Vassallo: “Mi sono pentito perchè Peppe Setola voleva ammazzarmi. Vi racconto del diverbio con il fratello Pasquale Setola”

20 Luglio 2020 - 13:35

In calce un altro stralcio dell’interrogatorio a cui il collaboratore di giustizia, figura di riferimento del mondo dei rifiuti del clan dei casalesi, si è sottoposto durante il processo per il pip di Lusciano che vede imputati tra gli altri i fratelli Cesaro e l’ex sindaco Isidoro Verolla. Pasquale Setola è colui il quale CasertaCe ha scritto decine di volte per gli affari alla Provincia dal 2000 in poi ma soprattutto durante il periodo di De Franciscis

 

CASTEL VOLTURNO – Continuiamo il nostro incrocio con le dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia di Parete Gaetano Vassallo, per anno punto di riferimento della fazione-Bidognetti nel dorato e lucrosissimo mondo del traffico dei rifiuti. Oggi ci soffermiamo su altre risposte, date da Vassallo alle domande formulategli dal pubblico ministero della dda, nell’ambito del processo sulla nota vicenda del Pip del comune di Lusciano in cui sono imputati, tra gli altri, i fratelli Cesaro e l’ex sindaco Isidoro Verolla.

Vassallo, da bidognettiano, ma soprattutto come imprenditore che aveva investito nella piazza di Castel Volturno, dovette fare i conti a un certo punto con la presenza minacciosa e violentissima di Giuseppe Setola. Degli interessi imprenditoriali di quest’ultimo abbiamo già scritto più volte. Da più di 10 anni raccontiamo, infatti, che l’impresa di cui Pasquale Setola era direttore tecnico, si aggiudicava gli appalti dell’amministrazione provinciale di Caserta, il cui ufficio tecnico, ai tempi di Ventre

ma soprattutto ai tempi della maggioranza di Sandro De Franciscis, che aveva in Nicola Ferraro il suo azionista di riferimento, era dominato dall’ingegnere di Casal di Principe Alessandro Diana, Sandro per gli amici, coinvolto nell’ultima ordinanza che ha portato all’arresto, poi revocato dal Riesame dentro ad un’indagine che probabilmente poteva essere sviluppata con una diversa consistenza e cercando attraverso solide memorie storiche, documenti di riscontro, che pur ci sarebbero stati.

A maggior ragione, Pasquale Setola era un impresa di riferimento in molti lavori realizzati a Castel Volturno, area storicamente governata dalla fazione Bidognetti e su cui imperversò letteralmente Peppe Setola, nei suoi mesi di fuoco stragista.

Vassallo afferma che per i lavori di installazione di infissi, per l’impiantistica, per tutte le strutture metalliche, lui fu costretto a rivolgersi a Pasquale Setola. C’era stata poi tensione tra Vassallo e Pasquale Setola a causa di un problema ad una pompa che aveva impedito all’albergo di Vassallo di aprire i battenti in quanto ancora privo del certificato antincendio. Di questo, l’imprenditore di Parete si lamentò con Pasquale Setola. Il diverbio trovò una soluzione di pace, ma evidentemente quel conto era ritenuto ancora aperto da Peppe Setola, il quale, racconta sempre Vassallo rispondendo al pm, gli mandò in albergo i suoi emissari che ripetutamente gli chiesero soldi per il famoso intervento chirurgico che avrebbe dovuto sostenere agli occhi.

Vassallo ritenne, a un certo punto, che la misura fosse colma e dunque oppose un diniego al cospetto di Letizia e degli altri storici esattori-killer di Peppe Setola. Nulla successe ma Vassallo seppe da un suo fornitore che Peppe Setola proprio a causa di quel rifiuto voleva fargli fare la stessa fine che aveva fatto fare o che avrebbe fatto fare ad un altro imprenditore importante, cioè a Michele Orsi. Insomma, aveva intenzione di ammazzarlo.

Vassallo prese sul serio questo allarme anche perchè vedeva come si comportava Peppe Setola. A quel punto decise di diventare collaboratore di giustizia.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’INTERROGATORIO