MARCIANISE. GLI ATTI DI INDAGINE. La Procura e la Finanza inchiodano Velardi e Onofrio Tartaglione. Attestazioni copia e incolla con zero richieste formali

15 Aprile 2021 - 21:22

MARCIANISE (Gianluigi Guarino) – La chiusura delle indagini e la successiva richiesta di rinvio a giudizio, che ha sancito la trasformazione del sindaco Antonello Velardi e dell’ex segretario comunale Onofrio Tartaglione dal ruolo di indagati a quello di imputati , per diversi reati commessi in concorso di falso ideologico finalizzato alla truffa, ci ha consentito di acquisire atti che ovviamente durante la fase investigativa erano rigorosamente secretati.

L’altro giorno abbiamo sintetizzato il dispositivo con il quale il pubblico ministero della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Gerardina Cozzolino, ha chiesto al gup Ivana Salvatore  e dunque al tribunale, la fissazione dell’udienza preliminare che dovrà decidere se mandare o meno a processo i due imputati.

Com’è noto, quest’udienza si svolgerà il prossimo 16 settembre.

Da stasera, invece, iniziamo una serie di articoli di approfondimento su alcuni contenuti degli atti di indagine, che poi non sono altro che la risultante del lavoro della guardia di Finanza, confluito in una corposa informativa di quasi 100 pagine, consegnata alla Procura.

Ci siamo soffermati, nella lettura delle prime battute di questo documento sulle pagine 7 e 8 il cui testo integrale potete leggere in calce a quest’articolo.

Rispetto a ciò che viene rilevato dai finanzieri, noi possiamo sintetizzare un paio di concetti fondamentali: le previsioni normative che regolano la materia dei permessi dal luogo di lavoro, per assolvere a compiti istituzionali, sono contenute nell’articolo 79 del TUEL 267/2000. Questo articolo stabilisce i limiti di questo diritto garantito ai lavoratori. Il successivo, cioè l’articolo 80 costituisce, poi, requisiti e condizioni per sviluppare la procedura amministrativa attraverso la quale, l’ente pubblico che ha assorbito l’attività di chi ha chiesto un permesso di lavoro, rimborsa il corrispettivo pari al numero delle ore durante le quali il dipendente si è assentato, fino ad un massimo nel caso in cui la questione riguardi un sindaco, un presidente della provincia o un assessore, di 48 ore mensili.

Non c’è dubbio che si tratti di una previsione normativa, esposta con grande rigore dal legislatore, a dimostrazione della delicatezza di questa materia. Ineludibile diviene allora il dovere dell’amministratore pubblico o del consigliere comunale in permesso di dar conto minuziosamente di ogni suo spostamento, di ogni sua destinazione, di ogni modalità temporale fino a spaccare il minuto in cui esplica le proprie funzioni.

Non si tratta di una questione secondaria, perché il rimborso avviene in ragione dell’orario, del periodo temporale di assenza.

Oltre a ciò se il permesso deriva da impegni da esperire al di fuori del palazzo comunale, subentra anche l’altro elemento, forse ancora più importante del primo: l’autocertificazione dettagliata dei punti di partenza, di passaggio e di arrivo. Ciò per un motivo semplicissimo: la caratteristica, della propria attività istituzionale non consente alcuna deroga. Se le casse del comune pagano il tuo datore di lavoro tu non devi aver perso neppure un secondo in un’azione che possa avere anche un lontano rapporto con una caratterizzazione privata. Per cui, se il sindaco va a Roma, deve dichiarare a che ora parte, a che ora arriva nel luogo in cui si dovrà svolgere la sua attività di rappresentanza dei cittadini, perché tutto quello che fa ha una configurazione pubblica, per altro finanziata dalle tasse pagate dai cittadini e deve poter essere sottoposta a un controllo minuzioso. A riguardo, ci sovviene l’informazione di diversi spostamenti che Velardi ha realizzato nelle strade di Napoli soprattutto nell’area di via Peranzella, all’ingresso dei Quartieri Spagnoli.

