MILIONI E MILIONI IN FATTURE FALSE. Ecco come i complici e le complici dell’ex fidanzato di miss Caserta riciclavano i soldi. Poste Italiane e i nomi di 4 banche dove si prelevava in contanti à gogo

5 Febbraio 2024 - 19:40

Concludiamo, dopo il primo focus di ieri l’elencazione dei 14 capi d’imputazione relativi all’ordinanza cha ha portato all’arresto dei due noti imprenditori dei rifiuti Nicolino e Antonio Luca Iorio che di molti residenti a Casal di Principe, questa volta però nulla centrano con l’attribuzione dell’aggravante camorristica legata ai rapporti molto datati tra gli Iorio e Vincenzo Abbate, imprenditore della scuderia di Michele Zagaria

CALVI RISORTA/CASAL DI PRINCIPE (g.g.) Istruzioni per l’uso che vanno a ripetere alcuni elementi, a nostro avviso importanti, sviluppati nell’articolo di ieri, il primo da noi dedicato all’approfondimento dell’ordinanza, firmata dal gip del tribunale di Napoli, Federica Colucci su richiesta del pubblico ministero della Dda Giovanni Vanorio e che ha portato all’arresto di 8 persone, delle quali, due in carcere, Antonio Luca Iorio, 48enne di Calvi Risorta e Antonio Caliendo, 38enne di Casal di Principe, e 6 ai domiciliari, Ersilia Carano, 58 anni di Casal di Principe, Delia Silvana Corvino, 67 anni di Casal di Principe, Nicola Ferri 68 anni di San Marcellino, Nicolino Iorio, 78 anni di Calvi Risorta, papà di Antonio Luca Iorio, Gaetano Marrapese, 48 anni di Pastorano e Alfonsina Russo, 33 anni di Casal di Principe.

Oltre a questi, le prime pagine dell’ordinanza ci consentono di identificare altri 4 indagate a piede libero

Maria De Gaetano, moglie di Gaetano Marrapese, Alfonsina Russo, Amalia e Annamaria Caliendo, presumibilmente dirette congiunte di Antonio Caliendo, perno principale, insieme ad Antonio Luca Iorio di questa indagine. (CLIKKA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO DI IMPIANTO GENERALE DELL’ORDINANZA)

Detto ciò, possiamo illustrare il nostro foglietto illustrativo cioè quelle istruzioni per l’uso di cui abbiamo scritto all’inizio di questo articolo: chi legge queste notizie velocemente, senza approfondirle può essere portato a ritenere che la contestazione dell’aggravante camorristica, ai sensi dell’articolo 416 bis coma 1, già articolo 7 della legge 203 del 1991, sia frutto o sia collegata in qualche modo all’esistenza di diversi indagati di Casal di Principe che, al contrario, invece, con la contestazione dell’aggravante non c’entrano proprio nulla. Anzi, qualcuno di loro, ci riferiamo soprattutto ad Antonio Caliendo, la subiscono per al presunta interrelazione criminale con gli esponenti della famiglia Iorio, che magari hanno anche qualche parentela nell’agro aversano, ma, a vedere bene la data di nascita di Nicolino Iorio, fondatore delle attività di famiglia nel settore dei rifiuti e papà di Antonio Luca Iorio, potrebbero anche non esserci, visto e considerato che Nicolino Iorio è nato il 6 giugno 1945 cioè meno di due mesi dopo la caduta definitiva del fascismo, a Calvi Risorta e non a Casal di Principe, San Cipriano, Casapesenna, Villa di Briano etc… Insomma, ad Antonio Caliendo, imprenditore o pseudo imprenditore di Casal di Principe viene contestata l’aggravante camorristica per i rapporti avuti con gente di Calvi Risorta, visto che la citata aggravante è legata alle attività della società Ambienta srl che, meglio tardi che mai, mentre tutti lo sapevano, l’autorità giudiziaria scopre, a 10 anni dalla sua costituzione, che si tratta di una filiazione di quella Casertana Recuperi colpita nel 2023 o 2013 da un’interdittiva antimafia definitiva per i rapporti con l’imprenditore di camorra, acquartierato in agro caleno Vincenzo Abbate considerato uomo di riferimento di Michele Zagaria, in quanto sopravvissuta ad ogni ricorso proposto dagli Iorio in sede di giurisdizione amministrativa.

