OSPEDALE DI CASERTA. Clamoroso ribaltone per la morte di un paziente. Otto medici rinviati a giudizio, TUTTI I NOMI

1 Novembre 2019 - 13:38

CASERTA – Andrea Arzillo se ne stava tranquillamente in vacanza alla fine di luglio 2013. Un malessere improvvisamente, lo colpì e i suoi congiunti lo portarono, prima all’ospedale di Trebisacce, poi in quello di Coregliano Calabro.

Constata la serietà del problema, ritennero o meglio si illusero, che il ritorno a Caserta, nel nosocomio del capoluogo, avrebbe offerto tutte le garanzie per una cura efficace ad un problema già diagnosticato come un aneurisma. Arzillo fu sottoposto a Tac dal radiologo Giovanni Moggio che gli confermò la diagnosi di aneurisma, valutando però il problema non tale da necessitare di un intervento chirurgico d’urgenza. Per i maschi si va in sala operatoria quando l’aneurisma è di 5.5 cm, mentre per le donne il limite è fissato a 5 cm. Siccome quello di Arzillo agli occhi del radiologo si estendeva per 3 cm, il paziente fu accompagnato nel reparto e trattato con cure ordinarie.

Col passare delle ore le sue condizioni si aggravarono, eravamo arrivati alla sera del 1 agosto e Arzillo aveva toccato il suolo del pronto soccorso alle 16.23 di quel giorno. Il 4 agosto morì dopo pesanti e strazianti sofferenze. In extremis fu tentato l’intervento chirurgico quando però l’aneurisma era già rotto creando una condizione irreversibile.

Le indagini successive stabilirono che non erano 3 i cm, bensì 5. Per cui le condizioni di Arzillo erano più serie di quanto non apparissero dalla Tac effettuata.

Da allora è iniziata una vera e propria battaglia giudiziaria. Il pubblico Ministero della Procura di Santa Maria Capua Vetere Carlo Fucci che era alla guida da Procuratore della Repubblica dell’ufficio di Isernia, chiuse le indagini con l’obiettivo di chiedere il rinvio a giudizio di Giovanni Moggio, mentre per tutti gli altri indagati, chiese l’archiviazione.

Ma l’avvocato Santacroce della famiglia di Arzillo ha continuato a lottare, affinché le responsabilità penali fossero valutate in un processo anche per il resto dell’equipe medica della chirurgia, allo scopo di dare anche più forza e più prospettiva alla costituzione di parte civile. E in questi giorni, Alfredo Santacroce ha segnato un punto a suo favore, perché la gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Ivana Salvatore, ha ritenuto, a differenza di quanto ritenne a suo tempo il pm Fucci, che esistano le condizioni per rinviare a giudizio, per mandare a processo non solo Giovanni Moggio, ma anche i medici Francesco Mariano, Donato Sciano, Sergio Sgueglia, Antonello Maresca, Raffaele Carbone, Giuseppe Coppola e Raffaele Carotenuto.

L’ipotesi per cui, saranno 8 gli imputati nel processo del tribunale di Santa Maria Capua Vetere celebrerà da qui a poco. E noi seguiremo con interesse, come ormai facciamo da anni, questa triste vicenda.