I rampolli dei boss si danno alla droga. Il figlio di Giuseppe Caterino “Peppinotto” tace nell’interrogatorio di garanzia e si avvale della facoltà di non rispondere

8 Luglio 2020 - 17:00

CASAL DI PRINCIPE (t.p.) – Fanno scena muta agli interrogatori di garanzia, dinanzi al gip Giovanna Cervo, i componenti dell’organizzazione dedita allo spaccio di droga targata clan dei Casalesi, capeggiata da Francesco Caterino, figlio di Giuseppe, noto come ‘peppinotto’, boss della famiglia Schiavone molto vicino al capoclan Francesco Sandokan Schiavone. 

Si avvalso della facoltà di non rispondere il pupillo del boss, assistito dall’avvocato Emilio Martino. Hanno scelto di non rispondere anche Cristofaro Sparaco, difeso dall’avvocato Paolo Caterino e Cipriano Drappello difeso dall’avvocato Domenico Della Gatta. Domani continueranno gli altri interrogatori: per Armando Petrillo si terrà dinanzi al gup Cervo a Napoli mentre a Modena per rogatoria si terranno quelli di  Adolfo Abatiello e Silvio Petrillo. Secondo le accuse, gestivano le piazze di spaccio nei comuni di Casapesenna, Villa Literno e Casal di Principe dall’asse napoletano dove si andavano a rifornire della droga. L’indagine, coordinata dalla Dda di Napoli, ha portato alla luce l’esistenza di esponenti del clan che investivano guadagni illeciti in Emilia Romagna, e in particolare nella provincia di Modena.