SECONDA PUNTATA. Sulle tracce di Energetika Ambiente, l’impresa per la quale Carlo Marino ha rischiato le manette. Monnezza, mafia e politica

23 Novembre 2018 - 08:56

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Da Paratore a Paratore. Troppo importante questo cognome quale gigante del settore rifiuti della Sicilia come punto di contatto che stando a quello che scrive la Dda (CLICCA QUI PER LEGGERE LA PRIMA PUNTATA DELLA NOSTRA INCHIESTA) di Palermo con il clan mafioso di Nitto Santapaola, per esaurire in una sola puntata notizie e riflessioni sul rapporto fraterno, creatosi tra Carmelo Paratore, figlio di Antonino Paratore e Carlo Savoia, faccendiere di Sant’Arpino che dai tempi del consorzio Ce4 e poi della Multiservizi abortita in GMC di Orsi, Lettieri e Brancaccio, di strada, a modo suo, ne ha fatta.

Abbiamo, infatti, scritto molto, ma non certo tutto, nella appena citata prima puntata dell’inchiesta giornalistica che prende le mosse dalle dure perquisizioni avvenute tra Caserta e Sant’Arpino nei confronti dell’ormai notissimo Carlo Savoia, del sindaco del capoluogo Carlo Marino, dell’ormai ex dirigente del settore rifiuti, sempre del comune di Caserta, Marcello Iovino e del suo fedele collaboratore Pippo D’Auria.

Qualche tassello ulteriore va aggiunto, perché se, come scrivono i Pubblici ministeri dell’antimafia di Palermo, Carlo Savoia propiziò, nel 2015, l’incontro tra Carmelo Paratore e il vice ministro per le Attività Produttive, presumibilmente Carlo Calenda, e anche vero che il Paratore si muoveva nei palazzi romani con grande agilità e, durante il periodo del governo Renzi, aveva incontrato, stavolta non si sa se in buoni uffici o meno di Carlo Savoia, anche il vice ministro dell’Ambiente, sempre in funzione del super incarico della gestione dei rifiuti all’ILVA di

Taranto, di cui pure abbiamo trattato ampiamente nella prima puntata.

LA PISTA TURCA, LA VISITA DELL’AMBASCIATORE. DA GIGIN A PURPETT ALLA CINA DI RENZI

E qualcos’altro c’è da raccontare sull’altro mega affare messo nel mirino dei Paratore: la mega discarica in Turchia. Carmelo Paratore ricevette nella sua azienda siciliana addirittura l’ambasciatore di Ankara, com’è testimoniato dalle telecamere di sorveglianza. In tutti i gangli del potere reale voleva entrare Carmelo Paratore, amico di Carlo Savoia, e cercò di farlo utilizzando anche Carmelo Messina, vice presidente dell’Unione di amicizia Italia Turchia (non dimenticate che Berlusconi  ha fatto da testimone alle nozze del figlio del premier Turco Erdogan) e Alberto Dell’Utri, fratello di Marcello. Paratore jr. si introdusse anche nel mondo di Invitalia, il cui capitale azionario è completamente nella mani dello Stato, precisamente in quelle del Ministero dell’Economia e delle Finanze e che di quattrini ne eroga tanti per progetti industriali. Che Carmelo Paratore fosse diventato uno importante lo testimonia il fatto cheriuscì finanche a salire sull’aereo che ha trasportò Matteo Renzi nel suo viaggio in Cina.

Insomma, Paratore era entrato nel salotto buono per curare gli affari poco chiari dei rifiuti siciliani che lo vedevano accomunato a Carlo Savoia, vero e proprio socio de facto e accompagnatore d’avanguardia nelle stanze che contavano nel 2014 e nel 2015, controllate da un PD in cui Carlo Savoia e suo fratello Giuseppe, già sindaco di Sant’Arpino, vantavano e vantano riferimenti significativi a partire dalla provincia di Caserta e dall’Agro aversano.

CARLETTO E COMPARE GIGGIN’. LA CONQUISTA ABORTITA DELL’ISOLA VERDE E LA STORIA CHE PARTE DA LONTANO

Carlo Savoia diventa, dunque, interlocutore privilegiato di Antonino “Nino” e Carmelo Paratore, non da semplice faccendiere, ma da faccendiere assunto al rango di imprenditore. La scuola è quella della famiglia Cesaro, coordinata da Luigi Cesaro, detto Giggin a Purpett, che di Carlo Savoia è testimone di nozze. Fino a qualche anno fa del faccendiere santarpinese si era parlato solo in relazione alla famosa indagine sul presunto appalto truccato, aggiudicato al consorzio CITE, nel comune di Forio d’Ischia, dove sotto l’egida dei Cesaro, dell’indigeno De Siano, di sindaci forzisti (e anche del PD), CITE entrò in grande stile, incrociando però le attenzioni della magistratura. Ma mentre questo accadeva, Savoia si muoveva anche su teatri, scacchiere più ampi, più importanti popolate da potentissimi i cui patrimoni, realmente o in apparenza, gli davano il lasciapassare per entrare in ogni tipo di mondo. La conquista della Sicilia, la possibilità che Carlo Savoia ha di procacciare appuntamenti a Carmelo Paratore con un vice ministro delle Attività Produttive, parte da lontano. Parte dall’altro versante dello stivale, precisamente dal Piemonte e dalla Liguria.

Domani la terza puntata…