MARCIANISE Uno su mille… non ce la fa: Velardi litiga anche con la segretaria Iacobellis sul concorso dell’Ufficio tecnico

2 Ottobre 2021 - 18:24

Il pesantissimo e circostanziatissimo ricorso presentato da Alberto Dallio ha indotto il vincitore Francesco Saverio Letizia a chiedere  di ritornare al Comune di Napoli. Il primo cittadino, dato che il secondo classificato è stato già assunto altrove, sarebbe costretto a prendere proprio Dallio. Per cui ha inoltrato una “richiesta osè” alla citata Iacobellis, che per difendere lui, non ha fatto, almeno fino ad oggi, una bella figura da un punto di vista professionale.

 

 

MARCIANISE (g.g.) Altro giro, altra corsa: noi che siamo giostrai, così ci definì il sindaco Antonello Velardi un po’ di tempo fa, possiamo permetterci di utilizzare citazioni provenienti proprio da quel mondo. Che il caso Marcianise non sia un fatto politico, ma quantomeno psicoterapeutico, se non addirittura neuropsichiatrico, è dimostrato da fatti e situazioni che nulla hanno a che vedere con la politica e neppure con un modello di esercizio dell’attività di governo reso problematico da una gestione discutibile che magari sfocia in fenomeni di corruzione.

La politica e la degenerazione della politica sono fatti ordinari rispetto al modello che andiamo a illustrare. Se capita infatti che un sindaco attiri a sé un professionista che assume magari come dirigente, un quadro burocratico, altre persone coinvolte nella sua maggioranza prima come candidati e poi come consiglieri comunali, dopo un certo periodo, immancabilmente, se si eccettuano un paio di persone, una in particolare cioè il vicesindaco ed assessore Tommaso

Rossano, ci litiga al punto che i suoi ex pupilli votano letteralmente la propria esistenza alla lotta contro di lui, può essere, allora, mai questo un dato da commentare con i registri valutativi riguardanti la politica?

Siamo ampiamente fuori da questa e siamo dentro a un qualcosa che riguarda la persona, l’uomo che disegna diagrammi schizofrenici a descrizione del rapporto tra sé e i suoi collaboratori. Scriviamo queste cose perché questo tipo di evoluzione psicoanalitica e psicoterapeutica incide sul fatto politico, soggiogandolo, ma incide soprattutto sull’esercizio dell’azione di governo, diventando una fenomenologia di atti che producono conseguenze, di tipo squisitamente pubblico e dunque dentro al diritto-dovere che un giornalista ha di occuparsene.

L’ultima vittima della serie è la segretaria comunale Maria Antonietta Iacobellis, una che quando svolgeva la sua funzione a Sant’Agata de’ Goti si è fatta anche rispettare al punto da spaccarsi con l’allora sindaco Carmine Valentino che pochi giorni fa, forse non a caso, è stato arrestato creando imbarazzo nel Pd sannita di cui era segretario provinciale, dopo essere stato anche candidato alle ultime elezioni regionali di un anno fa. La Iacobellis non è arrivata a Marcianise per piantar rogne. Probabilmente, non conosceva bene Velardi, esattamente come tutti quelli che si infatuano di lui e che poi, conoscendolo, si allineano puntualmente alle nostre posizioni, a ciò che scriviamo sin dai primi mesi del 2016 sulla pericolosità di un personaggio che noi invece conoscevamo bene. Come si suol dire tempi non sospetti. Nel gennaio di quell’anno Velardi era venerato come una sorta di Madonna Pellegrina. La sua fama lo precedeva, manco si fosse trattato del direttore del New York Times e non invece di un normale “culo di pietra”, che nel gergo giornalistico significa un uomo da fatica, un uomo del desk, un uomo dell’organizzazione interna a cavallo tra il ruolo giornalistico e quello di coordinatore del personale. Tutti lo applaudivano: la Prefettura, i magistrati, i carabinieri, la polizia soprattutto e la guardia di finanza. Il sottoscritto, naturalmente, veniva trattato come un caso neuropsichiatrico o psicoterapeutico. Da allora sono trascorsi 5 anni e vediamo un po’ se a partire da Il Mattino, che lo ha giustamente licenziato e dalla magistratura inquirente, che ne ha chiesto, a mio avviso, ancora una volta giustamente , il rinvio a giudizio per i reati di truffa e falso ideologico in concorso per aver intascato 270mila euro circa, presi uno per uno dalle casse della città di Marcianise, dalle tasche del contribuente di Marcianise, per permessi legati a missioni istituzionali in realtà attestate solo dal suo amico segretario Onofrio Tartaglione che  su questa vicenda, ci creda dottor Tartaglione, per un soffio non è finito in galera. Eh sì, perché Velardi quando è diventato sindaco di Marcianise, caso più unico che raro (l’altro che ci ricordiamo è quello di Nicola Di Benedetto quanto era sindaco di Teano), non si è messo in aspettativa perché ovviamente intascando 9-10 mila euro di stipendio al  mese, col cavolo che si poteva accontentare, per amore della sua città, dei 3mila circa previsti come indennità per la carica di sindaco. Ma il rispetto di questo status non era comodo e allora, una raffica di permessi per presunti impegni istituzionali interni o esterni il cui corrispettivo di rimborso, da inviare a Il Mattino era pescato direttamente dalle casse del Comune.

