Prima l’interdittiva antimafia e due giorni dopo la Provincia paga l’impresa che per la Dda è controllata dall’imprenditore del clan dei Casalesi

5 Marzo 2024 - 13:58

Tutto legale e legittimo, il problema però sono, come sempre, i tempi. La prefettura di Caserta ha emesso un’interdittiva antimafia nei confronti della Co.Bi. solo a due anni dall’ordinanza nei confronti di Fabio Oreste Luongo, che Nicola Schiavone, figlio ed erede di Sandokan, inseriva nei nomi dei soggetti di fiducia, utili a fare cartello per truccare le gare. Nel frattempo, la Provincia di Caserta ha affidato mezzo milione di lavori alla Co.Bi. in questi anni, rendendo possibile un’ipotesi molto contestata che scrivemmo nell’autunno del 2022

CASERTA (l.v.r.) – Con un articolo di oltre un anno fa, parlando della Co.Bi. Costruzioni e dei lavori che l’amministrazione provinciale di Caserta guidata da Giorgio Magliocca aveva appaltato all’impresa di Ernesto Biffaro, cugino di Fabio Oreste Luongo, ritenuto dalla DDA di Napoli un imprenditore collegato al clan dei Casalesi, specificatamente della fazione Schiavone, descrivevamo la nefasta ipotesi che, nel caso in cui venisse accertata in maniera definitiva dai tribunali l’utilizzo dell’impresa da parte di Luongo per agevolare la camorra, la provincia di Caserta avrebbe finanziato ditte e imprenditori connessi agli interessi del clan dei Casalesi.

La nostra era chiaramente un’ipotesi, un’eventualità possibile, non certa, ma realizzabile.

Ecco, quell’articolo (che potete leggere cliccando qui)

ha provocato una querela a questo giornale, con il direttore Gianluigi Guarino costretto a fare avanti e indietro in questura a spiegare perché scrivevamo cose che sostanzialmente erano presenti in un’ordinanza della DDA di Napoli, quella sul Cira di Capua, quindi, in un atto pubblico.

Negli anni la Co.Bi. ha poi ricevuto diverse commesse dall’ufficio provinciale guidato da Gerardo Palmieri. E noi ne abbiamo sempre scritto, ritenendo che una società coinvolta in inchieste di camorra potesse certo lavorare tranquillamente fino a decisioni definitive o all’emissione di interdittive antimafia, ma che, quantomeno, se ne dovesse parlare.

Al massimo, ci ponevano il dubbio se la prefettura di Caserta fosse a conoscenza delle accuse mosse dalla DDA di Napoli a Luongo e, di riflesso, all’attività del cugino Biffaro e della Co.Bi., ritenuta sostanzialmente nelle mani dello stesso Luongo.

Ce lo chiedevamo perché se per anni nessuna interdittiva antimafia era stata emessa nei confronti di Co.Bi. e, allora, i casi erano due: o Luongo era un perseguitato, messo in mezzo addirittura da Nicola Schiavone, il figlio di Francesco Schiavone Sandokan, passato da essere l’erede al trono a collaboratore di giustizia, oppure Luongo era in qualche modo intraneo agli interessi del clan dei Casalesi e quindi qualcosa all’ufficio Antimafia della prefettura se l’erano perso.

Come sempre in questi casi la verità è nel mezzo. Perché, alla fine, la Prefettura di Caserta ha emesso le interdittiva Antimafia nei confronti della Co.Bi., atto che ha fatto saltare il contratto da 270 mila euro per i lavori sulla strada provinciale per Mondragone.

Restano, però, gli altri 200 mila euro introitati o da introitare per la Co.Bi., figli dei vari cantieri che la Provincia gli ha affidato.

E, infatti, nelle scorse ore la ditta ha ricevuto €90.000 come pagamento del primo stato di avanzamento di lavori per la gara da 240.000, ribassati a 154 mila euro, relativa alla manutenzione di diverse strade dell’area provinciale che vanno da Aversa fino a Grazzanise, passando per Marcianise, Succivo e Villa Literno.

La determina di pagamento arriva cronologicamente a due giorni dalla revoca del contratto sulla provinciale di Mondragone.

Si tratta, va chiarito, di un atto totalmente legittimo. La società rappresentata legalmente da Ernesto Biffaro ha compiuto questi lavori e quindi ha diritto a ricevere questa somma. Certo, se gli uffici guidati dal prefetto Giuseppe Castaldo si fossero mossi con altri tempi e con altre velocità, probabilmente non starete leggendo questo articolo.

Ed ecco la possibilità di cui scrivevamo prima, ovvero l’approvvigionamento criminale grazie ai soldi pubblici dell’ente provincia.

Chiaramente, ripetiamo per l’ennesima volta, si tratta di un rischio, di un’ipotesi. Ma tra la vicenda Biffaro-Luongo, l’eclatante e sinceramente vergognoso (LEGGI QUI PERCHE’) caso dei 10 milioni per il cantiere della scuola superiore di Teano affidati ad una società sotto sequestro perché ritenuta di Raffaele Pezzella, sotto processo per aver corrotto funzionari della provincia di Caserta stessa e per aver finanziato la camorra, e altre situazioni simili raccontate da questo giornali solo negli ultimi anni, quanti soldi gestiti dall’amministrazione provinciale di Giorgio Magliocca rischiano seriamente di aver preso la strada dei conti correnti del clan dei Casalesi e degli imprenditori vicini?

CLICCA QUI PER LEGGERE LA DETERMINA DI PAGAMENTO