MARCIANISE. Trombetta, il Joe Biden di Marcianise. Per attaccare CasertaCe fa apologia del fascismo

2 Novembre 2024 - 18:02

A commento di un nostro articolo di ieri sera, ha citato, con tanto di like di co-ignoranza del suo fedelissimo Giandomenico Colella, un passo del libro dello storico casertano Mauro Nemesio Rossi, nostro amico di lunga data, nel quale si racconta del prefetto nell’anno 1923, che scriveva peste e corna dei giornali casertani del tempo, chiaramente solo perché non allineati al governo Mussolini, in un rapporto al ministero dell’ Interno, tetto dal fascistissimo Luigi Federzoni

MARCIANISE (g.g.) – “A lavare la testa al ciuccio, si perde przza e sapone”

Se si trattasse di una dialettica tra privati, noi dovremmo ignorare ciò che colui che sarebbe solamente il signor Antonio Trombetta, Tonino per gli amici, risponderebbe attraverso un post pubblicato nella piattaforma Facebook, ad un altro post precedentemente da noi inserito.

Ma siccome si dà il caso, non certo per colpa di Casertace e del sottoscritto, ma per effetto di una menata di ingegno di Nicola Scognamiglio e di Maria Luigia Iodice che con l’ingegno, in effetti, non c’entrano un granché, che il signor Antonio Trombetta sia anche il sindaco pro tempore di Marcianise, dobbiamo necessariamente rispondere.

Non ad Antonio Trombetta, ma per il rispetto e per la considerazione che è dovuta alla figura istituzionale costituita dalla guida della terza città, per importanza demografica, della provincia di Caserta.

Ieri sera, scrivendo un articolo sulle solite “braciole” targate Pasquale Salzillo, con la partecipazione straordinaria, in questa circostanza, di Giandomenico Colella, abbiamo terminato l’articolo asserendo che questa Amministrazione è, a nostro avviso, peggiore di quelle targate Antonello Velardi.

Apriti cielo: il sindaco Antonio Trombetta, invece di confutare la nostra tesi, entrando nel merito della stessa, ha fatto come al solito, ossia ha, come si suol dire, sbarellato.

Più passa il tempo e più questo sindaco assomiglia, ovviamente in scala uno ad un milione, al Joe Biden dell’ultimo anno e mezzo. Al Presidente degli Stati Uniti hanno dato del rincoglionito, registrando in lui una incipiente demenza senile al punto che i Democratici lo hanno sostituto nella battaglia elettorale con l’altro soggetto a rischio, Donald Trump.

Noi non ci permettiamo di dire la stessa cosa nei confronti del sindaco di Marcianise, ma anche la risposta di ieri sera, francamente, rende l’evocazione del “Biden di Marcianise” qualcosa che assomiglia sempre di più ad una legittima similitudine.

Trombetta è andato a estrarre da un lavoro storico-letterario del mio amico Mauro Nemesio Rossi, uno stralcio che CasertaCe, pensate un po’, nell’anno 2013, aveva citato nella sua recensione del libro mandato alle stampe dall’ottimo Rossi, il quale aveva scritto un saggio sulla Caserta del ventennio e sulle modalità attraverso cui il regime aveva messo sotto controllo le attività editoriali.

Nel post che pubblichiamo integralmente in calce a questo articolo, Trombetta assorbe, assume, fa sue quelle valutazioni che il prefetto di Caserta trasmette, nell’anno 1923, al Ministero dell’interno del primo governo Mussolini.
Stiamo parlando di un periodo precedente al delitto Matteotti e all’avvento delle cd. “leggi fascistissime”.

Qui ci dovremmo fermare di fronte all’espressione di un’ignoranza clamorosa che, se fosse stata esposta dal signor Antonio Trombetta, sarebbe stato nulla. Ma siccome è stata esposta dal sindaco pro tempore di Marcianise va, purtroppo, sottolineata.

Come va sottolineato quale contributo all’esposizione di questa ignoranza grassa il like apposto, manco a dirlo, dal consigliere comunale di maggioranza Giandomenico Colella sotto all’improvvida citazione del Sindaco.

Quindi, nostro malgrado, dobbiamo erogare una piccola lezione di storia ad entrambi, peraltro molto elementare, non certo una cosa per la quale occorra la sapienza di un Alessandro Barbero.

Se è vero, infatti, che il primo governo di Benito Mussolini, nato in conseguenza di una marcia su Roma incipiente, con la milizia fascista alle porte della città e con il Re che si rifiuta di firmare lo stato di emergenza, se è vero che la furbizia di Mussolini lo portò, dopo aver ricevuto, l’incarico di Presidente del consiglio, a costruire una maggioranza di governo in coalizione con i liberali, dunque ancora dentro al perimetro costituzionale degli statuti della monarchia, è anche vero che quello che di lì a poco sarebbe diventato il Duce tenne stretto per sé il ministero dell’interno mettendoci un fascistissimo che però era gradito anche al Re, visto che Luigi Federzoni era stato colui che, durante gli spostamenti delle milizie fasciste verso Roma, aveva tenuto in piedi i contatti tra Mussolini, fermo a Milano fino all’ultimo momento, e Vittorio Emanuele III.

E’ chiaro dunque che il Prefetto di Caserta nel 1923, bolla di infamia tre testate giornalistiche di Caserta, ossia Terra di lavoro, L’Unione e La Vita, tacciandole di essere giornali al soldo di questo o di quell’altro, formati da pennaioli e da masnadieri perché semplicemente non erano allineati con il governo fascista.

Il Prefetto, invece, aveva capito bene l’aria che tirava e aveva spedito a Roma la relazione che il Ministero dell’Interno, guidato dal fascistissimo Luigi Federzoni, voleva leggere allo scopo di regolare i conti con quei tre giornali, non allineati al fascismo, quando poi sarebbe arrivato il momento di farlo.

Quando il sindaco Antonio Trombetta ci paragona a quelle tre testate, e dunque ci considera dei pennaioli e dei masnadieri, sviluppa un’analisi fascista costruita ad uso e consumo di un fascismo che già aveva in nuce, e nel chiaro disegno politico di Benito mussolini di cancellare tutte le libertà, a partire dalla libertà di stampa, com’era risultato chiaro dagli assalti che le camice nere, di cui Federzoli faceva parte, avevano realizzato a Milano presso la sede de L’Avanti, il giornale più odiato dal Duce, proprio perché lo aveva diretto prima di essere espulso dal Partito Socialista per la sua posizione interventista rispetto alla prima guerra mondiale, e quella che fu evitata in extremis proprio da Mussolini alla sede storica del Corriere della Sera.

In pratica, Antonio Trombetta vorrebbe fascistamente liberarsi di Casertace in quanto non allineata ai suoi voleri, ai voleri di Pasquale Salzillo, che poi consistono negli interessi economici di quest’ultimo, di Giandomenico Colella etc.

Ora, voi avete letto quest’articolo in cui noi sicuramente abbiamo prodotto uno sforzo culturale totalmente inutile, in quanto non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire (e leggere), ma sicuramente doveroso.

Doveroso perché il signor Antonio Trombetta è pur sempre il sindaco di Marcianise e Giandomenico Colella è consigliere comunale. Il popolo di questa Città dovrebbe chiedersi perché persone di tale ignoranza diventino guide, diventino espressione della potestà e del governo.

Non sottovalutate questa cosa perché, sappiate bene, che, dall’ignoranza, discendono tutti i peggiori difetti e tutti i peggiori vizi del genere umana.