Cosa c’entra questo con la Iacobellis? C’entra eccome. Perché se noi, conoscendolo già da prima, non ci siamo stupiti di tutto ciò che ha combinato poi, firme false, abuso edilizio della sua abitazione, orgia di illegalità nella vicenda Interporto, graziato letteralmente dal gip dopo che il procuratore della Repubblica aggiunto Antonio D’Amato aveva chiesto il divieto di dimora a Marcianise con l’obiettigvo di non fargli fare più il sindaco attraverso una modalità che potremmo paragaonare a quella dell’attuale green pass che, in sé per sé non è una grande idea per garantire il contagio zero, ma che serve a far vaccinare le persone. Se tutto questo po’ po’ di disastri di illegalità noi li abbiamo sempre considerati normale conseguenza di quello che avevamo previsto nel 2016 e che si è puntualmente verificato, un’attenzione maggiore, ecco cosa c’azzecca con tutto il ragionamento sviluppato la segretaria Iacobellis, da parte dei professionisti che sono andati a lavorare con lui al Comune di Marcianise in questi anni rispetto alla relazione tra ciò che scrivevamo noi, tra quello che prevedevamo noi e gli avvenimenti che realmente si verificavano, avrebbe evitato a molti di questi ingegneri, di questi architetti, di questi geometri, di questi ragionieri, di questi segretari comunali, di questi finanzieri, di questi poliziotti i problemi che poi hanno incontrato e che li hanno indotti a scappare a gambe levate da lui, sviluppando ettolitri di bile e di livori.

Alla Iacobellis che ha assunto posizioni a dir poco discutibili pur di far da scudo al sindaco Velardi chiediamo: ma lei, dottoressa, veramente si stupisce di fronte a questi piani a dir poco acrobatici in cui il sindaco la vuole coinvolgere? Ma lei ritiene veramente che l’assunzione del dirigente dell’Ufficio tecnico comunale nella persona di Francesco Letizia, uno dei punti di riferimento più attivi durante l’ultima campagna elettorale di Velardi, fosse avvenuto con modalità regolari? Il fatto è che quelle irregolarità contenevano in luce ciò che poi successivamente è capitato e sta capitando. Uno dei tre partecipanti a quel, chiamiamolo così, concorso per mobilità, cioè l’ottimo ingegnere Alberto Dallio, marcianisano che lavora da anni nella civilissima quanto lontanissima Moena, perla delle Dolomiti, dove si è trasferito con la sua famiglia, ha presentato un esposto dettagliatissimo, difficilmente confutabile, pieno di ragioni argomentate, al presidente della Repubblica e alla Procura della Repubblica. Chi l’ha letto sa bene che una volta o l’altra l’assunzione di Francesco Letizia, avvenuta anche grazie alla collaborazione dimostrata dal sindaco di Maddaloni Andrea De Filippo, andata al di là dei limiti dell’ortodossia, come indica, a mo’ di cartina al tornasole, l’assunzione al Comune di Maddaloni, al posto del Letizia trasferitosi a Marcianise, di un altro Francesco Letizia, il quale, per puro caso, ma proprio per puro caso, è il fratello di Angela Letizia, presidente del consiglio comunale, carica che esercita con modalità a dir poco sui generis, vivendo le sedute con lo spirito di un’amazzone pronta sempre a difendere a spada tratta il sindaco quand’anche con l’utilizzo degli strumenti che madre natura e il suo percorso scolastico le hanno fornito e che secondo noi non sono all’altezza del compito che svolge, con rispetto parlando della persona, visto che la nostra valutazione riguarda esclusivamente la sua funzione.

L’altro Francesco Letizia, anzi chiamiamolo col suo nome preciso Francesco Saverio Letizia così non si confonde con il fratello di Angela Letizia, ha capito di essere entrato in una posizione di alto rischio e utilizzando una norma, che ora non stiamo qui a spiegare per evitare di diventare realmente noiosi, è in procinto di tornare alla casa madre, all’ente in cui lui è vincitore di concorso, cioè il Comune di Napoli. Se avesse nutrito sicurezza sulla bontà e sulla trasparenza della procedura, non avrebbe assunto questa decisione.

Ma ora si è creato un bel problema per Velardi che ha chiesto alla segretaria comunale Iacobellis di assecondare la sua intenzione assumendosi la responsabilità di un procedimento amministrativo che abbia un solo obiettivo: evitare che, attraverso lo scorrimento della graduatoria del concorso per mobilità, arrivi a Marcianise il “grande nemico” Alberto Dallio. Quando Velardi definisce la mission della segretaria chiedendole di creare le condizioni per annullare la procedura del concorso, apre la strada alla possibilità di recuperare Francesco Letizia. In una prima modalità che consisterebbe nel cancellare tutti i vizi che hanno connotato la procedura della sua assunzione. O, con una seconda modalità, connessa alla debolezza della prima, visto e considerato che con un bando rivoluzionato le possibilità del Letizia si abbatterebbero di tanto, con un Alberto Dallio sempre lì vigile e col fucile puntato. Questo secondo percorso costituirebbe una procedura già collaudata nel comune di Marcianise, dato che consisterebbe nella neutralizzazione della poltrona di dirigente a tempo indeterminato attraverso il solito giochino consentito dall’applicazione dell’articolo 110 del Tuel, quella che noi definiamo chiamata diretta ad esclusiva discrezione del primo cittadino, che, in un recente passato, ha gratificato, tra gli altri, l’attuale dirigente del settore Urbanistica Anacleto Fuschetti. Di fronte a questa trama a dir poco pornografica la segretaria Iacobellis ha strabuzzato gli occhi e, stando alle voci di dentro, pare che abbiamo esclamato: “Ma chist aver fa?”. Sì, segretaria, questo fa per davvero. E se lei prima di accettare l’incarico a Marcianise avesse letto qualche nostro articolo, non per sposarne i contenuti, per carità, ma quantomeno per verificare che tutto quello che abbiamo riportato rispondesse a verità, magari confidandosi discretamente e riservatamente col prefetto di Caserta, lei nella palude di Marcianise, non ci si sarebbe ficcata. Ora si unisce alla lunga colonna dei “sedotti e… silurati” da Velardi. Ma scusate, diamo per buona che io sia un pazzo, un cretino, un coglione. Mettiamo pure che sono stato fortunato. Ma negare l’evidenza di avvenimenti realmente verificatisi che hanno dato riscontro completo, uno alla volta, a quello che io avevo scritto a inizio 2016, mica costituisce un fatto inerente alla valutazione della sanità mentale di Guarino, della sua onestà materiale e intellettuale, dal fatto che sia o meno un camorrista o un drogato come spesso dice Velardi? Un positivista, razionale e liberale direbbe: carta canta ed è del tutto irrilevante che a dirlo sia stato Guarino, San Giuseppe Moscati, Ugo Calamandrei, Papa Francesco o Francesco Schiavone Sandokan.

Capito, segretaria?