TUTTI I NOMI MARCIANISE. Indagato Francesco Letizia, fratello della presidente del consiglio comunale. Il solito kamikaze Onofrio Tartaglione e tante carte false per un permesso

29 Gennaio 2022 - 19:03

In calce il documento integrale dell’avviso di conclusione indagini

 

 

MARCIANISE (G.G.) – Che Onofrio Tartaglione sia, e glielo diciamo scherzosamente e anche un po’ teneramente, visto che si tratta di una vittima, un baccalà ben stagionato in salamoia…è ormai fatto pacifico.

Ha “passato” i guai per assecondare tutti i desideri di Antonello Velardi, dell’allora assessora e oggi presidente del consiglio comunale Angela Letizia, al punto che oggi potremmo modificare l’antico riferimento onomastico di Pasquale Passaguai, rinominandolo Onofrio Passaguai.

A noi piace anche adoperarci in qualche microesercitazione filosofica, scienza che occupandosi, tra le altre cose, dell’animo umano, è anche pregna di riflessioni antropologiche.

Ci piacerebbe conoscere direttamente Onofrio Tartaglione, segretario comunale di Marcianise negli anni della prima consiliatura di Antonello Velardi.

Vorremmo conoscerlo perché ci interesserebbe scientificamente parlare con lui per capire se questa disponibilità devozionale, divenuta obbedienza cieca nei confronti del sindaco di Marcianise, sia stata frutto di un trauma adolescenziale, avvenuto ai tempi in cui entrambi frequentavano la stessa classe del liceo scientifico Quercia, oppure se questa subalternità di tipo gesuitico affondi le radici in qualche ragionamento che, facendo noi fatica a identificare, ci piacerebbe ascoltare direttamente dalla sua voce.

Cresce il numero dei processi che Onofrio Tartaglione dovrà fronteggiare. Oltre a quello già noto e molto pericoloso iniziato sulla iper citata vicenda dei permessi falsi e dei duecentomila e passa euro che in un giro contabile Velardi ha in pratica intascato nel momento in cui da un lato ha conservato il pieno stipendio de “Il Mattino”, dall’altro è mancato quasi sempre sul posto di lavoro, c’è anche quest’altra storia, apparentemente meno importante, ma che comunque vede Onofrio Tartaglione coinvolto come principale pubblico ufficiale che avrebbe abusato del suo ufficio.

Una storia interessante anche perché coinvolge Francesco Letizia, 42 anni, fratello della già citata comunale Angela Letizia, oggi presidente del consiglio comunale sempre al centro delle polemiche.

Francesco Letizia fu arruolato da progettista dal signor Giuseppe Campomorto, proprietario di un immobile di via Trieste da ristrutturare e ampliare.

Ma su quell’immobile c’erano, evidentemente, dei problemi; c’erano delle difformità, degli abusi già realizzati in precedenza.

Per cui, questo avrebbe determinato una situazione difficile per la progressione dei lavori che Campomorto voleva realizzare.

Difficile soprattutto perché un condono chiesto e ottenuto avrebbe comportato costi molto ingenti che invece il proprietario non affrontò.

E non li affrontò perché secondo il Pm della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Chiara Esposito, il direttore dei lavori Pasquale Iodice avrebbe firmato e asseverato il falso su attestazioni ufficiali, al punto che oggi, in concorso (art.110) con Campomorto, gli viene contestato il reato di falso ideologico ai sensi dell’articolo 481 del Codice Penale (Falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità).

Nel dettaglio, l’ingegnere Pasquale Iodice, così si legge nel decreto di chiusura delle indagini preliminari, “avrebbe falsamente attestato circostanze e fatti non veritieri: in particolare dichiarava la piena conformità della documentazione e degli elaborati progettuali grafici allo stato di fatto ed agli strumenti urbanistici, laddove invece alcuni lavori richiesti nella pratica in esame risultavano essere stati già realizzati ed eseguiti, in assenza di titolo abilitativo (nello specifico due wc al piano terra, la chiusura di un balcone al primo piano, una tettoia in legno)”.

In pratica, un progettista può disegnare e/o scrivere quello che gli pare nel suo elaborato, tanto è vero che Francesco Letizia non è indagato per il reato di falso ideologico, ma è il direttore dei lavori, testimone, tutore e custode della rispondenza di ogni procedura edilizia alle norme vigenti, a pagarne le conseguenze nel momento in cui appone la sua firma e il suo timbro sul progetto.

