TUTTI GLI UOMINI di Nicola Schiavone: geometri, faccendieri, camorristi in carriera. Quella ditta sponsorizzata da Gennaro Coronella…

23 Settembre 2022 - 14:07

Se sono balle, il figlio di Sandokan le sa raccontare molto bene visto che è sempre preciso, circonstanziato e soprattutto in questo caso mette a disposizione degli inquirenti una serie di elementi molto facilmente riscontrabili. Ne esce fuori uno spaccato di quello che era il comune di Casal di Principe nel primo decennio di questo secolo, prima del blitz de il principe e la scheda ballerina. Giacomo Letizia andava direttamente a casa sua a ricevere direttive

CASAL DI PRINCIPE – (g.g.) Questo ulteriore passo delle dichiarazioni, rilasciate da Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan e capo del clan dei casalesi per qualche anno, dal 2004 al 2010, si prestano ad una trattazione sintetica, stringata. Ciò, non in base ad una nostra scelta di fermarci e soffermarci su poche righe, ma perchè Nicola Schiavone, verità o bugia che siano, sviluppa una narrazione molto lineare.

Sono due le questioni che la Dda di Napoli, pubblico ministero Antonello Ardituro, ha segnala all’attenzione del gip del tribunale di Napoli Giovanna Cervo, e anche a quelli come noi che studiano approfonditamente questi atti giudiziari. In primo luogo, Nicola Schiavone fa nomi e cognomi delle persone che nel comune di Casal di Principe erano a sua disposizione.

Qualcuno era legato direttamente a lui, qualcun altro lo era indirettamente attraverso Dante Apicella, detto Dantuccio la damigiana, che il giudice parimenti a noi chiama plenipotenziario del clan dei casalesi di Nicola Schiavone dentro agli uffici del comune di Casal di Principe e non solo, mentre il collaboratore di giustizia definisce, utilizzando un termine mutuato dall’alpinismo, capocordata. Il principale riferimento di Nicola Schiavone e Dante Apicella era il geometra Giacomo Letizia, oggi 71enne e dunque pensionato, coinvolto nel blitz, rinviato a giudizio nell’inchiesta Normandia 2, per effetto della quale fu anche arrestato, mentre è sicuro che fu condannato per aver fornito il suo supporto tecnico al clan dei casalesi.

Giacomo Letizia si recò direttamente, senza farsi problemi, a casa di Nicola Schiavone per avvertirlo che Gennaro Coronella, al tempo ancora parlamentare di Alleanza Nazionale, stava facendo pressioni a favore di una ditta non residente a Casal di Principe, visto e considerato che tutte quelle con sede a Casale, dovevano passare, almeno per quanto dichiara Schiavone, per il vaglio di quest’ultimo. Attraverso Dante Apicella, il boss fece partire un ordine perentorio e dunque l’ipotesi che l’appalto di cui si discuteva fosse aggiudicato alla ditta segnalata da Coronella, fu prontamente scartata.
Ma non era solo Giacomo Letizia a operare nel comune di Caal di Principe in stretto collegamento con Nicola Schiavone. C’erano altri funzionari che però Schiavone non nomina in questo interrogatorio, limitandosi ad aggiungere il nome di Vincenzo Cenzino Schiavone, anche lui geometra presso il comune di Casal di Principe, nato nel 1954, una vera e propria classe di ferro, visto che si tratta dello stesso anno di nascita di Francesco Schiavone Sandokan e dell’ormai celeberrimo Nicola Schiavone monaciello, quello degli appalti delle ferrovie.

Anche il nome di Vincenzo Schiavone non è certo quello di un insospettabile , visto che fu arrestato nella retata del 6 dicembre 2011, in applicazione dell’ordinanza frutto dell’inchiesta il principe e la scheda ballerina, con successiva condanna per il reato di associazione a delinquere o di concorso esterno, il fatto non è specificato nell’ordinanza, ai sensi dell’articolo 416 bis. E oggi, ancora imputato davanti alla corte di appello per effetto di una sentenza della Cassazione, forse di annullamento con rinvio, pronunciata nel 2018. Evidentemente si trattava di un appalto importante, quello a cui Coronella aveva puntato per favorire la ditta da lui segnalata. Questo è vero perchè Schiavone afferma che quell’appalto fu da lui suddiviso in 5 lotti, con distribuzione diffusa a politici locali, a Nicola Panaro persona di famiglia uno stra-fedelissimo degli Schiavone, un altro lotto, sempre da un milione e mezzo di euro cioè della stessa cifra dei primi due, Nicola Schiavone lo assegnò al suo omonimo Nicola Schiavone o russ, di cui abbiamo già scritto in articoli pubblicati nei giorni scorsi. Dalla scansione delle varie sezioni dei lotti (la destinazione degli altri due Schiavone ha dichiarato di non ricordarla) dovrebbe trattarsi del famoso appalto per la riqualificazione urbana di Casale, quello da 7 milioni e mezzo di euro per il quale Dante Apicella svolse una funzione di grande organizzatore, di autentico capofila, per l’appunto, capocordata di molti e diffusi interessi sempre dentro ai meccanismi governati dalla camorra.

Su ogni milioni e mezzo, Schiavone dice di aver riscosso una tangente del 10%, 150 mila euro cadauno. Altre persone citate dal pentito sono il sindaco di allora Cipriano Cristiano e Maurizio Schiavone genero di Luigi Caterino, noto pregiudicato e affiliato al clan dei casalesi. La moglie di Maurizio Schiavone è tra i titolari della Edil General Appalti srl , che si è aggiudicata diversi appalti al comune di Casale. Suo fratello è Salvatore Schiavone ex socio della Cobit sud sas, società finanziata da tutto il gotha del clan dei casalesi a partire da Francesco Schiavone, Francesco Bidognetti e Giuseppe Caterino. Insomma Maurizio Schiavone era un fedelissimo e anche un fidatissimo.

La seconda questione la riteniamo tanto importante perchè spiega come beffardatamente il clan dei casalesi si è preso gioco dello stato, grazie ai comuni conniventi, relativamente agli appalti sui beni confiscati. Ma la vicenda è raccontata in maniera articolata da Nicola Schiavone junior e quindi merita un capitolo a parte che svilupperemo nella giornata di domani.

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA