Morte della mamma 29enne e dei suoi due gemellini. I periti confermano: ci sono stati errori clamorosi da parte dei 14 MEDICI

27 Novembre 2018 - 11:35

TRENTOLA DUCENTA – Si è svolta ieri 26 novembre un’udienza molo importante che vede imputati 14 medici degli ospedali San Giuliano di Giugliano e della clinica Pinetagrande di Castel Volturno in una delle peggiori tragedie di quella che, secondo i magistrati dell’accusa, è un terribile caso di malasanità. Stiamo parlando della morte della giovane mamma 29enne Oliva Francesca di Trentola Ducenta e dei suoi due gemellini. Sono stati ascoltati i consulenti del pm, il medico legale Dott. Luigi Barbato e l’anatomopatologo prof. Gianfranco De Dominicis, che hanno ribadito il grave comportamento colposo, già espresso dal ginecologo Martinelli, nominato perito dal gip, dei medici dell’ospedale San Giuliano e della clinica Pinetagrande rispetto alla morte di Francesca evidenziando la responsabilità dei medici della prima struttura del nosocomio giuglianese, che ebbe in cura la povera donna in una prima fase, anche per la morte di due dei tre gemelli. Con l’atto istruttorio di ieri è terminata l’escussione dei testi del pm e della parte civile. Dal primo febbraio del 2019 inizieranno a sfilare i testi e i consulenti dei difensori degli imputati. I medici dell’ospedale San Giuliano e del Pinetagrande a giudizio sono: STEFANO ADDEO – RENATO BREMBO – GERARDO BUONANNO – VINCENZO CACCIAPUOTI – GERARDO CARDONE – GIUSEPPE CICCARELLI – GIOVANNI DE CARLO – ANTONIO DELLA GALA – GIUSEPPE DELLE DONNE – PASQUALE FAVALE – PIETRO GRANATA – GIULIANO GRASSO – CRESCENZO PEZONE – ANTONIO RUSSO .

Era il 24 maggio del 2014 e Francesca, seguita durante la gravidanza dal ginecologo S. R., era stata ricoverata prima all’ospedale San Giuliano di Giugliano in Campania e poi alla clinica Pinetagrande di Castelvolturno. Dopo le minacce di aborto, il suo medico, il 7 maggio, le aveva praticato un cerchiaggio cervicale a fronte della presenza di una significativa leucocitosi con neutrofilia del 77 per cento, emersa dagli esami del sangue. Era in atto una contaminazione batterica. Qualche giorno dopo, uno dei suoi tre bambini, il maschietto, morì. Nessuno però se ne accorse, questo è quello che afferma la parte offesa, nonostante l’ecografia eseguita, stando alla Procura di Santa Maria Capua Vetere, dal medico S. A. E così, Francesca venne trasferita d’urgenza, il 19 maggio, alla clinica Pinetagrande. Il 22 maggio, la sua condizione di salute precipitò. La febbre altissima venne curata con antibiotici inidonei, secondo la tesi della parte offesa, condivisa evidentemente dalla procura. Il giorno 23 maggio si decise, infine, di operare con parto cesareo, per far nascere i bambini alla venticinquesima settimana di gestazione.

Il maschietto era già morto, mentre una delle due femmine sopravvisse al parto, ma morì dopo 24 ore per scarsa maturità dell’apparato respiratorio. L’unica sopravvissuta fu una bambina, Maria Francesca, trasferita all’ospedale Santobono e salvata dai medici di quella struttura.