Operaio casertano muore cadendo nel magazzino. In aula pronti a parlare i carabinieri e il medico

26 Febbraio 2024 - 15:21

ALVIGNANO – Sul processo a carico di un imprenditore ora 54enne, originario di Alvignano, pende sempre il tempo e quindi la prescrizione, essendo il fatto tragico, la morte dell’operaio Gianfrancesco Carullo, avvenuta nel maggio 2015.

Abbiamo raccontato in un precedente articolo le lungaggini che il procedimento ha subito (LEGGI QUI), ma nei giorni scorsi si è tornati in aula, in udienza al tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Se da una parte non ci sono stati sostanziali passi in avanti, nella prossima “puntata” della vicenda saranno ascoltati tre testimoni, importanti ai fini di stabilire la responsabilità dell’imprenditore nella morte di Cerullo.

A parlare sarà infatti il medico nominato dalla Procura, con il quale si esaminerà quella radiografia che l’avvocato della famiglia della vittima, il legale Marco Monica, ha rinvenuto nel fascicolo del Pm, da cui si sarebbe evinta la frattura della schiena dovuta alla caduta.

In aula arriveranno anche i due carabinieri che hanno già testimoniato in passato. Si tratta dei militari intervenuti nel capannone, teatro della morte di Cerullo.

L’operaio era caduto dal carrello sul quale stava operando, senza le dovute misure di sicurezza previste dalla legge.

Durante le udienze, era emerso come P.A., l’imprenditore imputato per omicidio colposo, non

solo era ritenuto colpevole di non aver rispettato gli obblighi di sicurezza sul lavoro, previsti dal decreto legislativo 81 del 2008, ma avrebbe avuto anche una responsabilità attiva nell’incidente.

Secondo quanto scritto dal giudice del dibattimento iniziale, infatti, all’imprenditore va imputato un fatto diverso, ovvero di essere stato lui alla guida del carrello dal quale poi avvenne la caduta fatale di Carullo. Nuovo fatto, quindi, nuovo capo d’imputazione. I tempi, qui, come raccontato si sono allungati, visto che pubblico ministero ha dovuto riformulare sostanzialmente l’accusa.