Ufficiale: elezioni comunali a SPARANISE il 17 e il 18 novembre. Ecco cosa farà l’ex sindaco Martiello e i primi nomi dei candidati alla fascia
26 Settembre 2024 - 13:44
In scadenza i due anni, un anno e mezzo più sei mesi di proroga, della commissione straordinaria, insediatasi dopo lo scioglimento per infiltrazione camorristica. L’incognita del procedimento sull’incandidabilità che si chiuderà al Tribunale di S.Maria C.V. tra l’8 e il 9 novembre, ossia a candidature già presentate. Quello che faranno Zannini e Magliocca insieme a Gianfranco L’Arco, approdato ai loro lidi dopo essere stato mastelliano, zinziano e di Stefano Graziano; il dilemma di Antonio Merola e la tentazione di Salvatore Piccolo fu Luigi
SPARANISE – Si svolgeranno domenica e lunedì 17 e 18 novembre prossimi le elezioni comunali di Sparanise.
Dopo circa 2 anni lo scioglimento fu sancito nel dicembre 2022 di gestione commissariale. si torna ad una gestione oprdinaria e democratica.
Ricordiamo, per quei pochi che lo ignorano, che Sparanise dopo la visita di qualche mese di una commissione d’accesso, fu sciolto per infiltrazioni camorristiche, in conseguenza di un’indagine, peraltro ancora in corso, svolta dalla Dda insieme alla prima sezione della Squadra Mobile della Questura di Caserta.
C’è il nodo relativo alla posizione di alcuni esponenti della vecchia amministrazione comunale, su cui pende da diverso tempo una condizione sub iudice di eleggibilità su cui dovrebbe pronunciarsi, con una sentenza, il Tribunale Civile di S.Maria C.V. con il suo presidente D’Onofrio, tra l’8 e il 9 novembre. Una data, dunque, successiva al termine per la presentazione delle liste che dovrebbe cadere nel fine settimana di domenica 20 ottobre, dunque entro le 12 della giornata di sabato 19 ottobre, con possibilità di presentare le candidature anche il giorno prima, ossia venerdì 18 ottobre.
A questo punto bisognerà capire cosa deciderà di fare l’ex sindaco Salvatore Martiello, il quale, insieme allo zanniniano Vitaliano Ferrara, se non andiamo errati anche insieme all’ex assessora Spinosa, attende la sentenza sulla candidabilità.
Nessuno impedisce a Martiello, a Ferrara e alla Spinosa di presentare la propria candidatura, ma è chiaro che una loro eventuale elezione alla carica di sindaco o a quella di consigliere comunale sarebbe invalidata da un eventuale verdetto negativo del tribunale.
Per cui si può ipotizzare che Martiello, l’unico politicamente in condizione di ricandidarsi a sindaco, rinunci, nel rispetto dei tempi del tribunale, a correre per la massima carica cittadina.
Diverso è il discorso per un’eventuale candidatura a consigliere comunale, visto che in questo caso le eventuali dimissioni immediate, frutto di un verdetto avverso, non comporterebbero un nuovo scioglimento del consiglio comunale e la fissazione di nuove elezioni per la primavera del 2025.
Martiello si dimetterebbe e al suo posto entrerebbe il primo dei candidati non eletti della sua lista, senza alcuna modifica del plenum del consiglio.
Ad oggi si fanno diversi nomi per i concorrenti alla fascia tricolore. Il versatile Gianfranco L’Arco è rimasto sempre a galla nel Consorzio Idrico, prima come presidente dell’assemblea, poi come significativo consulente.
Questo lo potrebbe penalizzare in quanto “carta conosciuta”, anche come assertore e interprete, tra i più creativi e intensi della pratica del trasformismo in politica. Occorre fare un grande sforzo per ricostruire tutti i suoi cambi di casacca: prima mastelliano, poi di Zinzi padre, poi per un breve periodo di Zinzi figlio, poi del Pd corrente Graziano, oggi dicono di Magliocca, anche se questa definizione noi non la sposiamo mai, visto che per essere “di Magliocca” bisogna essere prima di tutto di Giovanni Zannini, di cui Magliocca è un attendente di campo. .
L’Arco ha sempre evitato di candidarsi a sindaco, non avendo la certezza di essere eletto. Ha preferito, dunque, muoversi sempre dietro alle quinte perché da lì avrebbe potuto, diciamo così, collocarsi nella più conveniente, per lui, posizione, quella in grado di garantirgli lucrosi posti di sotto-governo.
Per cui, il nome che si fa come candidato sindaco della lista di Zannini, Magliocca e L’Arco è quella di un tenente colonnello.
Detta così, sembra una cosa molto autorevole, ma questa caratteristica perde, a nostro avviso, ripetiamo a nostro avviso, molto della sua cifra nel momento in cui si parla di un tenente colonnello dell’esercito. Poi, per carità, Fabrizio De Pasquale è uno statista, un uomo di grande rilievo morale e figuriamoci se Casertace non glielo riconoscerebbe.
Il nome della lista più vicina a Zinzi, quella in cui profonderebbe direttamente se deciderà di candidarsi al consiglio comunale, o indirettamente qualora decidesse il contrario, l’ex sindaco Salvatore Martiello, sarebbe quello di Claudio Romagnoli.
Resta aperto anche il rebus dell’ex sindaco Antonio Merola. Lui vorrebbe candidarsi, ma la condizione di oggi è un po’ diversa da quella delle scorse elezioni, visto che il processo penale che lo riguarda sugli appalti di Eco 4 e sulle presunte commistioni tra politica e camorra è arrivato alle battute decisive, con il Pm Alessandro Milita, a suo tempo titolare dell’indagine quando operava alla Dda, ha chiesto nella sua requisitoria la condanna a 4 anni e mezzo di reclusione per Merola.
Questi, naturalmente, resta candidabilissimo, dato che la sentenza dovrebbe venir fuori a gennaio.
Bisognerà capire, però, se l’ex sindaco riterrà opportuno scendere in campo anche perché i reati a lui ascritti dalla pubblica accusa rientrano tra quelli elencati nella legge Severino, per i quali scatta la sospensione da sindaco o da altra carica politica e burocratica già a partire dal verdetto di primo grado.
Sembra ancora sentirsi in campo anche Salvatore Piccolo fu Luigi, cugino e omonimo dell’ex sindaco, ma su questo non abbiamo ancora raccolto notizie dirimenti.
Una chiosa per i non addetti ai lavori: solo i Comuni oggetto di scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata o anche “semplice” possono votare, in Italia, al di fuori del cosiddetto election day, fissato tra il 15 aprile e il 15 giugno e derogato solo nel periodo Covid. La scadenza dei due anni che rappresentano il tempo massimo che una commissione straordinaria può rimanere in carica si configura, infatti, come un fatto inderogabile che necessita l’immediata restituzione al popolo sovrano del potere elettivo.