Può darsi che passasse di la durante l’orario di servizio a il Mattino per cercar notizie o per motivi diversi, ma ugualmente professionali del tutto legittimi. L’altra ipotesi è quella di una presenza fuori dall’orario di servizio e dunque perfettamente lecita. La terza ipotesi non c’è, dato che non risulta da nessun documento posto alla base dei permessi firmati dal segretario comunale Onofrio Tartaglione la sua presenza in quella particolare  zona della città di Napoli durante l’orario di lavoro e dunque per effetto  di un regime di permesso retribuito a carico del Comune di Marcianise.

Leggendo la pagina 7 e la pagina 8, vi renderete conto dei primi rilievi molto seri, avanzati dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Caserta, nucleo di Polizia economico-finanziaria. In sintesi, Velardi non formulava neppure una richiesta formale al Comune di Marcianise finalizzata all’ottenimento del permesso. Domanda: dunque, quell’autentico kamikaze che corrisponde al nome di Onofrio Tartaglione attestava in base a che cosa, in riscontro a quale istanza?

Altro che bancarella del torrone. Insomma, nessuna richiesta dato che i finanzieri non ne hanno trovato traccia neppure all’ufficio protocollo. Tra le altre cose, tornando al kamikaze, il fedelissimo Onofrio si era organizzato con l’utilizzo di moduli sostanzialmente prestampati. Come fanno notare le fiamme gialle nella loro informativa, il segretario andava a modificare solo pochissime parti, quelle relative al giorno e così genericamente riguardanti il presunto impegno in Giunta o in altre mansioni.

Inaccettabile, perché questo copia e incolla, questo modello prestampato, diventava l’emblematica antitesi di ciò che la legge prevede e di ciò che la legge regola nel perimetro di questa materia. Quel dettaglio, quella minuziosa descrizione di spostamenti e di modalità di azione avrebbe infatti necessitato di attestati ogni volta differenti l’uno dall’altro. Perché, nella differenza documentale risiede l’originalità di ogni impegno che può essere simile ad altri impegni, ugualmente coperti da permessi, ma non può essere mai completamente uguale perché, cari Velardi e Tartaglione, è la carne umana che cambia giorno per giorno. E siccome la legge vi obbligava, in pratica, a dare conto al popolo dei contribuenti anche di come il sindaco saliva le scale di un luogo in cui si recava, se partiva col piede destro o col piede sinistro, sarebbe stato necessario un corredo di certificazione che al contrario non esiste, e, purtroppo, dall’informativa si evince chiaramente che gli inquirenti non siano riusciti a capire bene gli spostamenti neppure dai rapporti dei responsabili della scorta i quali si sono limitati a riferimenti molto generici, soprattutto distanziati nel tempo, creando degli intervalli durante i quali nessuna giustificazione formale è stata data come riscontro alla tipologia istituzionale dell’agire del sindaco. Insomma,  i finanzieri non hanno trovato nulla, se non queste ridicole attestazioni di Onofrio Tartaglione. Per cui dubitare della genuinità delle stesse è anche poco. Se le giustificazioni reali erano invisibili, visibilissime, tremendamente concrete, anzi al contrario, sono state le determine, per effetto delle quali, dalle casse del Comune di Marcianise, da giugno del 2016 al 16 ottobre del 2019, sono usciti quasi 300mila euro in presunti “giusti rimborsi”. Questo è un contributo integrativo che forniamo noi di Casertace e che non troverete negli atti dell’indagine che si è potuta occupare solo di pochi episodi  quand’anche largamente esplicativi di quello che a nostro avviso, oggi come ieri, cioè come al tempo in  cui un ideale fascicolo d’indagine lo teneva aperto solo questo giornale, è un fatto di malaffare e anche un po’ di malavita.