RETATA DEGLI AGENTI CARCERARI. La prima radiografia profonda dell’ordinanza. Indagato per indagato, cosa aveva chiesto la Procura, cosa “ha dato” il gip

1 Luglio 2021 - 13:32

8 in carcere, 18 ai domiciliari, 23 sospensioni dal servizio, tre obblighi di dimora: questi 52 sono stati a loro volta sospesi formalmente ma non sostanzialmente dal ministro della giustizia Cartabia. Ma quali misure avevano chiesto il procuratore Troncone e l’Aggiunto Milita per ognuno di loro?

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE(g.g.) Facciamo un pò di ordine in modo da poter cominciare a lavorare nell’unico modo che conosciamo, analizzando cioè punto per punto l’ordinanza di 2350 pagine firmata dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Sergio Enea con la quale ha emesso 52 misure cautelari limitative della libertà personale ai danni di altrettanti soggetti appartenenti al corpo di polizia penitenziaria in servizio al carcere di Santa Maria Capua Vetere, ma anche a carico di alti dirigenti dello stato.

In attesa di spulciare ancora meglio e di ricostruire le coordinate identificative di ognuno dei 117 indagati (65 sono a piede libero), possiamo già affermare che alla categoria dei “civili” appartiene Antonio Fullone, a cui i carabinieri hanno notificato il provvedimento di sospensione dal servizio nella sua casa di Taranto, città in cui è nato 56 anni fa, e che è stato, fino a qualche giorno fa, a capo del Provveditorato Regionale per le carcere della Campania, in pratica, il diretto delegato del Dipartimento del Ministero della Giustizia per l’Amministrazione Penitenziaria, meglio conosciuto con il suo acronimo Dap.

Dunque, la procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere aveva chiesto l’emissione di 63 ordini di misura cautelare. Il gip Enea ha dato riscontro positivo a 52, respingendone 11. Ma andiamo per ordine: suddivisi per sezioni in ragione della durezza del titolo cautelare, i 52 raggiunti da provvedimenti chiesti dalla procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, dal procuratore Maria Antonietta Troncone e dall’Aggiunto Alessandro Milita, titolari di questa delicatissima indagine, sono così suddivisi.

Gli 8 al carcere militare: Salvatore Mezzarano, 40 anni, nato a Caserta; Oreste Salerno, 54 anni, nato a Capua; Pasquale De Filippo, nato a Caserta, 50 anni fa; Michele Vinciguerra, 57 anni, nato a Firenze; Angelo Bruno, 55 anni, nato a Capua; Felice Savastano, 54 anni, nato a Gallucci; Gennaro Loffreda, 53 anni nato in America; Antonio De Domenico, 56 anni, nato a Caserta; i 18 ridotti agli arresti domiciliari sono Pasquale Colucci, comandante del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti, 53 anni il prossimo 3 luglio, originario di Camposano in provincia di Napoli; Gaetano Manganelli, 45 anni, ex comandante dell’istituto penitenziario casertano; Anna Rita Costanzo, Salvatore Piccolo, Giuseppe Conforti, Alessandro Biondi, Angelo Iadicicco, Vincenzo Lombardi, Francesco Vitale, Gabriele Pancaro, Fabio Ascione, Rosario Merola, Raffaele Piccolo, Andrea Pascarella, Giuliano Zullo, Giacomo Golluccio, Claudio De Siero, Clemente Mauro Candiello.

Poi obbligo di dimora nel comune di residenza per Giuseppe Crocco, Salvatore Parisi e Massimo Ciccone.

Infine i 23 sospesi dal servizio per un tempo variabile dagli 8 ai 9 mesi: Francesca Acerra, Silvio Leonardi, per mesi 9; Antonio Fullone, Stanislao Fusco, Alessio De Simone, per mesi 8; Giovanni Di Benedetto, Soma Maurizio, Domenico Pascariello, Mario Rigido, Pasquale Rullo, Giuseppe Gaudiano, Giuseppe Bortone, Maurizio Colurciello, Pasquale Merola, Salvatore Di Stasio, per mesi 6; Francesco Merola, Eugenio Calcagno, Giovanni Guardiano, Gennaro Quisillo, Michele Piscitelli, Paolo Buro, Massimo Oliva, Carmine Antonio Zampella sospensione per mesi 5.

In tutto, come detto, fanno 52. Il governo, precisamente il Ministero della giustizia con una dichiarazione direttamente rilasciata dalla titolare del dicastero di via Arenula, Marta Maria Carla Cartabia, la prima donna nella storia d’Italia ad essere nominata presidente della Corte Costituzionale, ha prodotto a sua volta un provvedimento di sospensione per queste 52 persone. Si tratta di un’operazione più formale che sostanziale, perchè 23 dei 52 sono stati già raggiunti da uno speculare provvedimento penale e dunque non potranno riprendere servizio pur rimanendo a piede libero. Gli altri 29 cioè gli arrestati in carcere, ai domiciliari e i tre raggiunti dal provvedimento di obbligo di dimora, sono sospesi di fatto in quanto impossibilitati a raggiungere il posto di lavoro.

