relativamente a questo particolare tipo di reato. Anche in questa circostanza vittima dell’attività criminale è stato Angioletto Giuliano che ha assunto prestiti da Campomaggiore con importi e tassi di interesse che potrete leggere nello stralcio dell’ordinanza sotto a questo articolo.

Indagato anche il collaboratore di giustizia Claudio Buttone, uno dei pezzi da 90 del clan Belforte. Anche per Buttone c’è l’accusa di usura, a maggior ragione in questo caso annodato ad attività di camorra. Pure in tale circostanza, pubblichiamo l’elenco delle somme prestate e degli interessi applicati.

I legali nominati a difesa degli indagati sono gli avvocati Giuseppe Foglia, Federico Simoncelli che difende Paolo Siciliano e Massimo Trigari.

 

QUI SOTTO GLI STRALCI DELL’ORDINANZA