Tra ROMANZO CRIMINALE e GOMORRA 5. La dichiarazione di guerra dopo l’ultima mediazione fallita a casa di Mino Musone

11 Maggio 2019 - 13:40

MARCIANISE(g.g.) Ci fa piacere aver avuto la perseveranza di leggere un’ordinanza, come quella recente, relativa alle ultime trame del gruppo Piccolo-Letizia perchè nella sua seconda parte siamo riusciti a incrociare il racconto di Salvatore Belforte che, a nostro avviso, rappresenta un fondamentale contributo storico di conoscenza molto più specifica rispetto a quello che era noto fino a qualche tempo fa, delle motivazioni, delle modalità, delle ragioni prime e seconde della guerra più sanguinosa combattuta all’interno della camorra in provincia di Caserta, quella che ha contrapposto il gruppo Cutillo-Belforte e quello Delli Paoli-Piccolo.

Siamo giunti alla terza e penultima parte del racconto del boss che al tempo in cui ha rilasciato queste dichiarazioni, possedeva ancora lo status di collaboratore di giustizia, che poi ha perso a causa della nota vicenda dell’omicidio di Angela Gentile.

Il ricordo è vivo. Preciso. L’anno è il 1985. La tensione è altissima. Ci sono stati due agguati, entrambi non andati completamente a segno ai danni dei due boss. Il primo, contro Antonio Delli Paoli, a cui partecipa anche la famiglia dei Quaqquaroni, attraverso Angelo Piccolo, fratello di Antimo Piccolo che nella circostanza svolge la funzione di specchiettista.

E’ ancora il tempo in cui i Piccolo stanno insieme ai Belforte e a Cutillo che di quell’agguato è l’organizzatore. Delli Paoli rimane ferito, muore un suo uomo. Successivamente l’agguato lo subisce Paolo Cutillo, il quale rimane a sua volta ferito a una gamba, ma riesce a scansare il fuoco del commando a cui partecipa direttamente, lo stesso Antonio Delli Paoli.

Ormai i margini di trattativa sono strettissimi e il dado è quasi tratto. Salvatore Belforte racconta, questo nello stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo stamattina, l’ultimo, estremo tentativo di mediazione. Lui e Vittorio Mino Musone invitano a casa di quest’ultimo Antimo Piccolo e Raffaele Viciglione.

Vale ancora come filo di dialogo la parentela che c’è tra la famiglia Piccolo e la famiglia Belforte. Salvatore spiega che sua nonna, dunque nonna anche di Mimì Belforte e la nonna di Antimino Piccolo erano sorelle. In poche parole, i due fratelli Belforte erano cugini di secondo grado dell’ormai defunto Antimo Piccolo.

Quello comunicato allo stesso Piccolo e Viciglione è una sorta di ultimatum, pronunciato da chi ritiene di possedere una forza militare superiore. In poche parole, la guerra si sarebbe evitata solo se Piccolo e Viciglione non si fossero opposti all’omicidio di Antonio Delli Paoli, considerato inevitabile, all’indomani dell’agguato a Paolo Cutillo.

Sia Antimo Piccolo che Viciglione rispondono negativamente, entrambi dicono a Salvatore Belforte di essere intenzionati a rimanere con Delli Paoli, il quale, al tempo, era collegato ai gruppi dell’agroaversano. Salvatore Belforte dice Casale, ma nel 1985 il baricentro si trovava a San Cipriano, cioè la patria di Antonio Bardellino, tra i capi della Nuova Famiglia che si contrapponeva alla Nco di Raffaele Cutolo, alla quale, non a caso, il gruppo di Cutillo e Belforte di era collegata.

Particolarmente dura l’affermazione che poi è una promessa di morte, che Salvatore Belforte formula nei confronti di Viciglione in quella circostanza. Gli dice che l’avrebbe ammazzato ed effettivamente poi questo avvenne come la storia ha dimostrato.

Insomma, quella riunione finì molto male e da quel giorno, racconta ancora Belforte, la guerra scoppiò non improvvisamente perchè forse questa riunione, il fallimento dell’ultimo tentativo di mediazione che vedeva impegnato anche Mino Musone, rappresentò una sorta di implicita dichiarazione che i plenipoteziari delle due fazioni si scambiarono.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA