MAXIPROCESSO PER LE VIOLENZE NEL CARCERE. Il giudice rinvia la decisione sulle registrazioni di Radio Radicale

30 Marzo 2023 - 10:09

L’istanza è stata presentata dagli avvocati difensori Carlo De Stavola e Claudio Botti. Desta perplessità la motivazione legata ad una possibile condizionabilità di testimoni. Nell’era in cui c’erano solo i giornali cartacei e due massimo tre telegiornali al giorno, Radio Radicale ha potuto tranquillamente mandare in diretta processi anche fondamentali per la vita della repubblica. Oggi, nell’era del digitale, i resoconti dei testimoni sono pubblicati, a partire dal nostro sito, mezz’ora dopo o, volendo, anche in tempo reale, con un giornalista in aula, che invia messaggi WhatsApp. Per cui, gli altri testimoni che ancora oggi, ritualmente, vengono invitati a lasciare l’aula durante la deposizione di un loro collega, possono apprendere i contenuti di esami e controesami pressoché in tempo reale e anche prima della trasmissione live, a volte difficile in streaming, di Radio Radicale

SANTA MARIA CAPUA VETERE (pasman) – Dal 7 novembre del 2022, presso la corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere si svolge il processo intestato, con formula di rito, a Mezzarano Salvatore ed altri, relativo alle presunte violenze avvenute nell’istituto penitenziario della città durante l’emergenza pandemica il 6 aprile 2020.

Come ben si comprende, si tratta di un procedimento penale di estrema rilevanza pubblica, che trascende la dimensione locale, per i gravissimi fatti per i quali si procede e che vede sul banco degli accusati numerosi esponenti della polizia Penitenziaria per abusi e violenze commessi nei confronti di persone detenute.

Sono 105 gli imputati tratti a giudizio tra agenti, funzionari  e medici del carcere Francesco Uccella incriminati di reati particolarmente infamanti, come quello di tortura, lesioni e falso in atto pubblico. Per la clamorosità degli accadimenti, si ricorderà, l’allora presidente del consiglio Mario Draghi ed il ministro di giustizia Marta Cartabia ritennero di far visita ai detenuti dell’istituto penitenziario dove i fatti si erano verificati.

Dalla prima udienza e sino a quella del 15 marzo, l’emittente radiofonica Radio Radicale ha divulgato i lavori del dibattimento sui propri canali di trasmissione, come d’altronde fa da oltre 40 anni con tutti i maggiori e significativi processi che si sono celebrati e si celebrano nel Paese e che ne hanno segnato la storia civile. Dal maxiprocesso di Palermo a quello Tortora, da quello Mafia-Capitale a quello a Matteo Messina Denaro come mandante degli attentati di Capaci e di via D’Amelio.

Inaspettatamente, nell’udienza di giovedì 23 marzo, il presidente della corte d’Assise, il giudice Roberto Donatiello, ha sospeso per tale udienza la pubblicazione delle registrazioni sul sito di Radio Radicale con riserva della “decisione definitiva in merito al diritto di cronaca radiofonica del processo, rinviata a mercoledì 29 marzo”.

Dunque, era atteso per ieri il pronunciamento sulla questione da parte del collegio giudicante. Tuttavia, nell’udienza di ieri mattina il presidente Donatiello ha differito di un’ulteriore settimana l’adozione della deliberazione, che è dunque attesa per il prossimo 5 aprile. Il magistrato ha annunciato di essersi già fatto un’idea della questione e che con il rinvio intende soppesare in modo approfondito la problematica e far sedimentare le idee.

La corte di Assise di S.Maria C.V.

Va ricordato che sono stati gli avvocati Carlo De Stavola e Claudio Botti, difensori di alcuni degli imputati, a richiedere alla Corte di Assise di disporre il divieto di pubblicazione dell’audio dopo ogni udienza, “per non inficiare la genuinità delle dichiarazioni rese in aula dai testimoni e per evitare rischi di violazione del diritto di difesa, in quanto la pubblicazione dell’audio dopo l’udienza potrebbe permettere a testimoni non ancora sentiti di ascoltare le parole dette da altri testimoni, e dunque in teoria di decidere cosa dire e in che modo in aula, e anche le domande poste dai difensori, e in tal guisa comprendere la strategia difensiva adottata”.

Gli stessi legali, consapevoli tuttavia dell’evidente interesse pubblico a conoscere dello svolgimento delle udienze, hanno indicato la possibilità alternativa di disporre  che la pubblicazione delle registrazioni “avvenga alla fine del processo”.

Ieri, l’avvocato De Stavola, ad ulteriore sostegno della sua istanza, ha depositato l’ordinanza del tribunale di Genova del luglio 2022, relativa al processo per il crollo del ponte Morandi, in cui il collegio ha vietato riprese televisive e foto in aula. Ma nel nostro caso, almeno così ci sembra, non è in ballo questo aspetto, che tende soprattutto a tutelare la riservatezza delle persone coinvolte nel giudizio come testi, come parte offese, come imputati.

In questi giorni non sono mancate le reazioni all’ipotesi che il giudizio, per quanto sia aperto al pubblico, subisca una sorta di confinamento informativo, quasi un processo a porte (mediatiche) chiuse. E se è vero che l’eventuale disposizione limitativa non riguarda assolutamente la carta stampata con i suoi resoconti, è fin troppo evidente che niente può restituire la realtà processuale quanto la documentazione audio o video se possibile.

Si devono registrare nel frattempo i comunicati stampa contrari all’eventuale adozione del divieto della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e del direttore dell’emittente radicale Alessio Falconio.

Certo, se il presidente Roberto Donatiello si dovesse determinare nel senso richiesto dagli avvocati difensori sarebbe la prima volta nella storia giudiziaria italiana, anche rispetto a processi forse ancora più rilevanti di quello sammaritano, almeno a sentire gli esperti di queste cose.