Però, diciamo così che il provvedimento amministrativo si è aggiunto a quello giudiziario, come atto politico che contiene in sè una valutazione rispetto ai fatti accaduti e che forse è stato determinato dal vero e proprio spargimento di video che mostrano le violenze inferte dalle guardia di detenuti e andati in onda in ogni televisione, in ogni sito, in ogni pagina facebook, anche quelli più piccoli e insignificanti. Poi vedremo (e ci divertiremo magari anche un pò), cosa farà il Ministero, qualora il tribunale del Riesame dovesse ordinare la scarcerazione e la rimessa in completa libertà di uno o più indagati per assenza di quei gravi indizi di colpevolezza che invece il gip ha ritenuto sussistenti.

Ma una cosa alla volta, su questo dobbiamo aspettare qualche giorno. Oltre ai 52, per altri 11 indagati, il gip ritiene sussistenti i gravi indizi di colpevolezza ma solo per il singolo reato del falso per induzione, cioè per aver chiesto ed ottenuto certificati medici per problemi fisici che, a loro dire, sarebbero stati frutto di atti intimidatori e violenti dei detenuti. Il fatto che ci sia solo questo reato contestato e che non esistano invece gravi indizi di colpevolezza per quanto riguarda le incolpazioni provvisorie più gravi, la tortura, le lesioni, depistaggi vari, fa dire al giudice che non esistono gli altri elementi costitutivi del provvedimento cautelare, il quale deve prima di tutto poggiare sui gravi indizi di colpevolezza che però vanno associati ai tre pericoli classici: l’inquinamento delle prove, la reiterazione del reato, il pericolo di fuga.

In questo caso, il gip ragiona soprattutto sull’articolo 274, lettera a del codice di procedura penale, dunque sull’inquinamento delle prove. Il non esercizio di un ruolo attivo provato nella parte esecutiva delle violenze e la sola partecipazione a quella che viene considerata dalla procura della repubblica e anche dal gip una colossale messa in scena, non integra queste condizioni per applicazioni di misure cautelari di qualsiasi tipo, anche se l’affermazione relativa all’esistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato di falso in induzione, se da un lato determina il rigetto della misura cautelare che invece la procura aveva chiesto per queste 11 persone, dall’altro lato, si configura come un’arma, uno strumento a disposizione dei pubblici ministeri, quando ci sarà da costruire i capi di imputazione e quando questi passeranno al vaglio di un altro gip, in funzione gup, cioè in udienza preliminare.

Gli 11 in questione sono Bruno Acaluso, Gennaro Ottaviano, Nicola Macallè, Giovanni Corrado, Domenico Garofalo, Gennaro Saiano, Biagio Braccio, Vincenzo Russo, Salvatore Salviati, Nicolò Canzonieri, Raffaele Stellato.

E’ importante questa prima radiografia numerica, di tipo sostanzialmente cardinale dell’ordinanza, perchè ci serve anche a capire, in un documento di enorme pesantezza, che ha necessitato di un grandissimo impegno da parte di chi lo ha scritto, gli elementi da sistemare e da spiegare bene ai nostri lettori.

Chiudiamo questa prima trattazione di analisi esaminando la rispondenza delle richieste di applicazione di misure cautelari formulate dalla procura e i provvedimenti effettivamente decisi dal gip: per gli 8 arrestati in carcere, il cui elenco abbiamo già pubblicato nella parte iniziale dell’articolo, la rispondenza c’è: la procura ha chiesto la reclusione carceraria e il gip ha ritenuto “sussistenti” gli elementi che la giustificano.

Un pò diverso il discorso per le 18 persone finite ai domiciliari. Per 7 di loro, a partire dal comandante degli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Gaetano Manganelli e proseguendo con Pasquale Colucci, Anna Rita Costanzo, Salvatore Piccolo, Giuseppe Conforti, Alessandro Biondi e Angelo Iadicicco la procura aveva chiesto il carcere, mentre il gip Sergio enea ha ritenuto adeguata la misura meno afflittiva dei domiciliari: “Le esigenze cautelari – scrive il gip – possono essere salvaguardate mediante l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari“.

Per altri 11 che si trovano reclusi nelle proprie abitazioni, la misura decisa dal gip, si sovrappone esattamente alla richiesta formulata dalla procura della repubblica che domiciliari aveva domandato e domiciliari ha ottenuto. Gli 11 indagati in questione sono Vincenzo Lombardi, Francesco Vitale, Gabriele Pancaro, Fabio Ascione, Rosario Merola, Raffaele Piccolo, Andrea Pascarella, Giuliano Zullo, Giacomo Golluccio, Claudio Di Siero, Clemente Mauro Candiello.

Per quanto riguarda i tre ispettori di sorveglianza che avrebbero partecipato alla perquisizione straordinaria, anche per loro la procura aveva chiesto l’arresto, non sappiamo se in carcere o ai domiciliari. Lo stesso ragionamento che il gip ha svolto per Manganelli e gli altri 5 che non vanno in carcere bensì ai domiciliari, svolge anche per Giuseppe Crocco, Salvatore Parisi e Massimo Ciccone, i quali “pur potendosi mutuare le argomentazioni svolte nei loro confronti quanto al rischio di recidiva, si ritiene attenuato il rischio di inquinamento probatorio, contenibile, allo stato, mediante l’applicazione della meno afflittiva misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.”

Per quanto riguarda eventuali discrepanze tra ciò che è stato richiesto dalla Procura e ciò che il giudice “ha dato” realmente, vi invitiamo alla lettura dei prossimi articoli che dedicheremo alla vicenda.