CAMORRA E GRANDI APPALTI (TRUCCATI). Una mazzetta da 100mila all’ingegnere Claudio Valentino, dopo l’accordo tra CLAN DEI CASALESI e clan Puca di Sant’Antimo per i lavori di……

11 Giugno 2020 - 11:31

Ecco qua che la costruzione logica su cui si basa un’altra ordinanza, cioè quella denominata La Contessa, imperniata sulla figura dell’imprenditore di Giugliano Salvatore Sestile, trova un riscontro che mette in discussione la decisione del gip che se ne occupò di vanificarla completamente

 

CASERTA(g.g.) In qualche modo, anzi in un modo ben preciso, cioè attraverso la formulazione di due solidi capi di imputazione provvisori riguardanti una gara truccata, l’ennesima, al comune di Sant’Antimo, l’ordinanza eseguita l’altra mattina con l’arresto di 59 persone tutte a vario titolo componenti e collegate ai clan di Sant’Antimo, riabilita, non certo ai nostri occhi, cioè agli occhi di chi molto ha scritto e altrettanto ha dimostrato sulla validità di quell’atto giudiziario, quella che abbiamo definito La Contessa.

Sapete chi fa capolino da indagati a piede libero tra i 103 complessivamente inquisiti dal tribunale di Napoli, in riscontro all’istanza presentata dalla dda del capoluogo partenopeo? due vecchie conoscenze di CasertaCe. Due protagonisti dell’ordinanza La Contessa, due elementi fortemente legati al clan dei casalesi: i signori Luigi Schiavone dell’omonima e nota famiglia e Domenico Concilio, imprenditore di Casal di Principe, colui che chiede e ottiene il permesso a costruire per il supermercato Lidl di Villaricca che oggi opera tranquillamente dopo che è risultato ampiamente acclarato che la procedura adottata dal comune di Villaricca è stata smaccatamente irregolare.

Ma la gip dell’ordinanza La Contessa Ludovica Mancini ha ritenuto che non ci fossero quei gravi indizi di colpevolezza che giustificassero l’adozione di misure cautelari anche su questa particolare vicenda, tra le più importanti, dell’inchiesta La Contessa svolta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta.

E invece, Luigi Schiavone e Domenico Concilio, facevano coppia fissa. L’avevano fatto a Villaricca, quando i casalesi si erano mossi affinchè Salvatore Sestile, patron del mega ristorante per cerimonie La Contessa e cerniera tra gli Schiavone con cui si era imparentato dopo il matrimonio di Antonio Schiavone, fratello di Francesco Schiavone Sandokan, cioè non uno qualsiasi, e sua figlia, e l’ancora potentissimo clan Mallardo di Giugliano.

Noi che abbiamo letto quel racconto e abbiamo poi letto anche quest’altro racconto, possiamo dire tranquillamente che il metodo è lo stesso. A Sant’Antimo forse, è ancora più semplice, perchè mentre a Villaricca, nell’ambito dell’amministrazione comunale e delle burocrazie ad essa associate, Concilio, Luigi Schiavone e in quel caso Nicola Panaro Camardone, incontrano difficoltà a focalizzare il target cioè a individuare chi deve mettere nero su bianco quel permesso a costruire, spinto magari dai clan locali in un accordo un pò complicato dalla presenza di troppi personaggi dentro a quell’affare, a Sant’Antimo è tutto più semplice. Lì c’è uno che non si capisce se è più consigliere comunale che camorrista o più camorrista che consigliere comunale. Non è casuale che Francesco Di Lorenzo, dopo che dell’affare si era interessante anche Antimo Petito, definisca il pacchetto con Luigi Schiavone e Concilio affinchè quest’ultimo si aggiudichi la gara di recupero e razionalizzazione di alcuni immobili di edilizia residenziale pubblica ubicati in via Solimena, edifici A-B-C-D, come espressamente è scritto nei capi di imputazione provvisori 36 e 37.

Lavori importanti e lucrosi, se è vero com’è vero, o almeno come la dda sostiene, che per l’operazione viene pattuita una tangente di ben 100mila euro. 40mila cioè un acconto della stessa, vengono consegnati in diverse soluzioni al “solito” Claudio Valentino. A occuparsi della consegna naturalmente Antimo Petito e Francesco Di Lorenzo che negli uffici del comune di Sant’Antimo si trovava abitualmente in quanto consigliere comunale.

L’unica cosa che non si comprende bene è se il resto della tangente da 100mila euro fu o meno pagata e, in caso affermativo, se anche questa restante somma finì nelle tasche di Claudio Valentino, il quale da capo dell’ufficio tecnico, da presidente della commissione di gara e chi più ne ha più ne metta, era l’anello decisivo per l’aggiudicazione o se al contrario i 60mila euro finirono in tutto o in parte nelle tasche del clan Puca di cui Di Lorenzo era importante esponente.

Insomma, il metodo del Lidl di Villaricca si ripropone e Sant’Antimo, dove le cose procedono lisce perchè nel momento in cui viene chiusa la trattativa di camorra tra il clan dei casalesi che vuole fare l’affare, con il supporto di Pietro Ciccarelli e Michele Battista, attraverso l’impiego di due società, CoGe Appalti srl e Gioma srl, e il clan Puca, altro che mala burocrazia, al comune dei Cesaro le pratiche cominciavano a galoppare con grande velocità perchè non c’era un solo terminale, un solo ganglo nel percorso della procedura amministrativa che non fosse sotto lo stretto controllo della camorra locale.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA