MAZZETTE & APPALTI. Arrestato il braccio destro di Vincenzo De Luca. Ecco perchè l’avrebbero fatto partecipare alla riunione pro Carlo Marino, con Del Gaudio, Magliocca, Zannini e Luserta

11 Ottobre 2021 - 12:26

E’ uno dei 29 indagati tra loro c’è anche il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, mero prestanome politico del governatore, nell’ambito di un’ordinanza chiesta ed ottenuta dalla locale Procura della Repubblica. Abbiamo provato ad immaginare la seguente scena: Nino Savastano si trova a casa di De Luca sabato mattina per fatti suoi. Arriva il manipolo dei casertani e nessuno, nè il governatore, nè Zannini rileva che ci sia una sola ragione perchè lui non possa ascoltare i contenuti di una riunione attraverso cui due esponenti del centrodestra, uno che ha chiesto alla Lega fino all’ultimo giorno di essere lui il candidato a sindaco di Caserta, l’altro che è stato coordinatore provinciale di Forza Italia fino a pochissimo tempo fa, passino con il centrosinistra dell’ex Pc De Luca

 

CASERTA – (Gianluigi Guarino) Non crediamo che il signor Giovanni Savastano, per gli amici Nino, fosse presente sabato mattina, quando a casa del governatore della Campania Vincenzo De Luca, sempre più ebbro di potere, sempre meno in grado, come succede a tutte le persone afflitte da delirio di onnipotenza, di soppesare il rischio di certe azioni, di certe iniziative, di riflettere sulla impresentabilità delle stesse, e non solo politica, delle stesse, ha ricevuto l’ex sindaco di Caserta di Alleanza Nazionale Pio

Del Gaudio e l’attuale presidente della provincia, eletto in quota Forza Italia e già coordinatore provinciale di questo partito Giorgio Magliocca, accompagnati dal consigliere regionale Giovanni Zannini e dal co-leader del gruppo che a questo fa riferimento, Antonio Luserta.

Ma se per caso si fosse trovato lì, come del resto capita spesso, anzi spessissimo, trattandosi di uno dei soldati, di una delle protesi più cementate al corpo e all’anima di De Luca, quest’ultimo non gli avrebbe certo chiesto di allontanarsi. Men che meno glielo avrebbe chiesto Giovanni Zannini che esattamente come Nino Savastano fa parte di quella schiera di consiglieri regionali, che De Luca sta utilizzando per svuotare il Pd, per far razzia nei territori di sindaci, di assessori, di consiglieri comunali e di altri sotto prodotti in una delle operazioni più spregiudicate che la storia di questa regione ricordi.

Nino Savastano, dunque, avrebbe potuto tranquillamente partecipare a quella riunione, dato che lui appartiene, anzi, è un prodotto di quella mentalità di cui diviene garante, sorvegliante militare e attuatore, che porta De Luca a garantire, per esempio, a Giorgio Magliocca, una ricandidatura alla presidenza della provincia di Caserta considerando scontato il fatto che lui, al momento opportuno, chiamerà a sè Gennaro Oliviero e questi, docile, chinerà il capo e docilmente, come l’ultimo dei gregari, contribuirà lui stesso a fare a pezzi il Pd a vantaggio di questo corpaccione informe ed inquietante che De Luca sta costruendo a Caserta, non a caso attorno a gente come Giovanni Zannini e Antonio Luserta.

L’impolitica, anzi, la non politica era, insomma, il convitato di pietra dell’incontro svoltosi sabato mattina a casa di De Luca con Luserta, Zannini, Del Gaudio e Magliocca.

Stamattina, all’alba, è stato arrestato Giovanni Savastano, per gli amici Nino, consigliere regionale di Campania Libera, una delle liste civiche messe insieme da De Luca in maniera speculare al modo con cui ha aggregato la lista che reca il suo nome, quella per intenderci in cui Zannini ha raccolto 21mila voti di preferenza personali, arruolando sindaci come Anacleto Colombiano che a San Marcellino ha vinto le elezioni contro nessuno, dato che nessuno ha osato mettere insieme una lista per sfidare lui e la sua famiglia di costruttori, divenuta onnipotente anche grazie a Giovanni Zannini e sindaci come Nicola Esposito di Lusciano, fresco rinviato a giudizio per i presunti fatti di corruzione connessi poi anche ad altri reati, per i quali Nicola Esposito scampò all’arresto ma che lo vedono oggi impegnato a difendersi in un processo complicato, visti e considerati i diversi elementi a disposizione della Procura della repubblica di Aversa-Napoli nord, a partire da certe intercettazioni a dir poco esplicite, grazie anche alle quali il 14 dicembre 2019 ottenne dal gip il parziale accoglimento delle richieste presentate, l’arresto di una parte degli indagati, tra cui, con Nicola Esposito salvo in extremis, spiccava il nome del sindaco di Villa Literno Nicola Tamburrino.

Ecco, Nino Savastano, ripetiamo, è uno dei soldati di Vincenzo De Luca. Va da sè che la mentalità, i meccanismi attraverso cui questo consigliere regionale si è rafforzato nei territori salernitani e ha ulteriormente consolidato le posizioni di De Luca, implicano una stabile relazione con un certo mondo imprenditoriale che alla politica concede di tutto e di più in cambio di appalti e favori, o che, addirittura, in diverse occasioni, si confonde con la politica, facendo convivere, come capita con qualche sindaco di questa provincia, la funzione di governo con quella di imprenditore che produce il 100% del proprio fatturato grazie alle rimesse acquisite per effetto degli appalti pubblici.

