Più che una donna, una “cartiera”. La mamma di Antonio Caliendo, quello di miss Caserta, ha trasferito l’eredità nelle fatture false dal marito al figlio. Tutto nasce da un’indagine sui casalesi in Bulgaria

5 Febbraio 2024 - 13:24

La donna, come già avevamo notato ieri, è quella che ha movimentato più soldi, frutto dei giri circolari originati da Antonio Luca Iorio, imprenditore dei rifiuti in quel di Calvi Risorta e le fatture emesse da società in cui risultava ancora presente il marito deceduto della Corvino nonchè padre di Antonio Caliendo

CASAL DI PRINCIPE (g.g.) Quando andremo ad approfondire meglio i contenuti dell’ordinanza chiesta e ottenuta dalla Dda, sul giro di fatture emesso per operazioni inesistenti, da imprese, quasi sempre a loro volto pressochè inesistenti, che ah portato all’arresto di 8 persone tra i quali l’imprenditore di Calvi Risorta Antonio Luca Iorio e il presunti imprenditore di Casal di Principe, Antonio Caliendo potremo anche spiegare meglio fatti che messi in cronologia, andranno a delineare bene le cruciali attività svolte dalla 66enne Delia Silvana Corvino. Che a pensarci bene, ha lo stesso rilievo di suo figlio Antonio Caliendo. Nell’attività del riciclaggio che avveniva a valle nell’accordo quadro tra i Caliendo e gli Iorio, ce ne sono alcune che, i magistrati della Dda insieme agli effettivi del reparto polizia valutaria della guardia di finanza, vedevano impegnate imprese ancora intestate a Caliendo senior, cioè al marito deceduto della Corvino nonchè padre di Antonio Caliendo. In poche parole questa donna ha rappresentato il trait d’ union dell’attività di suo marito e eredità assunta da suo figlio, mostrandosi però attiva a sua volta visto che, al di la di ciò che le viene contestato nel capo d’imputazione provvisoria, costatele un arresto ai domiciliari con proibizione assoluta di avere contatti telefonici o telematici con l’esterno e con soggetti che non appartengono alla sua stretta cerchia dei conviventi, ha movimentato ben 3.216.576,15

di cui 1.191.168,82 centesimi prelevati in contanti dai conti correnti.

Qui, infatti, occorreva lavorare su due fronti: riciclare, ripulire definitivamente il danaro arrivato sui conti correnti di persone o delle società cartiere dei Caliendo-Corvino e dopo averlo fatto creare tutte le condizioni perchè la gran parte di questi soldi ritornasse nella disponibilità di Nicolino e Antonio Luca Iorio, trattenendo per se e per il suo figlio Antonio Caliendo cifre che si aggiravano sul 10% delle intere somme movimentate così come si è letto espressamente nel capo 5 dell’ordinanza.

Un ultima informazione: questa indagine non è nata in maniera diretta, ma scaturisce da un lavoro collegato alle attività imprenditoriali di alcuni soggetti collegati ai clan malavitosi e seguiti da altre autorità giudiziarie distrettuali, cioè da Dda diversa da quella napoletana. Indagini attivate in Bulgaria, dove Caliendo, così è scritto nell’ordinanza a firma della gip Federica Colucci avrebbe avuto collegamenti con gruppi di malavitosi appartenenti o ascrivibili più o meno direttamente al clan dei casalesi. ma su questo occorre di nuovo precisare che nel momento in cui la Dda di Napoli riporta queste affermazioni, non riesce, però, a provare queste relazioni tra Caliendo e clan dei casalesi di cui scrive, tanto è vero che le aggravanti mafiose appioppate a diversi indagati di questa inchiesta, ai sensi dell’articolo 416 bis comma 1, ex articolo 7 della legge 203/91, intervengono per quella che viene considerata la filiazione di Ambienta srl, società degli Iorio rispetto alla Casertana Recuperi srl, affondata più di 10 anni fa da interdittiva antimafia definitiva per i rapporti che questa aveva avuto con Vincenzo Abbate imprenditore di camorra strettamente legato al boss Michele Zagaria.