MARCIANISE. Firme false pro Velardi. In aula salta fuori l’intercettazione sul gabbiotto con l’avvocato Gabriele Amodio e il giornalista Franco Agrippa

27 Giugno 2023 - 18:10

Stamattina sul banco dei testimoni il maresciallo dei carabinieri Palmiero che ha condotto gran parte di questa complessa indagine

MARCIANISE (g.g.) Si è svolta stamattina l’udienza del processo sulle firme false, apposte in calce, alla lista civica di Antonello Velardi, “Orgoglio marcianisano“, in occasione delle elezioni comunali del 2016. Il caso esplose grazie ad una serie di articoli pubblicati da questo giornale e da cui prese le mosse l’indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che prima indagò e poi ha rinviato a giudizio una serie di persone che avrebbero certificato e contribuito alla validazione di quelle firme false, senza le quali quella lista civica che contribuì significativamente alla vittoria di Velardi, non avrebbe potuto schierarsi ai nastri di partenza di quelle elezioni.

Ricordiamo anche a chi si è perso nei nostri articoli che tra le firme c’erano anche quelle di un paio di detenuti e dunque teoricamente le avrebbero apposte in carcere, tra cui anche quella di un noto camorrista ed esponente del clan Belforte mentre l’altro nome era quello di Bruno Aniello come ha confermato stamattina in udienza il maresciallo dei carabinieri Palmiero, che ha condotto questa complicata indagine durante la quale sono state interrogate come persone informate dei fatti 170

cittadini di Marcianise, le cui firme risultavano sotto al documento e che invece hanno smentito di averla mai apposta.

Dalle trascrizioni delle intercettazioni è venuta fuori una di cui, al tempo del rinvio a giudizio, già parlammo non poco. Uno degli imputati, Alberto Tartaglione, parlando con un suo interlocutore, se da un lato confermava di aver validato quelle firme, aggiungeva di aver agito in buona fede e, recriminando non poco dopo aver saputo dell’esistenza dell’indagine si lamentava con il suo interlocutore in questo modo: “perchè non vanno a vedere chi c’era nel gabbiotto?” Sotto a quel gabbiotto dove le firme sarebbero state realmente trascritte c’erano sostenitori di primo piano di Antonello Velardi. Ma va sottolineato che di quelle persone tra cui spiccano i nomi dell’avvocato Gabriele Amodio, per molto tempo avvocato dello stesso Velardi e per un periodo assessore al bilancio, e quello di Franco Agrippa, storico corrispondente de Il Mattino da Marcianise protettissimo sempre da Velardi quando questi, prima di essere licenziato, volgeva una funzione apicale, precisamente quella di caporedattore centrale, nel giornale della famiglia Caltagirone. In realtà, come potete leggere dal testo integrale dell’intercettazione, che pubblichiamo in calce a questo articolo, l’interlocutore di Tartaglione fa il nome di Angelo “Angelo il giornalista”. Lo fa erroneamente confondendo Angelo Agrippa, giornalista del Corriere del Mezzogiorno, sin dai tempi in cui Antonello Velardi, operava se non andiamo errati da caporedattore di questo giornale, con quello del fratello Franco Agrippa. Siccome una delle voci intercettate dice “giornalista de Il Mattino” è chiaro che sotto a quel gabbiotto ci fosse Franco e non certo Angelo Agrippa.

Ricordiamo che gli imputati oltre alla già citata Assunta Foggia sono: Pasquale Bellopede, imparentato con Antonello Velardi, patron della (fu) sagra delle rane, Raffaele Tartaglione e il poliziotto della Questura di Caserta Lorenzo Ovalletto, a lungo componente della scorta che, per decisione, da molti contestata, del Ministero degli Interni è stata per diversi anni assegnata a Velardi. In questo processo si sono costituiti parte civile molte delle persone di cui è stata usata farloccamente la firma, rappresentati in giudizio dall’ avvocato Mariano Omarto. Prossima udienza nel mese di ottobre quando sarà ascoltato Dario Abbate, al tempo consigliere comunale di opposizione che fu uno dei tre denuncianti insieme a Pinuccio Moretta e Pasquale Salzillo.