S. MARIA C.V. Lutto nel mondo dell’architettura, muore Elviro Di Meo. Il nostro ricordo dell’uomo e del giornalista

1 Ottobre 2018 - 18:56

SANTA MARIA CAPUA VETERE (adp) – “Era troppo una brava persona”, “un ragazzo esemplare”, “un ragazzo d’oro”. Chissà quante volte avremo sentito queste parole in occasione della dipartita di qualcuno, che a volte suonano di circostanza sì, ma in altri casi, come per Elviro Di Meo, sono la pura verità.

Chi, come me, l’aveva conosciuto nella vecchia redazione de il Giornale di Napoli, con alla guida il buon professore Federico Scialla, lo ricorda proprio così, come un giovane ordinato, comprensivo, educato in modo sconfinato. Entrava in redazione con la massima umiltà, in punta di piedi. Eppure, uno come lui, studioso, preparato, avrebbe anche potuto “spararsi la posa” come volgarmente inquadravamo quelli con la puzza sotto il naso. Lui no. Lui era un gentiluomo. Un giovane nato sì, negli anni ’70, ma a quel tempo, a noi, scafati e marpioni provenienti da altre esperienze redazionali, ci sembrava quasi un marziano, uomo vecchio stampo, tanto era la sua precisione.

Oggi, la notizia della sua morte è stata una coltellata al cuore. Eppure non ci vedavamo e sentivamo da anni, ma un suicidio così, ti ferisce. Ed ecco che comincia il tam tam di messaggi di altri colleghi: “Ma è proprio Elviro? Ma te lo ricordi in redazione? Ma com’è possibile?“.

Già, com’è possibile? Non lo so, a questo non so dare una risposta. Chi può mai sapere qual è il tormento profondo che affligge queste anime buone e nobili? Non lo capiremo mai, almeno io no.

Solo l’11 settembre scorso scriveva un post su Facebook che non aveva il sapore di chi meditava di togliersi la vita. “Bel colpo Matteo Salvini e Luigi Di Maio! Il Medioevo prossimo venturo ci attende…”. Certo, un post contro questo Governo che a lui, uomo di Forza Italia della prima ora, non piaceva, ma che in quel “ci attende” si coglie l’espressione di chi neppure lontanamente pensava ad un insano gesto, nel negare il futuro. Anzi, lo attendeva. E allora, ancora una volta non ti capaciti e ti chiedi: ma cosa scatta in un uomo così preparato? Così profondamente acculturato? Un architetto che disegnava gioielli, che scriveva su decine e decina di testate e che l’ultimo suo pezzo su Design Diffusion è datato solo il 3 settembre scorso.

Anche dalla Presidenza dell’ordine degli architetti giunge un messaggio di cordoglio profondo che così recita: “… si apprende con enorme dolore la dipartita dell’amico, architetto Elviro Di Meo. Il ricordo del contributo e dell’impegno da lui sempre profuso rimarrà indelebile”. Infatti, ciò che colpiva di Elviro era proprio l’impegno e la costanza con cui affrontava il suo lavoro.

Ed è vero Elviro, è proprio come ha scritto la tua amica Giulia: “…da oggi il mondo sarà più’ triste e cupo senza di te”. Che la terra ti sia lieve, caro, vecchio amico. A noi non resta che il tuo ricordo. Il ricordo di una bellissima persona.