MAZZETTE & SANITA’. L’ombra della camorra anche sulla Soresa della Regione Campania. Quegli appuntamenti di un funzionario con due esponenti del clan Nuvoletta

6 Novembre 2023 - 11:00

Continua la lettura dell’informativa dei carabinieri su cui la DDA di Napoli ha basato l’indagine che vede coinvolte le figure centrali di Nicola e Sebastiano Ferraro, Luigi Bosco, ma anche Domenico Ferraro, detto Mimì. Oggi andiamo ad esaminare due pedinamenti che portarono all’osservazione di altrettanti appuntamenti avvenuti il 30 maggio e il 5 luglio

CASERTA (g.g.) – Mettiamo pure che il signor Massimo Sibilio, funzionario della Soresa – non sappiamo a quale livello, ma lo accerteremo presto – abbia preso un caffè con i signori Vincenzo Agizza e Domenico Romano per gli amici Mimì, lo scorso 30 maggio in un bar di via Gandhi, a Pomigliano d’Arco, in quanto i due erano suoi amici, in un rapporto disinteressato non scalfito – fatto assolutamente legittimo – delle diverse vicissitudini giudiziarie attraversate dai da zio e nipote, in quanto esponenti importanti dell’ala economica del clan Nuvoletta.

Diamo pure per buono che il rapporto personale fosse prevalente rispetto ad ogni ragione di prudenza che un pubblico funzionario di un ente importantissimo, grande erogatore di spesa pubblica, dovrebbe avere nella selezione delle persone che incontra anche nella sua vita quotidiana extra professionale.

Dunque, diamo per buona la considerazione che questo appuntamento avvenuto a Pomigliano, in quanto città in cui Massimo Sibilio abita, sia avvenuto per motivi estranei alle presunte attività criminali, imperniate anche e soprattutto su azioni corruttive di dirigenti funzionali e titolari di responsabilità nel settore pubblico dell’erogazione della spesa che la Dda sta contestando ad Agizza e a Romano, entrambi

indagati e super perquisiti anche per altri, reati tra cui anche quello regolato dall’articolo 416 bis comma 1, un tempo articolo 7 della legge 204/91, in pratica favori alla camorra.

Il problema è che il 5 luglio, cioè un mese e qualche giorno dopo il primo caffè “osservato” dai carabinieri, Romano incontra di nuovo Massimo Sibilio, stavolta non con lo zio ma accompagnato dal suo pretoriano di ferro, Paolo Onofrio, colui il quale faceva spesso d autista anche alla consigliera comunale della Lega, di Casoria, Angela Russo, senza scendere direttamente dall’auto come non fa neppure il 5 luglio.

Un autista ma non solo, visto che ad Onofrio sono stati sequestrato documenti che teneva nella sua borsa. Carte relative a gare d’appalto bandite dalle varie Asl della Campania.

A chi non conosce la Soresa, regaliamo una rapidissima definizione: si tratta di un vero e proprio gigante delle aziende pubbliche, ossia il braccio operativo e attivo della Regione Campania che, attraverso Soresa, gestisce tutto il comparto delle gare e degli affidamenti nel settore della sanità pubblica.

La Soresa ha rapporti con le grandi multinazionali farmaceutiche delle attrezzature sanitarie. Insomma un ente che ogni anno muove centinaia e centinaia di milioni di euro.

Ora, sollevare qualche dubbio su questi incontri, partecipati alla presenza da soggetti che, abitualmente, si occupavano, nel corso delle proprie giornate, di gare d’appalto nel settore dei rifiuti, ma anche nel settore della sanificazione e in quello contiguo delle pulizie in ospedali e in altre strutture sanitarie, con un alto funzionario di Soresa, è assolutamente legittimo. Ciò non vuol dire ipotizzare comportamenti non leciti da parte di Massimo Sibillio.

Però, siccome l’informativa dei carabinieri racconta di questi due appuntamenti, entrambi oggetto di pedinamento, avuti tra un rappresentante di Soresa e due persone con un passato di camorristi o quasi, se noi diciamo che c’è un’ombra di camorra anche sul Soresa, di proprietà della Regione Campania, non diciamo nulla di farneticante.

Fotografiamo solo una situazione connotata da due appuntamenti sospetti. Ciò non vuol dire, lo ripetiamo ancora per evitare che qualcuno capisca “a fatti suoi”, la sussistenza dell’ipotesi che Massimo Sibilio abbia compiuto atti illegale, per carità.

Noi ci limitiamo solamente a registrare quello che i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Caserta hanno ritenuto di dover registrare e di formalizzare nella loro informativa riguardante l’indagine che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati Nicola Ferraro, ma anche di Domenico Romano e di Vincenzo Agizza, considerati, l’uno esponente del clan dei Casalesi, gli altri due storicamente dentro agli affari economici e che affari, del clan Nuvoletta.

Continueremo a occuparci della vicenda, provando anche a capire e ad entrare nei meccanismi complicatissimi di Soresa.

Lo faremo, anche se noi purtroppo non siamo ancora in grado di poter condizionare con la nostra penna la provincia di Napoli e dell’ente Regione Campania, così come invece riusciamo a fare in Terra di Lavoro. Ma d’altronde, se non lo facciamo noi, campa cavallo, se aspettiamo che lo facciano i giornali regionali e napoletani, appecoronati al cospetto del potente di oggi, che è Vincenzo Di Luca, esattamente come lo sono stati al cospetto dei potenti di ieri, di centrodestra o di centrosinistra che fossero, stiamo freschi.