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Tra le pestilenze più importanti della storia e della letteratura, il racconto di una epidemia quasi dimenticata che arriva fino a SANTA MARIA CAPUA VETERE

20 Maggio 2020 - 15:25

Caserta (pm) – Nel pieno del contagio da coronavirus sono stati proposti molti confronti con le pandemie del passato. Il principale, richiamato da pressoché tutti gli organi di informazione, è stato certamente quello con la peste milanese raccontata da Manzoni ne I Promessi Sposi, il romanzo per antonomasia del nostro Paese, che tutti gli italiani, chi più chi meno, hanno incrociato almeno una volta nella loro vita.

Molti hanno ricordato la peste di Londra del 1665, che venne raccontata da Daniel Defoe nell’omonimo romanzo storico La peste di Londra  ovvero A Journal of the Plague Year, pubblicato anonimo nel 1722.

Altri hanno citato la pestilenza romanzata dal Nobel per la letteratura Albert Camus nel suo libro La peste, opera narrativa ambientata negli anni ’40 del Novecento nella città algerina di Orano, in cui viene immaginato finzionisticamente lo scoppio ed il propagarsi di una epidemia di colera, che si riferisce a quella che realmente vi si verificò nel 1849 a seguito della colonizzazione francese.

Qualcuno, richiamatosi alle vicende proprie del nostro territorio, ha riportato alla memoria il colera di Napoli dell’agosto del 1973.

Immagini di repertorio del colera di Napoli del 1973.

 

Quasi nessuno, tuttavia, ha rievocato le invasioni coleriche di Napoli del 1656 e del 1854 come descritte dall’eminente medico borbonico Salvatore De Renzi (Paternopoli, in provincia di Avellino, 19 gennaio 1799 – Napoli , 26 febbraio 1872). Della prima, a lui remota di due secoli e passa, De Renzi scrisse – va da sé – storicamente per trarne ammaestramenti sulle misure di profilassi contro il colera; della seconda, a lui coeva, in quanto relatore della situazione sanitaria del Regno al Supremo Magistrato di Salute, principe di Ottajano Giuseppe De Medici.

Salvatore De Renzi fu valentissimo medico e cattedratico del suo tempo, di fama internazionale, instancabile studioso ed autore di opere monumentali di medicina.

Ora, un lettore attento potrebbe chiedersi perché un giornale di ambito provinciale, qual è Casertace.net, si intrattiene su fatti e su di un personaggio estranei, a stretto rigore, alle vicende casertane.

Ebbene, la ragione è che due discendenti di De Renzi, attraverso il ramo del figlio Errico

Nella foto, Errico De Renzi, figlio di Salvatore.

(anch’egli medico e poi senatore del Regno d’Italia), Raffaella e Maria De Renzi sono nate e vissute nel cuore storico di Santa Maria Capua Vetere, abitando in via P. Fratta ex via Torre.

Raffaella, meglio conosciuta nella cittadina del Foro come la signorina De Renzi e circondata di rispetto per i suoi modi distinti ed adusi alle buone maniere di un tempo, fu educatrice all’istituto minorile Angiulli. Mancata da oltre due lustri, è sepolta nel cimitero della città sammaritana. Maria, invece, a seguito di un tardo matrimonio, si trasferì a Verona, dove poi ha sempre vissuto e dove è morta.

Chissà se vi sarà mai un cultore di storia locale che possa togliere dall’oblio in cui sono caduti fatti e personaggi come questi, che costituiscono pur sempre il nostro retaggio migliore. I tempi immediati che viviamo, disattenti a tutto, non sembrano però i più proficui.

La copertina, la dedicatoria a Ferdinando Palasciano e l’introduzione del libro sulla pestilenza di Napoli del 1656 scritto da Salvatore De Renzi.