MONDRAGONE. Tre assoluzioni scagionano lo zio omonimo di Augusto La Torre dopo 20 anni

9 Aprile 2019 - 17:56

MONDRAGONE (Tina Palomba) – Dopo oltre 20 anni di vicissitudini giudiziarie assolto da ogni accusa lo zio di Augusto La Torre. E’ stata la Corte di Appello di Napoli, a seguito del giudizio celebratosi ieri,  a prosciogliere  Augusto La Torre, 84anni, zio omonimo del ex capoclan dei ‘chiuovi‘.  Era stato accusato di associazione camorristica ed estorsione aggravata dall’art. 7,  per presunti collegamenti con il gruppo operante in Mondragone ed in gran parte del territorio casertano e laziale.  Il La Torre, si era sempre dichiarato innocente come sostenuto dal suo avvocato Mario Corsiero.  Era stato tratto a giudizio sulla base delle dichiarazioni di Ferdinando Orazzo, proprietario di un autodromo a Cellole, il quale affermava che, nell’anno 1995, avrebbe versato al La Torre una tangente da lire 120.000.000, in quanto esecutore degli ordini che gli derivavano da suo nipote, La Torre Augusto, classe 1962, capo indiscusso del clan La Torre e che per tale fatto è stato condannato dal gip  presso il Tribunale di Napoli. Il racconto di Orazzo era stato confermato da dichiarazioni di alcuni pentiti e dall’accertamento eseguito dai carabinieri su di un’autovettura posseduta al predetto Orazzo, che aveva riferito di essere stata oggetto di alcuni colpi di arma da fuoco, esplosi a scopo intimidatorio da altro appartenente al clan, Mario Sperlongano Il Tribunale di S. Maria C.V., con sentenza del 26 gennaio 2016, aveva condannato il La Torre, classe 1935, alla pena di anni sette di reclusione. La sentenza della Corte di Appello di Napoli ha posto fine ad una lunghissima storia giudiziaria del La Torre, classe 1935, iniziata nel 2001. In un primo procedimento, infatti, alcuni pentiti accusavano il La Torre, classe 1935, di essere stato concorrente nel reato di estorsione, sempre aggravata ex art. 7 consumata in danno del dr. Alberto Morrone, titolare di una farmacia in Mondragone. Da tale accusa, però, il La Torre, con sentenza del 16 novembre 2007, pronunciata dal Tribunale di S. Maria C.V., veniva assolto per non avere commesso il fatto. Successivamente, ancora altri pentiti, già facenti parte del Clan La Torre, accusavano il La Torre, classe 1935, di essere il vero riciclatore dei soldi provenienti dalle estorsioni e dalle altre attività illecite poste in essere dal Clan La Torre; di essere la vera mente pensante del Clan e, infine, di essere il soggetto che, per conto, del Clan teneva i rapporti con i cd. colletti bianchi. In conseguenza di tali accuse, il La Torre, in data 11 dicembre 2007, veniva arrestato per ordine del GIP distrettuale di Napoli. Il Tribunale per il Riesame di Napoli, però, con ordinanza dell’11 marzo 2008, la annullava, disponendo la immediata remissione in libertà del La Torre. Successivamente, a seguito di richiesta di rinvio a giudizio, il GUP presso il Tribunale di Napoli, con sentenza del 14 gennaio 2009, proscioglieva il La Torre sia dall’accusa di appartenere all’organizzazione criminale clan La Torre sia dall’accusa di estorsione aggravata in danno di tale Franzese Salvatore, titolare di un centro di riabilitazione operante in Mondragone. Infine, nel 2002, il La Torre, sempre sulla base di altri pentiti, veniva accusato di avere estorto somme a tale Pino Maria Immacolata, titolare di un centro di emodialisi, ed al notaio dr. Golia, sempre per favorire il clan di cui era, secondo le accuse, il reale ispiratore. Anche tali accuse sono cadute, essendo stato il La Torre assolto con sentenza del Tribunale di S. Maria C.V. del 10 febbraio 2016.