In poche parole i presunti titolari di rapporti con la camorra non sono quelli di Casal di Principe, ma quelli di Calvi Risorta. Fornite le istruzioni per l’uso andiamo appresso

Nel prosieguo dell’analisi dei capi d’imputazione provvisoria, incrociamo una serie di contestazioni del reato di intestazione fittizia di proprietà in realtà appartenenti ad Antonio Caliendo allo scopo, così è scritto nell’ordinanza “di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale nonchè di agevolare la commissione dei reati di riciclaggio o reimpiego”. Importante è quella che possiamo definire in qualche modo, stando alla prospettazione accusatoria, la collaborazione tra Antonio Caliendo e Nicola Ferri. A questo connubio la Dda dedica due capi: il numero 6 e il numero 7.

Nel primo afferma che dal 28 febbraio 2018 Ferri assumeva sia la proprietà delle quote che al carica di rappresentante legale di una delle imprese, fondamentalmente di facciata, fondate da Antonio Caliendo, ossia la DBS costruzioni cavi, pensate un po’ srls, cioè società a responsabilità semplificata con capitale sociale bassissimo la qual e aveva già una storia piuttosto sbilenca in quanto DBS era diventata da una prima costituzione, quella di Europa scavi, anch’essa srls con sede legale in via Martiri di Bellona a Caserta ossia, se ci siamo orientati bene topograficamente, in quel palazzo che a pian terreno ospita la sede dell’agenzia delle entrate, ad un passo dall’ex caserma dei vigili del fuoco.

Apparteneva dunque formalmente a Ferri l’azione compiuta sugli utili di impresa accantonati o distribuiti per una somma di 705mila 403 euro

Il capo 7 è in pratica speculare ossia intestazione fittizia in concorso tra Caliendo e Ferri del 505 del capitale sociale della Caliendo Costruzioni, a partire dal giorno dell’ultimo onomastico del Caliendo cioè dal 13 giugno 2023. Questa impresa anch’essa con un oggetto sociale che sulla carta prevedeva attività di costruzione di edifici residenziali e non aveva e riteniamo abbia ancora sede a Casal di Principe in via Galilei . Il presunto prestanome Nicola Ferri disponeva dell’accantonamento o della distribuzione di utili di esercizio pari a 75mila581 euro accantonati, nel caso specifico, a riserva straordinaria per l’anno 2014 con operazione che configura l’ingresso di Ferri nella veste di amministratore unico proprio allo scopo di metterci la propria firma sotto.

Capo 8: questo riguarda Antonio Caliendo e due indagate a piede libero ossia Amalia e Anna Maria Caliendo. Il reato ipotizzato è sempre quello di intestazione fittizia in concorso, 512 bis , 110 e 81 secondo comma del codice penale. Qui Antonio Caliendo secondo al Dda quale determinatore delle condotte dei due collaboratori intestava fittiziamente la proprietà e garantiva la concreta disponibilità ad Amalia e Annamaria Caliendo, entrambe consapevoli dello scopo che si concretizzava nella volontà di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale, nonchè di agevolare al commissione di riciclaggio e reimpiego (art 648 c.p.). Nel dettaglio, il 2 febbraio del 2019 Amalia Caliendo e Anna Maria Caliendo assumevano, rispettivamente, il 40% e il 60% delle quote della Caliendo Appalti srl con sede legale, luogo di esercizio e domicilio fiscale in via Paganini in quel di Sesto Fiorentino provincia di Firenze, esercente – e qui c’è una variazione dell’oggetto sociale – l’attività di acquisto, vendita e gestione di suoli, fabbricati, complessi residenziali ed alberghieri. In pratica, nel caso specifico, non un costruttore bensì un immobiliarista. La somma che Amalia Caliendo muoveva era pari a 21mila787 euro accantonati a riserva straordinaria per il 2021. E così si va avanti anche per quanto riguarda i capi 9 e 10, per i quali sono indagati con lo stesso schema Antonio Caliendo ed Ersilia Carano per quanto riguarda il primo, lo stesso Antonio Caliendo con Alfonsina Russo, quest’ultima non arrestata, per quanto riguarda il secondo. Alla prima il 24 maggio del 2018 veniva attribuita la proprietà delle quote della An. Ca. costruzioni generali srls già edilizia Carano, sede legale e domicilio fiscale alla via Galilei di Casal di Principe.