E siccome l’occasione può fare l’uomo ladro, figuriamoci, 10, cento, mille occasioni, può capitare, com’è capitato a Savastano, che uno faccia qualcosa nella quale la procura della repubblica di Salerno colga un comportamento penalmente rilevante e veda l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza. Una convinzione che traduce in richiesta di misura cautelare accolta, in questo caso, da un giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno, il quale concorda con il pm, sull’esistenza di questi gravi indizi e naturalmente anche su almeno una delle ragioni che rendono necessario un arresto, in carcere o ai domiciliari, e cioè la possibilità di reiterazione del reato, di inquinamento delle prove o di fuga.

Nino Savastano è accusato nell’ambito dell’inchiesta che ha portato ad indagare 29 persone. Cercheremo di capire la posizione di Savastano, ma per il momento ci limitiamo a scrivere che l’accusa a suo carico è quella di aver preso tangenti in cambio di appalti. In pratica, scusateci il sarcasmo, una mosca bianca visto e considerato che questi comportamenti costituiscono la regola, tecnicamente criminale, adottata nella maggior parte dei comuni e degli enti locali della Campania e dunque di Caserta e provincia, dei comuni e di tutti quanti gli enti derivati dallo stato, regione in primis.

Evidentemente Savastano, forte della protezione di De Luca, riteneva, come spesso capita a soggetti che fanno parte di un consesso partecipato anche da tanti altri soggetti che ormai non temono più la legge, considerandosi tanto furbi, tanto scaltri, tanto ammanigliati da poterne evitare gli strali, di essere un intoccabile.

E allora, diciamolo pure: Savastano tutto sommato è stato sfortunato, perchè lui non è neppure la punta dell’iceberg. Al contrario, di quell’iceberg di malaffare, di opacità che circola attorno al governatore De Luca e, ancor di più, ai suoi figli, è solo minima quota parte. Savastano ha svolto, durante la sua vita politica, anche la funzione di assessore ai servizi sociali al comune di Salerno. Per cui, il suo avvento alla carica di consigliere regionale per volontà esclusiva di De Luca, è stato un premio a quel tipo di attività svolta nel comune dominato da decenni dall’attuale governatore, sia quando faceva il sindaco, sia oggi, quando la fascia è indossata da un suo mero prestanome politico, quel Vincenzo Napoli che risulta pure lui indagato, seppur a piede libero, nella stessa inchiesta.

La Salerno luminescente, la Salerno delle sbrilluccicanti Luci d’artista, la Salerno da bere, dall’involucro elegante e iper dinamico, come lo era quello della Milano da bere degli anni 80, del tempo in cui faceva il sindaco Paolo Pillitteri, cognato di Bettino Craxi. Lì finì male, molto male. Ma erano altri tempi e quella magistratura che mise mano a Tangentopoli, si auto castrò ed assunse una responsabilità peggiore delle colpe, anche più gravi, di quelle contestate agli arrestati e agli indagati di quegli anni: colpì, il più delle volte giustamente, una sola parte politica, ma contestualmente, con sommo disonore, insabbiò, diluì, protesse un sistema speculare di corruzione e di mala gestione riguardante dirigenti e amministratori del partito comunista italiano.

Questa deriva eversiva della magistratura del tempo rovinò un’indagine che se fosse stata condotta in maniera equa ed equilibrata, avrebbe forse realmente cambiato il volto del paese.

Oggi, anche a causa di quel manipolo di magistrati comunisti (perchè così era, inutile che ci giriamo intorno), Borrelli, D’Ambrosio, Colombo, cioè quelli che usarono il ben meno attrezzato Tonino Di Pietro, erano di ideologia comunista. Il che non era un male di per sè, ma lo diventò nel momento in cui colpirono gli avversari politici e protessero gli amici, facendo più politica che magistratura. Oggi, ripetiamo, non ci potrà essere più un’indagine stile Tangentopoli, perchè la magistratura si è delegittimata, perchè molti magistrati hanno interpretato il loro ruolo, sentendosi delle star mediatiche, dei vip che non avevano neppure bisogno di trovare le prove con i gravi indizi di colpevolezza per ottenere, da gip genuflessi, retate e reclusioni.

Per cui, il sistema Salerno che somiglia molto al sistema Milano degli anni 80, rimarrà sostanzialmente impunito e dunque l’arresto di Savastano potrà al massimo rappresentare uno spunto di riflessione, per chi, oggi, anche a Caserta, assiste sbigottito alle scorribande di Zannini e di Luserta, divenute fulcro della vita politica locale e che, badate bene, non sono fondate sulle promesse, ma su cambiali realmente scontate in posti di lavoro letteralmente regalati, grazie all’influenza che uno Zannini può avere nel momento in cui spende il nome di De Luca e di suo figlio, o nel momento in cui siano proprio De Luca e suo figlio, naturalmente per interposta persona, ad intervenire perchè uno dei raccomandati o delle raccomandate, più le seconde che i primi in realtà, conquistino facile le assunzioni bypassando completamente il discrimine della meritocrazia. Stesso discorso per decine e decine di appalti conquistati da certi imprenditori, se ci fate caso, sempre gli stessi, senza alcuna fatica nel settore dei lavori pubblici, nel settore dei servizi sociali, dentro ad imprese pubbliche con capitale interamente sottoscritto dalla Regione Campania.

Roba che, al confronto, Nino Savastano è un dilettante allo sbaraglio.