Concludendo la trattazione del falso ideologico, va sottolineato però che se Letizia non è perseguibile per questo reato, è anche lecito sollevare qualche dubbio sul fatto che lui ben conoscesse l’esistenza di aree dell’immobile di Campomorto illegalmente edificate.

Non c’è certezza, ma è assolutamente doveroso e non solo legittimo avanzare dubbi su quest’ultima circostanza.

Veniamo al secondo reato contestato, cioè quello di abuso d’ufficio ai sensi dell’articolo 323 del Codice Penale, compiuto in prima battuta dal baccalà di cui sopra, in concorso (art.110 e 117) con Francesco Letizia e Giuseppe Campomorto.

Qualcuno potrebbe chiedersi: ma cosa c’entra Onofrio Tartaglione con una vicenda di permessi a costruire in edilizia privata?

Questa qui non è materia di ingegneri, architetti e geometri, cioè di quei dirigenti e quadri che lavorano in un Ufficio Tecnico? Sì, ma qui stiamo parlando del Comune di Marcianise, che è un affare appartenente alla sfera della psichiatria.

Quando arrivò, Velardi fece fuori Fulvio Tartaglione e va bene, si poteva anche capire, perché apparteneva al passato. Al suo posto arrivò Gennaro Spasiano, che manco gli andò bene. Confessiamo che, pur avendo seguito dettagliatamente le cose di Marcianise, facciamo fatica a ricordare il tourbillon di nomine a colpi di uso smodato dell’articolo 110 del Tuel e di giubilazioni.

Ricordiamo bene, invece, che per un periodo, caso più unico che raro, come sta succedendo anche oggi seppur con qualche variazione sul tema, Velardi pretese che fosse Tartaglione ad assumere la dirigenza dell’Ufficio Tecnico. Cosa potesse capirne il buon Onofrio di ingegneria, norme urbanistiche e particelle catastali si può ben immaginare.

Ma per i motivi che abbiamo scritto all’inizio, se Velardi gli diceva, manco si fosse trattato dell’imperatore Hirohito al cospetto dei piloti kamikaze dell’aviazione nipponica, “buttati dal quinto piano”, lui lo faceva.

E firmava, perché c’era qualcuno che evidentemente garantiva.

Francesco Letizia era colui che garantiva? Non possiamo dirlo, perché dovremmo leggere ancora meglio le carte giudiziarie, dato che dal decreto di chiusura delle indagini la posizione di Letizia è concorrente rispetto ad un atto la cui paternità appartiene all’esclusiva responsabilità di Tartaglione.

Ma se non possiamo dirlo con certezza, per lo stesso motivo per cui prima abbiamo ragionato sul reato di falso ideologico, non possiamo escludere che Letizia potesse avere un’influenza, diciamo così “spirituale”, dato che si trattava pur sempre del fratello della vice-sindaco, autentica pupilla degli occhi di Velardi.

Il fatto che Francesco Letizia fosse fratello di Angela Letizia, che questa fosse vice-sindaco e che questa fosse e sia la pupilla di Velardi sono evidenze indiscutibili, al di là di quelle che possono essere o non essere le connessioni tra questo status e un procedimento amministrativo che aveva in Onofrio Tartaglione, l’uomo kamikaze, il suo unico terminale di potestà.

In conclusione, si legge: “Onofrio Tartaglione illegittimamente adottava il Permesso di Costruire in sanatoria n.53/2019 in assenza della preventiva denuncia di lavori per autorizzazione sismica e deposito sismico e dunque in assenza del rilascio del necessario collaudo, richiamando nel predetto titolo abilitativo il parere favorevole espresso dal responsabile dell’Ufficio Urbanistica non considerando che lo stesso aveva subordinato il perfezionamento della pratica al previo ottenimento della necessaria autorizzazione sismica di fatto mai rilasciata”.

Ogni commento è superfluo. Confermando in tutto e per tutto ciò che abbiamo sostenuto su Onofrio Tartaglione.

Perché se uno firma un’autorizzazione collegando il suo placet ad un fantomatico parere dell’Ufficio Urbanistica, il quale invece aveva subordinato il suo visto alla realizzazione delle prescrizioni in materia sismica, vuol dire che il povero Tartaglione manco una carta si era letto, men che meno ciò che l’Ufficio Urbanistica aveva scritto.

Qualcuno gli aveva detto di firmare dando per scontato il placet dell’Urbanistica, dove evidentemente c’era qualcuno che capiva, al punto che il suo nome non compare tra gli indagati di questa indagine, come sarebbe capitato, invece, qualora il visto fosse stato apposto al seguito di un nulla quaestio.

 

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