Ad Alfonsina Russo, invece, qualche mese prima, precisamente l’11 dicembre del 2017 Caliendo aveva passato le quote della Three Sister srls con sede in viale Europa ad Aversa in questo caso attività di costruzione di edifici residenziali e non, ma anche le quote della Caliendo srl.

La Russo firmava l’accantonamento a riserva straordinaria per il 2017, cioè per quello stesso anno in cui era subentrata 20 giorni prima della chiusura dell’esercizio, al somma di 115mila795 euro. Il formale accantonamento avveniva entro i termini dell’approvazione del bilancio consuntivo, fissati per il 30 giugno dell’anno successivo dunque per il 30 giugno 2018.

Attenzione gli ultimi 4 capi, cioè il numero 11, 12, 13 e il 14 vedono tornare sulla scena il reato di riciclaggio ai sensi dell’articolo 648 bis del codice penale. Questo viene contestato a Delia Silvana Corvino cioè a colei che aveva prelevato o fatto prelevare più danaro fra tutti gli imputati. La Dda afferma che si tratta di soldi frutto dell’emissione di fatture esistenti ad opera di Antonio Caliendo a favore di Antonio Luca Iorio. La Corvino era, potremmo dire, ben armata con conti correnti societari a lei intestati presso poste italiane spa, con carta evolution retail, con un altro conto corrente acceso presso la banca del Fucino spa , presso la Deutsche bank spa e presso che banca! spa . La Corvino movimentava su questi conti tra il 5 gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022 senza plausibili giustificazioni economiche la somma boom di 1milione550mila902euro prelevando, in contanti, badate bene solo in contanti., 909mila160euro in maniera frazionata.

Riciclaggio contestato anche ad Ersilia Carano . In questo caso però c’è la variabile dell’autoriciclaggio ciò perchè la Carano ce la siamo già ritrovati con la contestazione del reato tributario realizzato in concorso con Antonio Caliendo nel momento in cui ha contribuito, partecipato assumendo quote e /legale rappresentante nelle società che hanno emesso le fatture per operazioni inesistenti. Circostanza questa che non può essere contestata a Delia Silvana Corvino che a queste operazioni precedenti non ha partecipato ed è quindi indagata solo per il reato di riciclaggio.

Schema identico però nell’azione di riciclaggio dei soldi ci sono poste italiane, c’è la carta evolution retail, non c’è la banca del Fucino, ci sono invece Deutsche bank, Che Banca ed in più c’è la banca BPM spa. Dal primo gennaio 2020 al 31 dicembre 2022 Ersilia Carano movimenta dai suoi conti la somma di 1milione047mila euro e in due anni preleva contanti in operazioni frazionate per 653mila130 euro

Anche Alfonsina Russo protagonista del capo 13 non aveva concorso con Antonio Caliendo, alla commissione dei reati tributari relativi all’emissione per operazioni inesistenti.

Conseguentemente le viene contestato il reato di riciclaggio e non di autoriciclaggio. Alfonsina Russo è u stimatrice della tradizione delle poste italiane. Sempre in linea di massima dello stesso periodo cioè del gennaio del 2020 al 14 novembre 2022 movimenta su i suoi conti postali 816mila848euro, sempre collegati alle fatture di cui prima . Rispetto a questa somma preleva in contanti, ovviamente sempre in maniera frazionata, 315mila398euro.

Dulcis in fundo (si da per dire) Michele Napolitano, il quinto indagato a piede libero, anche lui per il reato di riciclaggio e anche lui con rapporti con le sole poste italiane con carta evolution retail. Importo della movimentazione avvenuta nel periodo primo gennaio 2020 e 12 dicembre 2022, 40mila 220euro con prelievo in contanti pari a 37mila980euro.

E così termina l’elenco dei 14 capi d’imputazione provvisori.