Poliziotto sotto processo per aver nascosto la pen drive dei segreti del boss Michele Zagaria: “Ma chi lo accusa non è credibile, ecco perché”

18 Maggio 2023 - 11:37

Lo ha spiegato in aula, durante la sua arringa difensiva, l’avvocato di Oscar Vesevo, poliziotto sotto processo per il quale l’accusa ha chiesto 7 anni di carcere

CASAPESENNA – Oscar Vesevo è finito sotto processo a seguito della testimonianza, resa ad inizio 2021, di Rosaria Massa la quale riferì che il giorno della cattura di Michele Zagaria vide Vesevo prendere la pen drive.

Ma per il suo avvocato, Giovanni Cantelli, la Massa non è attendibile. La donna, secondo il legale, non avrebbe mai potuto vedere Vesevo prendere quella pen drive poiché la moglie di Vincenzo Inquieto, nipote di Zagaria e ritenuta colei che si occupava di compare i viveri per il boss, sarebbe stata costantemente scortata da agenti, ovvero gli stessi agenti che non avrebbero visto Vesevo prendere la pen drive.

Sette anni per Oscar Vesevo (5 anni per la corruzione e per il reato di peculato, un anno per il reato di truffa ed uno per l’accesso abusivo al ced dei vari soggetti), il poliziotto accusato di aver fatto sparire una pen drive, dopo l’arresto del capoclan dei Casalesi Michele Zagaria, dal covo di via Mascagni a Casapesenna.

Per il pubblico ministero della Dda, Maurizio Giordano, Rosaria Massa, che con il marito Vincenzo Inquieto si sarebbe occupata di ospitare il boss latitante fino al 2011, è credibile. All’esito della requisitoria il pm ha chiesto 7 anni per il poliziotto con la contestazione dell’aggravante mafiosa. Vesevo, secondo l’accusa, si sarebbe impossessato della “penna” per poi rivenderla.